Massacro di Orlando, ISIS o folle invasato?

L’FBI ha preso in carico il caso dell’uomo armato responsabile di una delle peggiori sparatorie nella storia degli Stati Uniti, ma non sembra confermare in maniera inequivocabile quanto divulgato, domenica mattina subito dopo il massacro, dalle autorità locali e dagli agenti.

Gli investigatori, infatti, avevano dichiarato a NBC News che, subito dopo la telefonata al 911 (che era stata classificata come ‘terrorismo interno’) a cui è seguito il massacro di 50 persone nel nightclub di Orlando in Florida, avevano avuto il sospetto che Omar Mateen avesse fatto un patto con i leader dello Stato Islamico ISIS (o ISIL). 

Adam Schiff (D-Calif.), esponente del Partito Democratico incaricato del House Intelligence Committee ha dichiarato alla CNN: «Quello che abbiamo sentito questa mattina dal Dipartimento di sicurezza interna (Department of Homeland Security, ndt) è stato che, secondo la polizia locale, Mateen si è alleato con l’ISIL». Non ha menzionato tuttavia la chiamata al 911. Ha aggiunto inoltre: «Mi è stato riferito, di seconda mano ovviamente, che è stato sentito pregare in lingua straniera, e non so se questo sia accaduto durante la sparatoria… ma è in sostanza quello che ho sentito dalla polizia locale».

Il giornale Vocativ ha riportato che l’ISIS Amaq News Agency ha ufficialmente rivendicato l’attacco di Orlando affermando: «Un soldato dello Stato Islamico ha condotto l’attacco». I sostenitori dell’ISIS hanno celebrato l’evento sui social media, ma l’ISIS deve ancora rivendicare in maniera ufficiale l’attacco. Tuttavia i partecipanti ai webforum dell’ISIS sono felici e ripetono frasi del tipo: «Ehi America non potrai dormire tranquilla, neanche chiudere un occhio, finché ci saranno i Mujahedeen!»

L’FBI sta indagando su Mateen e sulle sue dichiarazione di tre anni fa a sostegno della propaganda islamica radicale.

Peter King (R-NY), presidente del Consiglio di sicurezza interna (House Committee on Homeland Security, ndt), ha dichiarato al New York Daily News: «Era sotto sorveglianza da parte dell’FBI, ma non sembrava essere un terrorista».

I documenti mostrano che si era sposato nel 2009 a Port St. Lucie in Florida e la sua famiglia ha raccontato all’NBC che ha un figlio di tre anni.

Il padre, il signor Seddique, ha dichiarato: «Porgiamo le nostre più profonde scuse per questo incidente, ma non potevamo neanche immaginare cosa stesse per fare! Siamo in stato di shock come l’intera nazione». Ha aggiunto che secondo lui non ha agito spinto da una motivazione religiosa.

Mustafa Abasin, l’uomo che ha risposto al telefono dalla casa di residenza di Mateen, ha dichiarato invece: «Siamo scioccati e molto tristi».

Alan Grayson, rappresentante democratico della Florida, ha osservato: «Sembra che l’attacco non avesse una motivazione ideologica. Non ci sono connessioni tra l’ora e il luogo in cui è accaduto; dovremmo consideralo solo come un terribile e odioso crimine personale».

Secondo la NBC lo sceriffo di Orange County, Jerry Demings, ha affermato che la sparatoria «può sicuramente essere classificata come terrorismo interno». L’agente speciale Danny Banks del Dipartimento di pubblica sicurezza della Florida ha aggiunto che: «le autorità stanno indagando se vi siano coinvolti gruppi terroristici internazionali o se la sparatoria è il frutto di un lupo solitario».

John Mina, capo della polizia di Orlando, ha precisato che Mateen verso le due di notte, prima di entrare nel nightclub e prendere ostaggi, aveva sparato a un agente di polizia di servizio al Pulse Club (nel quale c’erano più di trecento persone). Mateen è stato colpito a morte circa tre ore dopo. 

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