L’incubo orwelliano della sorveglianza onnipresente in Cina è realtà

Nel 2005 è stato inaugurato a Pechino il sistema Skynet, una complessa rete di telecamere a ogni angolo della città, che ora funziona a pieno regime  (è proprio il caso di dire) con 430 mila telecamere, che monitorano ogni singolo passo di chiunque cammini per le strade della capitale cinese.

Il riconoscimento facciale utilizzato da questo sistema attraverso complessi software, si è diffuso in tutto il territorio cinese ed è impiegato nelle situazioni più diverse: lo usano gli studenti per ordinare nelle caffetterie universitarie, si usa per pagare in negozi di ogni genere e vale come carta d’imbarco virtuale negli aeroporti. E, da non trascurare, il regime cinese usa il riconoscimento facciale digitale anche per prevenire il furto di carta igienica nei bagni pubblici dei luoghi turistici di Pechino.

Il regime cinese ha dato il via anche a un altro progetto per estendere il sistema Skynet a tutto il territorio nazionale, e in effetti sono già in funzione più di 20 milioni di telecamere di sicurezza, che impiegano il riconoscimento facciale e un sistema d’intelligenza artificiale, per raccogliere informazioni personali in tempo reale in diverse regioni. L’obiettivo è di coprire l’intero Paese entro il 2020.

Le autorità di Pechino dichiarano che Skynet è usato come mezzo per combattere il crimine. Ma la dittatura comunista cinese ha abbracciato l’avanzamento della tecnologia di sorveglianza con un tale fervore, da far sorgere negli osservatori il legittimo dubbio che molto presto possa realizzarsi l’incubo della sorveglianza onnipresente e onnisciente da ‘Grande Fratello’, rappresentato dall’autore inglese George Orwell nel suo libro 1984.

Durante un incontro tra studiosi dell’Istituto di ricerca dell’Accademia Sinica di Taiwan, tenutosi il 3 novembre sul tema del futuro del continente cinese, si è infatti discusso del pericolo del «totalitarismo digitalizzato» che incombe sulla Cina.
Il docente di Scienze politiche Titus C. Chen, della National Sun Yat-sen University di Taiwan, ha espresso il timore che l’avanzata tecnologia usata per la sorveglianza possa essere usata per reprime ogni dissenso verso il regime: pensieri o azioni possono essere prevenuti prima ancora che si manifestino; il professor Chen ha definito questa nuovo scenario come «una moderna forma di ingegneria politica».

Chen ha anche citato il caso del sistema del «Punteggio sociale», un singolare ‘archivio informatico’ del regime al quale ogni cittadino è iscritto: in esso si crea un database nazionale in cui la persona, a seconda di quello che fa e sceglie nella propria vita personale, è valutata in base al livello di ‘affidabilità e patriottismo’. Il database sarà completato entro il 2020.
Il Partito Comunista Cinese raccoglie ogni atto compiuto dalla persona, da eventuali crimini commessi, agli acquisti on-line e, ovviamente, tutte le attività sui social media (insieme a tanti altri dati) per valutare il livello di responsabilità sociale e l’orientamento di ogni individuo.
Il sistema è già attivo nelle città di Shanghai, Hangzhou, Guangzhou e Xinjiang.

Il professor Chen ha spiegato che le autorità usano questa enorme mole di dati per sorvegliare le persone, in particolar modo per individuare chi abbia opinioni in contrasto con il regime comunista, definendo questa onnipresenza dell’occhio del Pcc come «una forma di leninismo dell’era digitale».

Un insegnante usa gli strumenti in dotazione per il riconscimento facciale e la raccolta delle impronte digitali per la schedatura degli studenti nelle prove d’esame nella città di Handan il 6 giugno 2017 (STR/AFP/Getty Images).

Come il Punteggio sociale, il sistema Skynet è invasivo e dannoso per la privacy dei cittadini: attraverso il riconoscimento facciale e l’applicazione dell’intelligenza artificiale, si raccolgono tutte le informazioni personali di ogni persona. I dati raccolti vengono collegati a un’altra rete di informazioni prese dal database del governo, che fornisce nome e cognome; ogni cinese sopra i 16 anni ha infatti una carta d’identità informatica registrata nel database del Pcc, in cui sono presenti le informazioni fondamentali come il nome, la data di nascita, il genere, l’etnia e l’indirizzo di residenza.

In un recente programma trasmesso dall’emittente televisiva di regime Ccctv, il sistema di sorveglianza è stato spacciato come un mezzo per contrastare la criminalità, per esempio per identificare un criminale mentre fugge per le vie della città. Ma vedere in onda i video registrati di semplici cittadini mentre camminano nelle strade per andare a lavoro o a casa, ha ricordato in modo spaventoso l’inferno ‘previsto’ settant’anni fa da George Orwell in 1984.

La Cina è il più grande mercato mondiale di strumentazione per sorveglianza. Il Wall Street Journal ha recentemente pubblicato una pubblicità della città di Shenzhen in cui si vede come la tecnologia di sorveglianza e di riconoscimento facciale adottata dall’amministrazione locale, sia in grado di raccogliere informazioni dai profili social o di rintracciare un particolare modello o colore di automobile attraverso l’archivio dei filmati registrati. E di determinare persino l’umore delle persone.

 

Articolo in inglese:  Chinese Regime Building Orwellian Nightmare

Traduzione di Fabio Cotroneo

 
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