L’Isis vuole usare le navi dei migranti dirette in Europa come arma

Le navi di immigrati provenienti dal Medio Oriente e dell’Africa del nord potrebbero essere utilizzate come armi da guerra?

La risposta a questa domanda sembra essere «sì». Nella propaganda lanciata dall’Isis si parla di un piano per utilizzare la Libia come base per causare il caos con il dirottamento delle navi dirette verso il sud dell’Europa.

Un articolo scritto da un seguace dell’Isis racconta di come la Libia sia «un ingresso strategico per lo Stato Islamico». È stato tradotto da un gruppo di esperti, la Quilliam Foundation.

Secondo questo gruppo di esperti, l’articolo, datato 23 gennaio e scritto da un estremista dell’Isis, parlerebbe del «perché i jihadisti hanno urgente bisogno spostarsi in Libia per assistere i seguaci del cosiddetto califfato nella loro jihad». L’articolo è stato scritto settimane prima del rilascio del video in cui i militanti dell’Isis decapitano 21 cristiani copti su una spiaggia della Libia.

L’articolo tradotto riporta: dalle coste della Libia «potrebbe bastare anche solo una barca rudimentale e notare che il numero di viaggi ‘illegali’ da questa spiaggia è enorme, stimato intorno alle 500 persone al giorno».

«Secondo molti (di questi immigrati), è facile passare attraverso i posti di controllo della sicurezza marittima e arrivare nelle città. Se questa possibilità venisse sfruttata anche in parte e sviluppata in modo strategico, potrebbe portare un vero e proprio pandemonio nel sud dell’Europa. Potrebbe anche essere possibile ricorrere a una chiusura delle linee di spedizione, a causa dell’individuazione degli obiettivi delle navi da crociera e delle petroliere», aggiunge.

Come notato da Quilliam, il documento dovrebbe essere considerato come una propaganda dell’Isis non ufficiale, ciò nonostante contiene delle affermazioni allarmanti.

I poteri occidentali dovrebbero pensare a questo problema in modo ‘olistico’, aggiungendo che il «terrorismo è, secondo la sua vera natura, asimmetrico».

«Bombardare lo Stato Islamico senza un approccio concreto per attaccare i suoi fondi, il reclutamento e la radicalizzazione estremista di tutti i tipi non avrà dei risultati duraturi».

Circa 400 combattenti, di cui la maggior parte yemeniti e tunisini, sono a Sirte, secondo il Ministro degli Interni Omar al-Sinki. Il funzionario delle milizie ha affermato che i combattenti dello Stato Islamico hanno costruito dei quartieri generali nel Quagadougou Center, un complesso della città, costruito dall’ex dittatore Mu’ammar Gheddafi come simbolo delle aspirazioni del suo regime secolare di diventare un leader pan-africano. Un giornalista dell’Associated Press, che ha visitato Sirte mercoledì, ha notato dei militari mascherati spiegati sulle strade principali che collegano il centro alla città.

Lo stretto legame tra la branca libica e la leadership centrale intorno al capo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, sottolinea l’importanza strategica dei paesi nord africani per il gruppo. La Libia si vanta di risorse petrolifere – qualcosa che gli estremisti hanno sfruttato per finanziare l’Iraq e la Siria. Ci sono moltissime armi, lasciate come eredità dai tumulti che hanno seguito la cacciata di Gheddafi nel 2011. I confini con l’Egitto, la Tunisia e l’Algeria sono in pericolo.

E la costa del sud dell’Italia è lontana circa 660 chilometri. Una distanza che gli abitanti della Libia che scappano dal caos nel proprio paese cercano di sormontare quasi regolarmente su imbarcazioni fatiscenti. L’Italia e la Francia si dicono a favore di una qualche azione internazionale in Libia, mentre l’Egitto richiede una campagna aerea sostenuta dall’Onu.

Associated Press ha contributito a questo articolo.

Articolo in inglese: ‘ISIS Wants to Use Migrant Boats to Europe as a Weapon: Report

 
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