L’importanza dell’etichetta per una sana alimentazione

Secondo una recente ricerca, descrivere le verdure con parole che normalmente si utilizzano per i cibi più mangiati, può aumentarne il consumo: in altre parole, è importante descrivere gli alimenti più sani in modo interessante.

Bradley Turnwald, studente di Psicologia alla Stanford University e principale autore di uno studio pubblicato sul Jama Internal Medicine, ritiene che non sia un compito facile: ricerche precedenti hanno dimostrato che le persone tendono a pensare che i cibi sani siano meno gustosi e interessanti rispetto a quelli che consumano più di frequente, e quindi vengono percepiti come meno soddisfacenti e sazianti.

Uno studio del 2011 di Alia Crum, assistente di Psicologia, ricercatrice principale presso lo Stanford Mind & Body Lab e coautrice della suddetta ricerca, ha scoperto che etichettare un milkshake dichiarando un basso contenuto calorico, determina nei consumatori livelli più alti di grelina, l’ormone della fame, rispetto ai soggetti che acquistano lo stesso frullato,  ma con un’etichetta che indica più calorie.

Per testare il modo in cui l’etichettatura potrebbe influenzare il consumo di menù più sani, i ricercatori hanno condotto, in collaborazione con lo Stanford Residential & Dining Enterprises, uno studio in un campus universitario, dove sono stati utilizzati quattro tipi di etichette per le verdure: ‘base’, ‘sana restrittiva’, ‘sana positiva’ e ‘permissiva’.
Per esempio, i fagioli verdi sono stati descritti come come ‘fagiolini’ nel caso dell’etichetta base, ‘fagioli e scalogni a basso contenuto di carboidrati’ per l’etichetta sana restrittiva, ‘fagioli verdi e scalogni benefici per la salute’ per la terza etichetta e ‘fagiolini croccanti dolci e scalogno’ per l’etichetta più permissiva.

I ricercatori hanno poi tenuto traccia del numero di commensali che sceglievano la verdura, e di quanto ne hanno consumata nei 46 giorni del corso accademico, durante il quale non ci sono state modifiche nella preparazione o presentazione del cibo. Il team ha rilevato che l’etichettatura meno rigida ha determinato un maggiore consumo di verdure. quella più permissiva è stata scelta il 25, il 35 e il 41 percento in più rispettivamente alle etichette base, sana positiva e restrittiva. In termini di consumo, le verdure con etichettatura permissiva sono state consumate il 16, il 23 e il 33 percento in più rispettivamente a quelle ‘sana positiva’, ‘sana restrittiva’ e ‘base’.

«Abbiamo avuto questa intuizione nel descrivere gli alimenti sani rispetto ai loro effetti benefici ma questo studio, precisa Turnwald, suggerisce che l’enfasi sulla salute può in realtà scoraggiare i commensali nella scelta di cibi sani». Modificare le etichette dei cibi sani, una scelta semplice e a basso costo, potrebbe avere un impatto sostanziale sul consumo di alimenti, è necessario però condurre altri studi: i ricercatori vogliono scoprire se le richieste sono le stesse quando si sceglie un menu al ristorante, dove il cibo non può essere visto prima di consumarlo. Tuttavia, questi risultati potrebbero costituire la base di una strategia potenzialmente efficace per rispondere a una domanda impegnativa.

Afferma Turnwald: «I cibi sani possono essere buoni e gustosi, e solitamente non vengono descritti in questo modo: se la gente non crede che gli alimenti sani siano gustosi, come possiamo aspettarci che facciano scelte sane?» E Crum ha concluso: «Cambiare il modo di etichettare i cibi salutari è un passo avanti per modificare quella mentalità dannosa secondo cui mangiare sano sia privativo e disgustoso».

Per approfondire:

 

Articolo in inglese: ‘These Words Get People to Eat More Vegetables

Traduzione di Massimiliano Russano

Ricerca finanziata dalla Robert Wood Jonson Foundation e dalla National Science Foundation Graduate Research Felloship Program.

 

 
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