Immigrazione, Gran Bretagna contro Ue e Schengen. Merkel: «aiutare l’Italia»

Stop alla libera circolazione dei migranti nell’Ue: lo chiede il ministro dell’Interno britannico Theresa May. Per la May gli stranieri dovrebbero passare all’interno della Gran Bretagna solamente dopo aver fornito la prova di possedere un lavoro, o di poter riuscire a trovarlo in pochi mesi.

Il Sunday Times riporta che la May non ritiene sostenibile una situazione in cui il flusso di migranti, dal 2010 ad oggi, ha peggiorato le condizioni di «infrastrutture come case e trasporti, e servizi pubblici, come scuole ed ospedali». Una crisi, dice, aggravata dalla mancanza di frontiere.

A suo tempo il trattato di Schengen, accordo firmato da 27 paesi dell’Unione, aveva permesso un ‘abbattimento’ delle frontiere: a qualsiasi cittadino Ue è infatti permesso circolare tra i vari Stati membri, previo documento d’identificazione. L’Inghilterra però non ha sottoscritto in pieno l’accordo, tant’è che per entrarci bisogna passare per la dogana. Ma fino ad ora la permanenza nel Paese britannico non era mai stata condizionata dal possedere o meno un lavoro da parte del migrante, a differenza di Paesi come l’Australia o l’America che necessitano di maggiori garanzie nel breve termine.

Secondo Rossella Torraca, avvocato presso lo studio Mcmavvocati di Milano, la May «ha preso spunto dal fatto che l’Europa ha problemi alle frontiere con gli immigrati che chiedono l’asilo politico», affermando quindi che gli accordi di Schengen non tutelano adeguatamente i singoli Paesi che fanno parte dell’Europa. Tuttavia se venisse messa in discussione la libera circolazione, soprattutto da uno Stato influente come la Gran Bretagna, si potrebbe «minare uno dei principi ispiratori dell’Unione Europea», con conseguenze più o meno gravi.

Una questione delicata, che coinvolge tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Ma più di altri, l’Italia, in quanto Paese di prima accoglienza.

«C’è un grande accordo sul fatto che l’Italia debba essere aiutata», ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel secondo il Corriere, aprendo a possibili quote di distribuzione eque dei migranti, di fatto ciò che l’Italia chiede da anni.

Fino ad ora «abbiamo assistito ad un esodo di massa», secondo Lucio Barletta, avvocato in diritto internazionale e comunitario e presidente dell’Associazione S.O.S. Diritti. L’avvocato ritiene che se le cose non cambiano, si potrà solo peggiorare. Con gli accordi di Dublino, «l’Italia si è legata mani e piedi», afferma. Secondo gli accordi, il migrante che arriva in Europa deve fare richiesta di asilo politico al primo Paese in cui sbarca; la normativa è stata più volte criticata dall’Unhcr in quanto non riesce a fornire una protezione equa ed efficace all’immigrato, dato che nel tempo, il Paese incaricato di ricevere la domanda riesce sempre meno a gestire il tutto da sé. Inoltre esso condurrebbe ad un’ineguale distribuzione delle richieste tra gli Stati membri dell’Unione.

Tra l’altro non tutti sanno che «esiste una sentenza emanata nel novembre del 2014 dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella quale già si diceva che se l’immigrato che arriva nel Paese di primo soccorso trova un posto in cui non può essere assistito dovrebbe essere fatto passare in un altro Paese». Questa sentenza già da sé apre un piccolo varco.

In poche parole per Barletta «andrebbe cambiato il fatto che gli immigrati che arrivano in Italia debbano essere trattati – per quanto riguarda la richiesta di asilo – nei Paesi nei quali loro ambiscono di stare. Se loro passano per l’Italia, perché vogliono stare in Inghilterra, perché hanno la famiglia, gli amici o la possibilità di un lavoro devono averne la possibilità. Questa è la cosa più importante oggi come oggi». E la Merkel non sembra troppo in disaccordo.

 
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