Messaggio su WhatsApp, madre e figlia si presentano alla Polizia

Le presunte autrici del messaggio su Whatsapp che lanciava allarmi di terrorismo ritenuti infondati dalle autorità, si sono presentate spontaneamente alla Polizia Postale alle 22:00 del 20 novembre, secondo la pagina Facebook della Polizia di Stato.

Secondo la ricostruzione, la donna, impaurita dalla minaccia Isis, avrebbe inventato la storia per convincere la figlia a non andare la sera in centro e nei luoghi principali di divertimento. La registrazione della telefonata circolata sui social consisteva in una conversazione tra la donna (identificata come ‘Roby’ nel precedente articolo di Epoch Times) e un’amica della figlia (di nome ‘Bea’). Probabilmente quest’ultima, o la figlia, hanno registrato la conversazione.

La madre si difende dall’accusa di procurato allarme dicendo che il suo era semplicemente un messaggio rivolto alla figlia (identificata come ‘donna A’ nel precedente articolo) che non intendeva diffondere. Tuttavia nella conversazione, la donna invita l’amica della figlia a fare passaparola.

Secondo la Polizia, la figlia avrebbe partecipato a scuola a un corso promosso dalla Polizia, in cui si è parlato della «bufala» della registrazione. Alché si è spaventata e l’ha fatto presente alla madre. In seguito, si sono presentate alla Polizia.
Le loro deposizioni – scrive su Facebook la Polizia di Stato – saranno trasmesse all’autorità giudiziaria.

Non è chiaro perché la Polizia di Stato definisse fin da subito la telefonata come un colloquio tra madre e figlia, dal momento che nella registrazione circolata sui media, la figlia dice solo poche parole all’inizio, insufficienti a identificarla come tale. È possibile che la registrazione circolata su Whatsapp contenesse anche un messaggio di testo esplicativo, non circolato sui media.

 

(messaggio che gira su Whatsapp e che il governo denuncia come bufala)

Posted by Kkkkkk on Venerdì 20 novembre 2015

 
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