L’origine dei corpi plastinati in mostra a Torino e Milano potrebbe rivelare una verità inquietante

Da dove provengono i corpi plastinati in mostra nei prossimi mesi al Palaolimpico di Torino e alla Fabbrica del Vapore di Milano?

Un’indicazione viene data da una società che amministra negli USA il milionario business dei corpi, che il 29 maggio 2008, secondo il New York Times, avvertiva i visitatori che “quello che state per vedere può provenire da prigionieri perseguitati e giustiziati in Cina”, riporta il sito web clearharmony.net.

La plastinazione permette la conservazione dei corpi umani. Attraverso la sostituzione dei liquidi interni con dei polimeri vengono preservate le cellule del corpo umano, che può essere così esposto per mostre e ricerche.

L’idea risale agli anni ’70, i primi introiti agli anni ’90, ma è nell’agosto del 1999 che viene aperto il primo stabilimento di trattamento dei cadaveri a Dalian, città della Provincia del Liaoning, nel nord-est della Cina.

Il business di Dalian

A quei tempi a Dalian erano presenti Bo Xilai, funzionario cinese recentemente esautorato dal PCC e sul quale pesano cause giudiziarie per ‘crimini contro l’umanità’ e ‘tortura’ in 13 paesi fuori dalla Cina, e sua moglie Gu Kailai.

Il 20 agosto scorso Gu ha ottenuto una sospensione per la condanna a morte per l’omicidio dell’imprenditore britannico Neil Heywood. Il vero movente dell’assassinio non è mai emerso dal processo, che si è trasformato in una “soap opera politica”.

Heywood, secondo una fonte attendibile, era a fianco di Gu in qualità di fidato aiutante quando iniziò il commercio di organi che lei e suo marito traevano dalle centinaia di migliaia di prigionieri religiosi, reclusi nei campi di lavoro.

Bo Xilai ha ampliato e costruito, come capo del Partito della città dal 1999 e come governatore della Provincia del Liaoning dal 2001, decine di campi di lavoro e centri di detenzione.

Secondo una fonte di The Epoch Times, dopo l’inizio della persecuzione della pratica meditativa del Falun Gong nel 20 luglio del 1999, sulla quale Bo ha fondato la propria carriera politica, i corpi dei praticanti rifornivano il fiorente mercato degli organi cinese.

I media cinesi hanno iniziato da alcune settimane a informare l’opinione pubblica in merito a organizzazioni interne che trafficano gli organi per trarre ingenti profitti.

Caijing, una rivista economica, è stata la prima a rendere pubblica la notizia con un articolo pubblicato il 9 settembre dal titolo “Il mercato nero degli organi”. Sedici persone sono state accusate durante un’indagine che coinvolge i donatori vivi di 51 reni, del valore di oltre 10 milioni di yuan (circa 1,2 milioni di euro).

Il libro ‘Bloody Harvest: l’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi’ è stato pubblicato nel novembre 2009, scritto da David Matas e dall’ex parlamentare canadese David Kilgour. Presenta una grande quantità di indizi probatori a dimostrazione che la raccolta di organi sui praticanti del Falun Gong ha avuto luogo in Cina a partire dal 2000, dopo che la persecuzione contro la pratica è iniziata nel 1999. Il libro dimostra come il prelievo forzato di organi è un fenomeno che coinvolge tutta la nazione: ospedali militari, carceri, campi di lavoro, tribunali.

Parallelamente al commercio degli organi, dal 2000, le imprese di plastinazione sono aumentate di numero, facendo della Cina il primo esportatore di corpi al mondo, e producendo centinaia di milioni di dollari di entrate per le imprese che promuovono esibizioni in tutto il mondo.

I corpi non-rivendicati

L’accesso ai corpi cinesi è facilitato dalle norme che regolavano l’utilizzo dei corpi non-rivendicati.

Secondo l’articolo 348 dell’interpretazione giudiziaria della Legge di Procedura Criminale cinese da parte della Corte Popolare Suprema della Cina, “se la famiglia del criminale non rivendica il corpo dopo la data specifica, la Corte Popolare può avvisare le organizzazioni attinenti perché prendano il corpo o i resti”.

L’articolo 348 lascia campo libero a tribunali e funzionari della pubblica sicurezza nella gestione dei corpi non-rivendicati.

I corpi dei praticanti del Falun Gong si prestano ad essere utilizzati liberamente in quanto spesso non-rivendicati.

Erping Zhang, portavoce del Falun Dafa Information Center spiega nel suo libro State Organs che i praticanti del Falun Gong quando vengono arrestati non rilasciano volontariamente la propria identità alle forze di polizia al fine di evitare intimidazioni e violenze ai propri cari e amici.

I funzionari dei centri di detenzione dopo che i praticanti vengono uccisi per i loro organi, o per le torture inflitte, non hanno modo di contattare i famigliari e di conseguenza sono liberi di utilizzare i corpi.

Il 28 settembre, un giorno prima dell’inaugurazione di “The Human Body Exhibition” al Palaolimpico di Torino, si è chiusa a Ginevra la 21° sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dove eventi collaterali organizzati da ONG hanno dibattuto, tra le altre cose, sugli innumerevoli crimini del regime cinese e sulle 65000 vittime del Falun Gong che hanno trovato la morte nelle prigioni per il prelievo dei propri organi.

Durante il Congresso degli Stati Uniti il repubblicano Dana Rohrabacher ha definito “crimini mostruosi” contro l’umanità le accuse contro il regime cinese di aver prelevato organi dai prigionieri religiosi su larga scala.

 
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