La più potente medicina naturale? La luce solare

Quando si parla di migliorare il benessere e la salute, solitamente vengono in mente l’alimentazione e il movimento, due fattori certamente utili. Eppure sembra mancare qualcosa: oggigiorno l’uomo moderno, tra tecnologia e stili di vita poco naturali, ha infatti dimenticato che esiste una medicina naturale a costo zero, inesauribile e molto potente: la luce solare.

Da anni Fabio Marchesi, ricercatore italiano, inventore e autore di libri, sta divulgando i benefici della corretta esposizione alla luce del sole, arrivando a diffondere le sue conoscenze alle Nazioni Unite, in qualità di consulente esterno. Epoch Times ha colto l’opportunità di intervistarlo per approfondire i benefici della luce solare e conoscere la sua visione globale sul tema della salute.

Signor Marchesi, l’uomo moderno da qualche secolo vive e lavora in un contesto di luce artificiale, a differenza di una volta dove viveva molto di più all’aria aperta. Questo grosso cambiamento, quali vantaggi e svantaggi ha portato?  

Diciamo che è da circa un secolo che l’elettricità ha cominciato a essere distribuita, dall’invenzione della lampadina. Quindi è solo da un secolo che l’uomo ha a che fare con la luce artificiale: non è tantissimo. In tutta la nostra storia evolutiva, milioni di anni, abbiamo sempre avuto un rapporto diretto con la luce solare, semplicemente perché se non c’era luce l’uomo non vedeva e non poteva svolgere le sue attività. Per cui la nostra fisiologia si è evoluta grazie alla luce del sole. Noi siamo in realtà sistemi biologici che funzionano a luce solare: questa è la base di partenza.
Poi, da quando è stata inventata la lampadina elettrica, l’uomo si è reso indipendente dalla luce solare, questo anche per i ritmi e per il lavoro. Pertanto, all’inizio è stata una conquista straordinaria; però non si sono considerati gli effetti della luce solare rispetto a quella artificiale sulla natura umana. Per questo motivo, oggigiorno l’uomo sta vivendo gli effetti devastanti di questa mancanza di esposizione alla luce solare.

L’effetto fondamentale è che noi esseri umani, a differenza dei pesci che non sono raggiunti dalla luce solare e sono in grado di produrre vitamina D, abbiamo bisogno della luce solare per produrre questa vitamina. Un tempo si credeva che la vitamina D servisse solo per fissare il calcio, ma più avanti si è scoperto che si comporta come un ormone e ha un ruolo determinante nel gestire tutti i sistemi metabolici dell’organismo.
Perciò, il primo effetto della mancata esposizione alla luce solare è il crollo dello stato emotivo: la gente è automaticamente meno felice rispetto a quanto lo sarebbe se fosse esposta alla luce solare. E non se ne accorge, questo è il problema; una persona che si ritrova a essere infelice attribuisce sempre le responsabilità al lavoro e ad altro, ma non si accorge che in realtà è proprio il rapporto con la luce solare la base fondamentale per avere uno stato emotivo sufficiente allo scopo di avere una vita piacevole. Tant’è vero che nelle statistiche dei suicidi per depressione, si nota per esempio che in Europa esiste una distribuzione direttamente proporzionata a quanta luce c’è: più ci si avvicina all’equatore, meno suicidi vengono commessi per depressione.
Poi, esistono una vasta gamma di effetti collaterali della mancanza della luce solare – che sono devastanti – su cui l’industria farmaceutica ha costruito dei business colossali. I più grandi fatturati delle industrie farmaceutiche derivano proprio dall’aver demonizzato la luce solare e aver fatto credere a tutti che fa male, riducendo così ulteriormente l’esposizione della gente.

Quando una persona si espone alla luce del sole, dobbiamo considerare che la pelle è un organo che ha delle funzioni e non serve solo a proteggere il corpo; possiamo considerarla come un pannello solare. La nostra pelle funziona da trasmutatore: riceve la luce solare, tra cui gli ultravioletti e l’energia degli ultravioletti viene utilizzata dall’organismo per la trasformazione di sostanze.
Il processo fondamentale è la trasformazione del colesterolo in vitamina D, in testosterone e in ormone della crescita. Pertanto, vitamina D, testosterone e ormone della crescita possono essere prodotti dall’organismo grazie all’esposizione alla luce solare. Quando una persona non si espone più alla luce solare o lo fa raramente, l’effetto immediato è la riduzione della vitamina D e l’alterazione dello stato emotivo, del sonno, disturbi metabolici tra cui il sovrappeso e riduzione del testosterone; per cui tutti gli uomini sperimentano gli effetti collaterali negativi dovuti a questa riduzione.

Quali sono questi effetti collaterali?

Per il maschio il testosterone è fondamentale per la vitalità, la creatività, l’energia, la voglia di fare, la forza fisica, la prosperità e anche per la vitalità sessuale. La caratteristica del maschio vincente è un livello di testosterone adeguato. Consideri che negli ultimi 60 anni, il livello di testosterone medio nell’uomo si è ridotto mediamente dell’85 per cento, è impressionante! Sessant’anni fa, se un uomo si faceva le analisi del testosterone e aveva un livello di 8 millimoli, veniva considerato in deficit, poiché il valore medio una volta era di 12,5. Oggi, se una persona si fa le analisi del testosterone e presenta un valore pari a 2 viene considerato nella norma, poiché il valore minimo è stato abbassato a 1,5.

C’è proprio un cambiamento radicale e queste differenze si notano subito. Nel mio libro La luce che cura cito tutti i riferimenti bibliografici. Se una persona si fa anche solo un’ora di un ‘bagno’ di luce solare, se effettua l’analisi del colesterolo e del testosterone prima e dopo, si vede che il primo automaticamente si abbassa, mentre il secondo si alza poiché la pelle fa da convertitore; l’energia del sole, in particolare gli ultravioletti Uvb, permettono al corpo di fare questa trasformazione.

Il colesterolo è il più grosso business nella storia dell’umanità dal punto di vista farmacologico. Questo perché il fegato produce colesterolo, che serve per le membrane cellulari e a livello metabolico.

Tra l’altro dal colesterolo si produce il testosterone

Esatto. Il colesterolo serve sia per le membrane cellulari come lubrificante, ma soprattutto come substrato, come sostanza di partenza per produrre testosterone, ormone della crescita e vitamina D. Quindi quando una persona va sotto il sole, si alza il testosterone, l’ormone della crescita e la vitamina D e si abbassa il colesterolo. Consideri che le statine sono una famiglia di farmaci che impediscono al fegato di produrre colesterolo. L’essere umano, come fisiologia è un erbivoro non ruminante e quindi dovrebbe nutrirsi di vegetali. Ma i vegetali non hanno colesterolo e quindi il fegato produce il colesterolo che ci serve. Questo colesterolo viene trasformato dalla luce solare in sostanze molto preziose.

Siamo «erbivori non ruminanti»?…

Esatto. Se noi confrontiamo l’apparato digerente dell’essere umano con quello per esempio di tutti i primati, che sono anche loro erbivori non ruminanti, e facendo il paragone con l’apparato digerente di un onnivoro o di un carnivoro, si può osservare che l’uomo non è né onnivoro né carnivoro. Questo lo si vede anche dal ph della bocca e dalla lunghezza dell’intestino. Ci sono tutta una serie di elementi che caratterizzano gli erbivori, i carnivori e gli onnivori. Noi in realtà siamo erbivori e lo dimostra il nostro sistema endocrino. Ad esempio, gli animali carnivori producono vitamina C grazie al loro fegato. L’uomo non produce vitamina C poiché siamo progettati per nutrirci di vegetali che sono ricchi di vitamina C, quindi la nostra evoluzione non ha previsto che noi sintetizzassimo questa vitamina. Esistono proprio delle caratteristiche che ci identificano in questo.

Tornando a prima, a livello sociale si è detto a tutti di non stare al Sole. Se una persona ha un fegato che produce colesterolo grazie all’esposizione al Sole, sarebbe perfetto e funzionerebbe perfettamente poiché quel colesterolo viene usato dall’organismo. Se invece non si sta al Sole, il colesterolo prodotto dal fegato non solo viene utilizzato poco, ma a quel colesterolo si deve aggiungere quello che una persona attinge quando mangia carne. Noi non dovremmo mangiare carne; assumerla fa introdurre nell’organismo il colesterolo prodotto dall’animale che si mangia.
La cosa paradossale è che ci sono milioni di individui nel mondo che assumono farmaci per impedire al loro fegato di produrre colesterolo, poi però mangiano animali che contengono colesterolo; quindi il corpo di queste persone deve utilizzare per esempio il colesterolo del maiale per produrre le membrane cellulari, dal momento che il fegato non lo produce più.

Questi sono dei dettagli, ma la sostanza è che se si controlla il fatturato dei farmaci per ridurre il colesterolo nel mondo, ci si spaventa degli interessi che ci sono dietro. Più si fa credere alle persone che il sole fa male, più si toglie l’ultravioletto dalla luce artificiale, più il colesterolo si alza e più la gente sta male; in cambio vengono venduti maggiormente questo tipo di farmaci.

Questo meccanismo potrebbe alimentare il settore della vendita delle carni?

Sì, perché è un’alimentazione che determina degli squilibri ormonali che vengono sfruttati vantaggiosamente dall’industria farmaceutica. Invece di dire alla gente “Non mangiate cadaveri”, gli si somministra il farmaco per ridurre il colesterolo. C’è un discorso un po’ più complesso, diciamo che le industrie sono opportuniste e quindi vanno ad agire dove hanno dei vantaggi. Far credere a tutti che il sole faccia male, determina dei fatturati pazzeschi a questa industria.

Fino a vent’anni fa, nel mondo veniva diffusa a livello massivo l’idea della nocività del sole, che fa venire i tumori – è stato fatto un po’ di terrorismo. Da lì è nata un’industria potentissima che è quella delle creme solari protettive e sono nate industrie potentissime di farmaci creati apposta per compensare e minimizzare i sintomi dei danni dovuti a una mancanza di esposizione alla luce solare. Negli ultimi anni sono state pubblicate tantissime ricerche, dove è stato invece dimostrato che noi abbiamo bisogno della luce solare – è indispensabile – ogni giorno escono nuove scoperte dell’importanza della vitamina D.
Io per esempio mi si sono concentrato soprattutto nel provare la correlazione tra la carenza di vitamina D e il sovrappeso adiposo e questo ha dato origine all’Infrafit, un apparecchio che ho brevettato per la stimolazione del metabolismo. Un fatto strano è che il Paese dove si verifica la massima incidenza di obesità è l’Arabia Saudita e non gli Usa. Come mai? Perché queste persone sono tutte in deficit di vitamina D; evolutivamente hanno sempre sofferto il sole, lo evitano più che possono. Le donne sono sempre coperte dal nero per motivi religiosi e quando sono in casa non hanno le lampadine all’ultravioletto. Hanno tutti il metabolismo devastato per carenza di vitamina D; al sole non si espongono mai perché ne hanno sempre avuto tantissimo – sono aspetti culturali.

Tra l’altro, quando mi intervistavano quindici anni fa sulle mie ricerche riguardanti i benefici della luce solare, immancabilmente nell’articolo compariva per esempio il dermatologo che consigliava di mettere le creme protettive. Erano cose tabù, i giornali e la televisione dicevano sempre di proteggersi, che il sole faceva male e che poteva far venire i tumori. Io spiegavo invece che non era vero perché tutte le ricerche che cercavano di dimostrare che il Sole faceva venire i tumori erano allucinanti, con torture fatte ad animali che venivano esposti ad dosaggi immani di ultravioletti.

Ho recentemente letto di una ricerca in cui hanno anestetizzato delle scimmie e, dopo aver aperto loro le palpebre con i divaricatori, hanno esposto gli occhi per 16 minuti a lampade allo xenon da 2500 watt con alti livelli di radiazione, concludendo che i raggi ultravioletti fanno male. È una ricerca americana del 1981.

Esatto. Comunque una volta quello che dicevo era talmente in controtendenza che era un tabù. Invece adesso è normale, ormai queste cose si sanno e sta venendo sempre più fuori il fatto che sia stata una montatura.
Il problema della scienza è che quando tutti decidono di convincersi di una cosa e di dirla a tutti, se poi ci si accorge di essersi sbagliati non lo dicono perché hanno paura di perdere credibilità.
Su Scientific American di 5/6 anni fa era uscito un articolo in copertina dal titolo Why sunshine is good for you e why doctors don’t want you to know [Perché il sole fa bene e perché i medici non vogliono farvelo sapere, ndr] che poi ho ripreso come titolo in un mio libro. Perché i medici non vogliono che la gente sappia che il sole fa bene? Perché i medici sono ormai rappresentanti di aziende farmaceutiche e sanno che più fanno evitare il sole ai loro pazienti, più questi consumano farmaci. È tremendo, ma soprattutto la questione fondamentale della classe medica è che avendo sostenuto per decenni che il sole fa male, dire adesso che si sono sbagliati e che esistono degli studi e ricerche in cui si vede invece che l’uomo ha bisogno del sole (come dell’acqua e dell’aria) è una cosa che preferiscono non dire: non vogliono rischiare di perdere credibilità. La scienza ha comunque una credibilità ed è basata sul fatto che fa credere che quello che dice a tutti sia vero. Quando invece si scopre che ci sono interessi e che le cose non sono vere, quella credibilità può essere a rischio.

Prima ha detto che la pelle è un trasmutatore. Mi è venuto in mente un paragone: la pelle è come le foglie delle piante.

Esatto. Bravo, nella foglia avviene la fotosintesi clorofilliana grazie alla luce solare. La foglia è come un pannello solare, riceve la luce del sole – i fotoni – e riesce a realizzare questa straordinaria trasformazione, da sostanze inorganiche a sostanze organiche. Questo avviene grazie alla magia della luce del sole. Noi allo stesso modo abbiamo una pelle che trasmuta il colesterolo in vitamina D, in ormone della crescita e in testosterone e questo processo di trasformazione è fondamentale per il corpo. L’ho detto ripetutamente: la luce solare è indispensabile come l’aria che respiriamo e come l’acqua che beviamo. Non si può farne a meno, in caso contrario si pagano delle conseguenze che sono innanzitutto l’infelicità, e poi l’alterazione del metabolismo con tendenza a sovrappeso e alterazione dei sistemi endocrini in quanto regolati da luce solare (la serotonina e la melatonina che regola il ciclo sonno/veglia).
C’è gente che tutto il giorno è stanca e poi quando va a dormire non riesce, perché la melatonina non è più regolata in base alla luce solare ma funziona casualmente.

Mi sono dato molto da fare dal punto di vista della ricerca per riuscire a trovare delle sorgenti di luce artificiale che fossero compatibili con la vita, che fossero capaci di produrre uno spettro completo come quello della luce solare. Il problema è che l’ultravioletto è stato proprio bandito: per vendere una lampada a ultravioletti ci vuole la prescrizione medica e quindi il mercato di lampade che possano fare bene è stato proprio ‘ucciso’, in Italia in particolare.

Non sono vendute in Italia?

No, sono ostacolate tantissimo. Se una persona vuole delle lampade che riproducano la luce solare, deve andare nei negozi di pesci dove vendono gli acquari. Ai pesci se viene data la luce sbagliata muoiono. Le uniche lampade che riproducono la luce solare sono quelle per i pesci, le tartarughe e i rettili, poiché hanno bisogno di ultravioletti, soprattutto i rettili. O comunque queste lampade devono avere uno spettro compatibile con la vita. Se in un angolo un po’ buio si mette per esempio una qualsiasi pianta illuminata da una lampadina normale, muore; se si posiziona vicino alla finestra la pianta vive. Come mai? Perché la luce artificiale non ha niente a che vedere con quella solare, serve solo per vedere, ma le mancano molte lunghezze d’onda. Noi non ce ne accorgiamo perché ci sono i nostri occhi che ci permettono di vedere e non capiamo la differenza che esiste tra la luce in casa e quella fuori, ma è abissale.

Per esempio i nostri occhi non vedono i raggi Uv e i raggi infrarossi

Infatti e non vediamo le onde che servono al nostro corpo. Nel mio libro La luce che cura ho fatto tutti i confronti tra lo spettro del sole e quello delle varie lampadine: si vede che sono diversi. Però, la cosa che un po’ mi dispiace è che sono consapevole di quanti benefici si ottengano dagli anziani ai giovani – nessuno è invece consapevole dei benefici che si possono avere stando alla luce del sole. Si pensa invece che si debbano fare cose strane, come per esempio palestra e dieta. Ma bastano quaranta minuti al giorno al sole per far beneficiare il metabolismo, il sistema immunitario e lo stato emotivo: tutto migliora. È veramente incredibile quanto faccia bene la luce del sole, ed è veramente incredibile come si sia riusciti fino a oggi a tenere nascosta questa cosa alla gente.

Qual è l’esposizione ideale in termini di quantità e qualità? Per qualità intendo se esistono ore migliori, se deve esserci il sole o se è necessario semplicemente stare all’aria aperta anche con le nuvole e se occorre avere parti del corpo scoperte oppure no, cosa che in inverno diventa problematica.

È semplicissimo. Noi dobbiamo considerare la pelle, che realizza la trasformazione. Bisogna sempre cercare di esporre più pelle possibile alla luce del sole, che sia estate o inverno. Io come indicazione dico 40 minuti al giorno (ovviamente generalizzando perché questa cosa dipende dal soggetto) cercando di esporre alla luce del sole il viso, il collo e un po’ le braccia. Poi, chiaramente se una persona lo fa dal terrazzo di casa sua, può scoprire più pelle. Questo serve per produrre il dosaggio minimo giornaliero di vitamina D.

Aggiungo, per tutti quelli che pensano che il sole faccia venire le rughe, che è meglio esporre le parti di pelle che normalmente non sono esposte al sole. Ad esempio tutta la pelle del nostro corpo è come le foglie di un albero, è in grado di fare questa trasformazione. Il problema è che si è sempre coperti, con solo le mani e la faccia esposte; è come se di 20 metri quadrati di pelle a disposizione per produrre vitamina D, facciamo sempre lavorare i soliti venti centimetri quadrati, come se le guancie dovessero fare il lavoro per tutto il corpo. Per questo consiglio di fare anche lampade abbronzanti, di farle regolarmente. Per cui, che sia estate o inverno non importa; è bene stare almeno quaranta minuti al giorno all’aperto alla luce del sole, esponendo più superficie corporea possibile, compatibilmente all’ambiente. È fondamentale non indossare occhiali da vista o da sole, perché la qualità della luce che raggiunge gli occhi è importante.

Quindi anche gli occhiali da vista è meglio non indossarli quando si fa un bagno di sole?

Esatto, anche perché per legge è stato reso obbligatorio il filtro anti-Uv. Ma i raggi Uv devono entrare anche negli occhi. Poi ecco un’altra indicazione: la componente dello spettro che è più salutare è proprio quella invisibile. Anche quando è nuvoloso o piove ci sono comunque gli ultravioletti nella luce. Invece al coperto a casa, in ufficio oppure in macchina non c’è ultravioletto in quanto i vetri lo bloccano.

Questi raggi possono attraversare i vestiti leggeri?

No. Pensi che il vetro delle finestre li attenua dell’80 per cento e se si è all’ombra la riduzione è drammatica. È chiaro che se mi metto una maglietta di lino bianca sottilissima qualcosa passa, ma io cerco sempre di evitare dei filtri.

Esistono ore migliori?

Dipendono da come si è. Quello che bisogna evitare sono i cambiamenti bruschi. Per fare un esempio, se è una persona è stata sei mesi in casa, ufficio e macchina senza stare all’ultravioletto, se decide di andare al mare stando sotto il sole dalle 11 alle 3, questo non va bene. Bisogna considerare che il corpo necessita di un’esposizione quotidiana, come facevano i nostri antenati che stavano al sole tutto il giorno. Porto spesso questo esempio: se ai bambini dell’Africa, che muoiono di fame, si fa mangiare un primo, secondo, contorno, dolce, frutta, formaggio e caffè, queste persone muoiono. Il risultato della sperimentazione sarebbe che il cibo fa male. Ovviamente non è vero che il cibo fa male, piuttosto a una persona che è a digiuno, che da anni non mangia, si da una ciotolina di riso in bianco e gli si fa riattivare l’apparato digerente.

Per cui se uno si espone tutti i giorni alla luce del sole, può andare a qualunque ora voglia poiché il corpo è preparato a gestire alti dosaggi di ultravioletti. Se invece ci si espone una volta ogni tanto, in quel caso deve ovviamente evitare le ore di picco. Ma questo dipende solo dall’individuo. Per esempio quando si va al mare, nei primi 3-4 giorni io dico di stare sotto l’ombrellone, che tanto si è comunque in costume e muovendosi si prende tanta luce. Per cui quando il corpo comincia a essere abbronzato, si può cominciare  a stare al sole tutto il giorno e non fa male. Comunque per arrivare a sopportare alti dosaggi di ultravioletti, bisogna arrivarci progressivamente; a quel punto il corpo può gestire qualsiasi dosaggio.

Tra l’altro, la cosa interessante è che l’abbronzatura è l’effetto di autoregolazione del corpo sulla produzione di vitamina D. Più la pelle è abbronzata, più sole serve per produrne la stessa quantità. È come se il corpo nel momento in cui produce la vitamina D che gli serve riduce la produzione, ossia l’efficacia con cui la pelle la produce, per autoregolarsi. Quindi quando una persona è abbronzata, vuol dire che c’è abbondanza di vitamina D ed è una reazione naturale del corpo. Pensi che le persone che soffrono di più da carenza di luce solare sono i neri che dall’Africa si sono trasferiti in Paesi dove non stanno più alla luce del sole. Un individuo di pelle nera deve stare anche 10-15 volte in più rispetto a un bianco per produrre la stessa quantità di vitamina D perché si sono evoluti in climi tropicali dove il sole picchiava dal mattino alla sera: hanno la pelle nera perché non gli serve produrre tutta quella vitamina D e quel testosterone.

Una pelle abbronzata è una pelle più sana, più vitale, più brillante; poi è chiaro che se uno fa una vita infelice, mangia male, è sedentario e intossicato e ogni tanto va al mare, magari a gennaio e sta al sole tropicale delle Maldive otto ore al giorno, si fa del male per lo stesso ragionamento di prima. Va tutto visto in un contesto di stile di vita in generale, come la frutta, la verdura, il movimento, la felicità – va visto in un’ottica di globalità. Il concetto fondamentale è proprio partire dal presupposto che i nostri corpi funzionano a luce solare. Questa è la base di partenza.

Quando si mangia una pesca, che si può considerare un accumulatore di luce solare, si mangia l’energia del sole. Il problema di base è che noi viviamo in una società competitiva, ma la biologia e la natura non funzionano in modo competitivo ma cooperativo; sono approcci completamente diversi. Il concetto è che ognuno di noi ha una propria natura; invece di stare ad ascoltare gli esperti in televisione, una persona dovrebbe imparare a rispettare, a intuire, a percepire la propria natura. Basti pensare per esempio ai milioni di persone che in estate vanno con il lettino in spiaggia, viene da chiedersi il motivo per cui lo facciano. Si giustifica dicendo che lo si fa per l’abbronzatura, ma in realtà si fa perché si sta bene, una persona si accorge che quando sta al sole sta bene.

Si dice che un raggio di sole cambi la giornata.

Certamente. Una persona potrebbe dire ‘eh si, figurati’, ma questo si può spiegare a livello ormonale. La luce del sole abbassa la melatonina; quando si sveglia, si alza la serotonina, si alza il buon umore e aumenta l’energia per affrontare la giornata. Il corpo viene messo in moto dalla luce del mattino, che è completamente diversa dalla luce del sole del tramonto; lo spettro solare del mattino rispetto a quello della sera è completamente diverso a livello di effetto ormonale. Quello serale stimola la melatonina e predispone al sonno, quello del mattino dà invece la carica. Nessuno sa queste cose ed è gratis.

Potrebbe essere un metodo naturale dormire con le tapparelle alzate e, quando arriva l’alba, svegliarsi grazie alla luce del sole.

Si, infatti.

Ma questo è poco applicabile per l’uomo moderno, che basa il suo ritmo sull’orologio e non sul sole.

Le posso dire per esperienza che le persone che ci tengono, che hanno cura di se stesse e che per esempio hanno letto i miei libri (sono ormai tante persone le persone che hanno seguito le indicazioni che ho dato perché intuitivamente hanno percepito che le cose funzionavano) hanno fornito moltissime testimonianze di benefici straordinari. Una persona magari non lo sa, ma quando è consapevole che con solo quaranta minuti di luce gli cambia la vita non ci crede. Ma quando uno prova, a quel punto i benefici sono talmente grandi che una persona non può più farne a meno.

E a costo zero.

Il problema è quello. Il sole è gratis. La gente vive lamentandosi di problemi e disturbi, ma chiunque può attingerne. È assurdo che queste cose non si sappiano.

Come si può sopperire a questa mancanza di luce negli spazi chiusi?

Come indicazioni dico alle persone di mettere delle lampade dove vive molto, come in ufficio o a casa, che abbiano una luce il più simile possibile a quella solare. Le tecnologie ci sono e sono quelle che vengono usate per fare le lampadine per i pesci e rettili come tartarughe. Personalmente, ho poi inventato una lampada che sia chiama Light4Joy, per la cui ricerca e messa in produzione ho collaborato: è una lampada fluorescente ad ampio spettro, molto simile a quello solare. Per cui va bene anche per le piante e non solo per l’uomo e la qualità della luce migliora enormemente.
Per quanto riguarda gli ultravioletti, bisogna ingegnarsi un po’ di più poiché queste lampade sono state commercialmente ostacolate. Pensi che una lampada chiamata Ultravitalift (la prima versione era stata sviluppata per i militari che stavano all’interno dei sommergibili atomici, che appunto vivendo sott’acqua con la luce artificiale avevano sperimentato molti problemi) era simile al sole, con la presenza anche degli ultravioletti. Ma cinque o sei anni fa, e questo lo cito anche nel mio libro, è arrivata una direttiva del ministero italiano che ne vietava la vendita. Come motivazione era stato detto che l’uso era terapeutico e doveva essere prescritto da un medico. Io, di medici che prescrivono lampade a ultravioletti non ne ho ancora conosciuti, per cui è stato ucciso un mercato di una lampada che fa benissimo, che alza il testosterone, che abbassa il colesterolo, che fa risparmiare molti soldi in farmaci, si ha più vitalità, più energia.
Comunque se una persona cerca, queste lampadine le trova. In questo caso deve andarle a comprare in Svizzera o a San Marino o in Germania dove sono ancora permesse, ma in Italia no.

E quelle per gli acquari dei pesci vanno bene da mettere in casa?

Certo, si va nel negozio dei pesci e trova i tubi al neon per gli acquari e si acquistano da mettere nella camera del proprio figlio o in ufficio.

E sono a spettro completo queste lampadine?

Sì, in particolare quelle per i rettili in cui c’è scritta la percentuale di Uvb che è quello che serve per il testosterone e può essere del 5-10 per cento. Per cui si trovano regolarmente. Una persona può andare in un negozio di acquari e chiedere una lampada ad ampio spettro con Uvb che vengono usate di solito per le tartarughe. Questo perché le tartarughe normalmente muoiono se non si espongono agli ultravioletti e il loro carapace diventa molle. Non possono quindi sopravvivere; per questo motivo ci sono queste lampade il cui spettro è quasi sovrapponibile a quello solare.

Quindi sono anche ottime per l’essere umano.

Esatto.

E rappresenta una soluzione facile ed economica per chi vuole intraprendere un cosiddetto percorso di ‘bagno di luce’ solare negli ambienti artificiali?

Sì.

Qual è la differenza tra una lampadina ad ampio spettro e una a raggi uv? Immagino che in commercio quelle per i rettili siano ad ampio spettro e a raggi uv.

Nelle lampadine normali gli UV non sono presenti, se non in tracce, a meno che sia specificato chiaramente come nelle lampade per rettili. Quando si tratta di lampade con UV può essere presente anche luce visibile ad ampio spettro o non (gli UV non sono visibili).

Quando ha parlato del fatto che si possono scegliere lampadine per i rettili da poter mettere nella propria abitazione o ufficio, può fornire delle specifiche utili ai nostri lettori per sceglierle accuratamente? Ad esempio quali sono i valori minimi di wattaggio e di percentuale di uva e uvb per produrre effetti sulla salute?

Per le sintesi della vitamina D serve che la lampada emetta UVB: in genere si trovano con percentuali di UVB al 5 al 15 per cento.

Inoltre per produrre l’effetto di aumentare la produzione di vitamina D, ormone della crescita e testosterone, esiste una distanza corretta di applicazione della lampadina? Chiedo questo perché magari la lampadina acquistata viene applicata su un alto lampadario a 3 metri di distanza dalla scrivania, con il rischio che il soggetto non riceva un’adeguata quantità di raggi uvb.

Giusta osservazione, poiché l’intensità luminosa cambia notevolmente con la distanza dalla sorgente (è inversamente proporzionale al quadrato della distanza, il che significa che raddoppiando la distanza l’intensità diventa un quarto). Per stimolare la sintesi della vitamina D quotidiana serve esporre la pelle alla luce di una lampadina fluorescente per rettili, ad esempio da 35 W con il 10 per cento di UVB, per indicativamente almeno mezz’ora a 40 centimetri di distanza. Se è più distante l’effetto positivo è minore, ma in ogni caso un po’ di ultravioletti nell’ambiente fanno bene anche  per l’aria che si respira.

Alla luce di quanto ha detto, immagino che l’attività fisica sia meglio farla all’aria aperta.

Esatto, lo stesso allenamento fatto al chiuso o all’aperto, ha degli effetti completamente diversi. I muscoli lavorano sempre, ma l’esposizione alla luce solare conferisce un altro livello di energia.

Forse andrebbe bene la via di mezzo, ossia installare le lampade a raggi Uv nelle palestre.

Infatti è una cosa che ho sempre suggerito. Il problema è che per i locali pubblici ci sono delle leggi rigidissime su come deve essere la luce. Paradossalmente impongono proprio una luce devastante. Invece per mettere delle lampade a ultravioletti in una palestra, si dovrebbe chiedere l’autorizzazione all’Asl.

So che lei era un nuotatore agonista in passato.

Sì. Qualunque sportivo sa che le prestazioni durante le gare che si svolgono d’inverno, sono peggiori rispetto all’estate. Le gare più importanti sono d’estate e si fanno dopo che ci si è allenati all’aperto. Gli atleti d’alto livello sanno che allenarsi alla luce del giorno conferisce una maggiore performance e questo anche durante le competizioni. Poi se si considera che una persona va in palestra magari per dimagrire o per aumentare la massa muscolare, questo dipende soprattutto dal come funziona il metabolismo aerobico e anaerobico.
Quello che attiva di più il metabolismo aerobico è proprio la vitamina D, quindi la luce del sole. Per cui, per dimagrire la luce del sole è fondamentale, ma anche per chi vuole tonificare i muscoli poiché l’ormone della crescita e il testosterone aumentano con la luce del sole. Pertanto, il movimento fatto alla luce del sole è in assoluto la cosa migliore, che è quello che hanno fatto i nostri antenati per milioni di anni. Non ci stiamo inventando niente, stiamo solo cercando di fare le cose per cui l’uomo si è evoluto.

A proposito di luce, lei da anni ha inventato un sistema per il dimagrimento localizzato che si chiama Infrafit. In che cosa consiste?

Faccio una premessa. Quando nuotavo per la nazionale ero programmatore e facevo l’informatico; avevo sviluppato un sistema di analisi della composizione corporea. Ho iniziato le mie ricerche come esperto in analisi della composizione corporea e avevo sviluppato un sistema grazie al quale, prendendo tutte le misure del corpo (pliche e circonferenze), forniva come risultato la quantità di grasso, muscoli, ossa del soggetto e la loro distribuzione. Quando realizzai questo sistema e iniziai a distribuirlo nella società e palestre, scoprii una cosa incredibile (anche se in realtà non lo è): quando si analizza la composizione corporea di una persona e si poi sottopone a una dieta e allenamento, si scopre l’effetto che ha avuto la dieta e l’allenamento. Per gli sportivi questo sistema era prezioso poiché venivano informati del modo in cui il corpo cambiava in base all’allenamento.

Ho fatto questa premessa perché successe una cosa strana; tutti i dietologi che misuravano la composizione corporea prima di una dieta, quando poi veniva rimisurata alla fine della dieta, scoprivano che una persona invece di perdere grasso, perdeva muscoli. Mi sono confrontato con la scelta dell’alimentazione, incidentalmente. Sono partito con l’analisi della composizione corporea e poi mi sono reso conto che la gente mi chiedeva di voler dimagrire. Quando mi sono accorto che le cose non funzionavano (a volte gli allenamenti peggioravano la prestazione invece di migliorarla), ho cercato di trovare un modo per far dimagrire davvero le persone. Siccome ero già appassionato ed esperto in fototerapia, tutte le ricerche che ho fatto sono arrivate a questa scoperta: il movimento fisico a bassa intensità sotto l’azione dei raggi infrarossi determina un innalzamento del metabolismo aerobico.

Esistono persone magre che mangiano tantissimo e non ingrassano, così come esistono persone grasse che, anche se mangiano poco, ingrassano sempre. La differenza è che ci sono persone che hanno il metabolismo aerobico efficiente, ossia quando mangiano producono grasso ma poi lo consumano; altre in cui il metabolismo aerobico non funziona e quindi quando mangiano producono grasso, ma consumano zuccheri.
La tecnologia dell’Infrafit sfrutta i raggi infrarossi che riescono a entrare in profondità nel tessuto adiposo e determina un aumento della temperatura del grasso che a sua volta stimola e attiva, come risposta di adattamento, il metabolismo aerobico. Per cui l’effetto di questa tecnologia è che si verifica un aumento del consumo di grasso da parte del corpo e automaticamente una riduzione del tessuto adiposo, in particolare in quelle aree del corpo che sono esposte alla luce infrarossa.

Nell’Infrafit una persona è sdraiata in posizione orizzontale, per facilitare la circolazione del sangue e fa un movimento [di pedalata, ndr] che non deve essere faticoso ma gentile. L’intensità è limitata, è solo il 15 per cento in più del battito cardiaco che una persona ha a riposo, per cui è piacevole. C’è poi questa azione dei raggi infrarossi che agiscono in profondità su un range particolare che ha proprio la particolarità di entrare in profondità nel corpo, ossia fino a cinque centimetri; raggiunge gli adipociti e ne cambia il loro metabolismo.

Tornando al discorso che facevo prima dei neri che hanno la pelle scura, tutti gli animali che si sono evoluti nei climi caldi, sono tutti magrissimi. Lo stesso animale se messo in un clima freddo, come primo adattamento aumenta lo strato di grasso. Basti pensare ai pinguini, che sono molto grassi poiché vivono a temperature polari. Questo discorso vale anche per gli esseri umani. Per cui chi sta al sole è magro anche perché la luce del sole ha questo effetto. Il grasso è un ostacolo alla termoregolazione del corpo, per cui come risposta di adattamento, maggiore è il caldo meno è vantaggioso essere grasso.

Questa tecnologia si chiama Miact [Marchesi Infrared Adipocytes Catabolism Technology, Tecnologia Marchesi di catabolismo degli adipociti con gli infrarossi, ndr] e l’ho brevettata 15 anni fa; la sua applicazione per eccellenza è nel sistema Infrafit.

Dal momento che la luce solare è composta anche dall’infrarosso, se d’estate una persona cammina d’estate per qualche ora sotto la luce solare intensa che riscalda le gambe, può sperimentare benefici simili a quello dell’Infrafit?

Assolutamente sì, infatti questo consiglio a tutti. Farsi delle belle camminate e respirare è fondamentale poiché il metabolismo aerobico funziona in presenza di ossigeno. Dico questo perché tanta gente non respira. Se una persona è sedentaria, è sufficiente che cammini, se una persona è regolarmente allenata può anche correre. L’importante è muoversi e soprattutto alla luce del sole, i benefici sono fantastici. Nell’Infrafit riesco a far agire i raggi infrarossi in tutte le aree del corpo che interessano, quindi è più avvolgente e si può avere un’azione per esempio solo sull’addome o sulle gambe; ecco il vantaggio di questa macchina.
Se una persona corre all’aperto, il sole si troverà solo di fianco, davanti o dietro al corpo, ma in ogni caso il fatto che questa persona riceva la luce del sole sulla più ampia superficie del corpo in movimento e respiri, è la cosa in assoluto più sana che possa fare; non solo per stare in forma ed essere vitale, efficiente e contento, ma anche per essere immune alle malattie, come prevenzione e per la longevità.

Io vado a correre in un parco a Milano ed è incredibile vedere quanta gente abbia scoperto i benefici anche solo del correre un po’ al parco tra gli alberi, respirando dell’aria e stando alla luce del sole. Quando una persona inizia a fare queste attività, inizia per esempio a fare camminate o corsette al parco o al sole, con un po’ di pazienza e un po’ di costanza quasi tutti i giorni, a un certo punto si accorge che sta così bene che addirittura le fa piacere. Inoltre io ripeto sempre il termine gentilezza, il corpo ha bisogno di gentilezza, non credo nel motto ‘No pain, no gain‘; occorre essere determinati, ma non serve soffrire per raggiungere un risultato. Quello che magari veniva considerato uno sforzo enorme, quando il corpo è stato condizionato positivamente diventa piacevole e non si può più farne a meno, poiché ci si accorge che si sta meglio ed è bellissimo quando una persona prova piacere nel fare una cosa che gli fa bene. E sono cose semplici; non serve la palestra, non serve il personal trainer.

Sugli anziani i benefici sono sconvolgenti. Ci sono persone di una certa età che si lasciano andare, stanno sempre chiusi in casa e non fanno più niente, mangiano male; quando imparano a camminare un po’ al giorno all’aperto, ha idea di quali benefici ottengano quando una persona sta male? Già se sta bene i benefici sono immensi, ma quando sta male i benefici sono infiniti.

Ho letto che la sua invenzione dell’Infrafit la deve a un fatto: quando nuotava nell’acqua a una certa temperatura notava dei miglioramenti.

Sì, c’è stato proprio un eureka. Mi allenavo tantissimo e avevo un rapporto molto diretto con il mio corpo, un po’ come tutti gli sportivi. Ero sempre attento a cosa mi faceva stare in forma e a cosa mi indeboliva e a quello che mangiavo. Mi allenavo nel centro federale a Padova e un giorno siamo andati ad allenarci nell’acqua termale, non mi ricordo per quale motivo. Ero un velocista, facevo allenamenti nelle piscine con acqua fredda e conoscevo i miei tempi e il rendimento. Quando mi sono ritrovato a nuotare nell’acqua calda ho scoperto che il mio corpo andava in modo completamente diverso.
Da lì è avvenuta la mia prima intuizione; nel caldo viene favorito il metabolismo aerobico, quindi si può nuotare più a lungo, non si produce acido lattico e si ottengono risultati più stabili. Quando si è invece nell’acqua fredda, il grasso funziona da isolante termico e quindi il corpo favorisce il metabolismo dello zucchero; si è più scattanti, ma si produce più acido lattico. Quel tipo di allenamento, mi aveva illuminato; nelle altre ricerche che ho condotto, sono partito da lì: come fare ad attivare il metabolismo del grasso. Il caldo è l’elemento chiave.

Sono arrivato agli infrarossi perché hanno la proprietà di riscaldare in profondità sotto pelle; quella è stata la scoperta dei benefici degli infrarossi.

Quindi fare cyclette con le gambe immerse nell’acqua calda può essere benefico per attivare il metabolismo aerobico?

Assolutamente sì.

Quanto deve essere calda l’acqua?

Almeno un grado sopra la temperatura corporea, 38 gradi. È una temperatura molto calda, a livello di percezione. Come indicazione, vanno benissimo anche le temperature delle acque termali, che sono intorno ai 35 gradi. L’importante è evitare l’acqua fredda.

Una bagno caldo può attivare il metabolismo aerobico?

In realtà sì, per quello che è l’effetto immediato del calore sul metabolismo. Però il problema del grasso è che è nell’acqua calda si scalda ma in superficie. Se una persona ha dieci centimetri di grasso, il calore per contatto non si diffonde molto; c’è comunque un effetto immediato sul metabolismo, ma una persona deve stare molto al calore per avere un effetto evidente di attivazione del metabolismo aerobico, quando il calore è dato dal contatto.
Il vantaggio degli infrarossi o della luce solare oppure dell’Infrafit è che essendo luce, riesce a superare l’ostacolo del grasso come isolante termico. L’infrarosso aumenta la temperatura del grasso fino a 5-6 centimetri di profondità, anche in tempi molto rapidi.
Comunque come regola generale, muoversi al caldo fa dimagrire, a freddo fa ingrassare. Muoversi al caldo alla luce del sole fa dimagrire ancora di più poiché ci sono i vantaggi dell’ultravioletto, oltre a quelli dell’infrarosso.

In generale per il corretto funzionamento del metabolismo aerobico dell’essere umano, che ha come effetto il dimagrimento e non solo, ha scritto nel suo sito che è necessaria oltre alla luce naturale, di cui abbiamo parlato, anche cibi naturali. Sa dirmi qualcosa di interessante in merito?

Dobbiamo partire dal presupposto che il nostro corpo funziona a luce solare e fisiologicamente è un erbivoro non ruminante. Quindi è ottima tutta la frutta che una persona riesce a mangiare, che sia maturata al sole, biologica, locale e di stagione. Sono importanti soprattutto questi ultimi due punti poiché la frutta contiene quelle sostanze che servono al corpo in base al tipo di luce che c’è in un determinato periodo dell’anno e nel posto specifico, una cosa fantastica. E poi consiglio di evitare tutto quello che altera il metabolismo. Quello che lo altera di più in assoluto è lo zucchero.

Nel mio libro Amati ho scritto proprio le indicazioni sullo stile di vita, che parte dalla luce, per arrivare all’acqua, all’aria e al cibo. Fornisco le indicazioni generali per lo stile di vita. Poi ho scritto una guida dove c’è la sintesi di tutti i punti su movimento, luce del sole, frutta e verdura. Con quei riferimenti e indicazioni scientifiche bibliografiche, una persona si può rendere conto che sono cose vere e non buttate a caso. Ci sono ormai tante persone che seguono questi consigli e si stanno diffondendo, non è più una cosa riservata a pochi.

Sintetizziamo quindi il discorso sui cibi. Frutta locale, di stagione, ben maturata e al sole.

Sì, ma anche tanta verdura. Poi, per il discorso dell’apparato digerente, evitare il più possibile carni e formaggi, che non hanno niente a che fare con la nostra natura, bere tanta acqua, respirare e stare al sole.

Nella carne include anche il pesce?

No. La carne è assolutamente da evitare, ossia tutti i mammiferi. L’unico vantaggio che ha mangiare il pesce è che stando sott’acqua riesce a produrre sostanze che servono all’uomo quando è in assenza di luce solare; la vitamina D per esempio si trova nell’olio di fegato di merluzzo. Diciamo che il pesce se non altro fornisce qualche vantaggio; per non fare la dieta vegana, che può essere impegnativa, consiglio un po’ di pesce pescato, ma non di allevamento. La cosa fondamentale è la frutta e la verdura, deve diventare la protagonista.

Prima ha parlato di respirare. Cosa intende esattamente?

Una persona deve prendersi dieci minuti al giorno e farsi dei bei respiri. Il motivo per il quale ho detto che ci sono persone grasse che mangiano poco e non dimagriscono e persone magre che mangiano tanto e non ingrassano, è dovuto al metabolismo aerobico che è diverso. Il metabolismo aerobico ha bisogno di ossigeno e c’è tanta gente che non respira – respira pochissimo. Quindi è sempre in debito di ossigeno e ha sempre il metabolismo anaerobico attivo. Una persona si deve sforzare per respirare un po’ più del solito. L’azione ha un effetto alcalinizzante sul terreno biologico e produce effetti positivi.

Possono essere utili per questo delle tecniche di rilassamento o meditazione?

La cosa più famosa che ho inventato è la tecnica del campo Gia (gratitudine incondizionata anticipata), una tecnica di meditazione basata sulla respirazione circolare in cui si ripetete la parola ‘Grazie’ sorridendo. Quando tengo i corsi esperienziali, faccio eseguire questa meditazione alla luce del sole. Cerco di far eseguire contemporaneamente più cose positive possibili, anche per una questione di efficienza di tempo. Se uno cammina, sta al sole e respira di più del normale, già sta facendo un qualcosa di incredibile, di positivo.

Per concludere, di seguito una carrellata dei benefici della luce del sole, che Marchesi espone nel suo libro ‘La Luce che cura’.

  • Incremento dei livelli di testosterone negli uomini e progesterone nelle donne
  • Riduzione del colesterolo nel sangue
  • Maggiore tolleranza allo stress
  • Miglioramento dello stato emotivo
  • Riduzione dei comportamenti aggressivi
  • Miglioramento dell’efficacia del sistema immunitario
  • Miglioramento del rendimento mentale e della capacità di apprendimento
  • Produzione di vitamina D per l’assorbimento di calcio e minerali, con riduzione di carie e osteoporosi
  • Azione regolativa sul sistema neurovegetativo con incremento dell’ossidoriduzione
  • Accelerazione dei processi di recupero delle forze
  • Effetto germicida e profilattico contro le malattie infettive
  • Miglioramento della circolazione capillare dell’epidermide che diventa quindi più elastica
  • Azione regolatrice dell’alcalinità del sangue, che in questo modo migliora il trasporto di ossigeno
  • Abbronzatura
  • Azione terapeutica nelle affezioni cutanee, comedoni, foruncoli, eccetera
  • Efficacia nella cura della psoriasi (ultravioletti)
  • Azione regolatrice del ciclo sonno/veglia e riduzione dei disturbi del sonno
  • Ripristino dei ritmi circadiani alterati da jet-lag
  • Aumento della libido e delle capacità riproduttive
  • Miglioramento di tutte le funzioni endocrine e ormonali
  • Miglioramento della vista
  • Miglioramenti di artriti, reumatismi e artrosi
  • Regolarizzazione del ciclo mestruale e disturbi relativi
  • Miglioramento della crescita e dello sviluppo
  • Riduzione del consumo e della dipendenza da droghe e alcol
  • Riduzione del rischio di sviluppare tumori in genere, tra cui quelli della pelle

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