Un’Italia che ce la può fare: la storia di Serena

Sulla sua borsa c’è scritto: «È facile essere diversi, è difficile essere migliori». Sguardo pulito, jeans e camicetta. Serena Apollinari sta prendendo un caffè alla stazione di Firenze SMN e parla con gli sconosciuti.

È così che Epoch Times la incontra e raccoglie i primi pezzi del mosaico della sua storia. Una storia che sa di una Italia che, nonostante tutto, ce la può fare. Serena ne racconterà i dettagli via email.

Intanto si affretta come tutte le domeniche pomeriggio a prendere il treno che la porterà a Vicenza, dove ha trovato lavoro come tecnico sanitario di laboratorio biomedico presso l’Ospedale San Bortolo. Un lavoro a tempo indeterminato. A soli 27 anni.

Serena ce l’ha fatta, ma come dice: «Niente in questo mondo ti è regalato».

IL PERCORSO VERSO UN LAVORO STABILE

Quando le viene chiesto come è riuscita a trovare un lavoro a tempo indeterminato, Serena risponde: «Prima di tutto studiando».

E i suoi studi partono da Follonica, dove nel 2006 consegue la maturità scientifica con indirizzo linguistico, per proseguire a Siena dove nel 2009 termina la laurea triennale in Tecniche di Laboratorio Biomedico presso Università degli Studi.

Sempre a Siena nel 2010 vince una borsa di studio presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, reparto Oncologia medica e nel 2012 consegue una laurea magistrale in Scienze delle professioni sanitarie e tecniche diagnostiche presso l’Università degli Studi.

«Dopo la laurea vedendo che in Toscana non c’erano concorsi pubblici ho iniziato a farli in tutta l’Italia del nord», racconta.

Ci prova a Bergamo, Monza, Legnano, Mestre, Trieste, Pordenone, Ferrara, Cesena ed infine Treviso, dove si piazza 28 esima in graduatoria.

«Dopo tre anni sono arrivati alla mia posizione e quindi alla mia assunzione a tempo indeterminato. Adesso per un passaggio di graduatorie dall’Usl di Treviso all’Usl 6 di Vicenza mi hanno assunto al laboratorio analisi dell’Ospedale San Bortolo».

«Sono felice – dice – mi sento più tranquilla economicamente; adesso manca solo un riavvicinamento con il mio compagno Simone e poi tutto sarà perfetto».

«Tutto te lo devi conquistare».

E certamente ci sono sacrifici da fare: la lontananza dal proprio fidanzato e dalla famiglia, viaggiare su e giù tutti i fine settimana da Vicenza a Siena e viceversa. E «i mezzi pubblici non sono ancora eccelsi», spiega.

«Quando da Vicenza scendo fino Siena impiego quasi 5 ore, perché da Firenze a Siena non esiste un’alta velocità e quindi per fare 60 km il treno o il bus impiega 1 ora e 30 minuti: quasi lo stesso tempo tra Padova a Firenze con l’alta velocità».

«Dobbiamo crescere e dobbiamo migliorare i nostri spostamenti e vorrei che questa questione fosse dibattuta in Regione» spinge Serena.

Se i viaggi saranno più semplici, il fine settimana i lavoratori pendolari potranno tornare dalle loro famiglie, e «un clima psicologico migliore garantisce anche una performance migliore a lavoro».

VALORI VINCENTI

Quando le viene chiesto quali sono i valori in cui crede, Serena risponde per prima cosa la sincerità e la lealtà.

E prosegue: «Vado fiera della mia allegria, il mio fidanzato e la mia poco numerosa, ma grande famiglia. Dimenticavo: il mio accento toscano».

«Ogni giorno è una storia da scrivere» continua Serena e racconta di come anche i suoi spostamenti in treno siano una occasione preziosa per conoscere sempre persone interessanti. «Viaggiare è bello» dice «apre la mente».

Quando le viene chiesto il perché della sua borsa spiega che è un regalo dei suoceri e che la scritta rimarca il concetto per cui «la diversità è una qualità che si ottiene anche solo con le apparenze fisiche, mentre l’essere migliori è una caratteristica interiore soggettiva che non tutti possono avere».

Tra i suoi sogni nel cassetto ci sono il matrimonio, un figlio e la crescita professionale.

La borsa di Serena (Serena Apollinari)

SUGGERIMENTI PER TROVARE LAVORO

A chi è in cerca di una occupazione Serena suggerisce di non arrendersi mai e continuare a seguire i propri sogni. Tuttavia sottolinea anche che è giusto ogni tanto scendere a compromessi e fare temporaneamente lavori che non sono allineati con il proprio percorso formativo.

«Prima che mi arrivasse il telegramma di assunzione a tempo indeterminato, facevo l’operaia in produzione per una grande multinazionale di vaccini ma non per questo mi sentivo inferiore a colleghi che erano riusciti nel loro obiettivo prima di me».

E fa notare che è vero che spostarsi così tanto da casa per lavorare è difficile psicologicamente soprattutto per la lontananza dagli affetti, ma che investire adesso in un presente stabile garantisce un futuro certo e migliore.

Con volontà e determinazione tutto si può fare. E la storia di Serena lo dimostra anche in una Italia che di speranze in questo senso sembrerebbe averne apparentemente poche.

 
Articoli correlati