Leggende e falsi miti sulla moderna urbanizzazione

L’urbanizzazione è spesso tacciata come soluzione a vari mali del mondo: è stata promossa come soluzione ai problemi di povertà, migrazione di massa e cambiamenti climatici; le città renderanno le nostre società più sane e più produttive e ci renderanno felici; le città sono il nostro inevitabile futuro, o così ci dicono.

Sebbene le città possano migliorare il nostro modo di vivere, esistono diversi miti che sono ormai diventati luoghi comuni. Le affermazioni secondo cui esiste uno ‘spostamento globale’ verso le città, che le economie urbane sono ricche di vantaggi di produttività per tutti, e che le città continueranno a crescere e prosperare, sono fuorvianti. Sfatando alcuni di questi miti, possiamo comprendere i veri pro e contro delle città e il ruolo che probabilmente avranno nel futuro.

1. STIAMO ENTRANDO NELL’ERA URBANA

Nel 2008 le Nazioni Unite hanno annunciato che, per la prima volta nella storia umana, il cinquanta per cento della popolazione mondiale vive in città. Da allora, questi dati sono stati citati più volte come prova dello spostamento globale verso l’urbanizzazione: l’alba della nuova ‘era urbana’. Ma queste dichiarazioni nascondono le molte e diverse tendenze nelle molteplici regioni del globo.

Oltre il 40 per cento delle nazioni globali sono ancora più rurali che urbane, e il 18 per cento hanno una minore quota di persone nelle città rispetto al 2000. Sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, le città sono cresciute in grandezza ma sono meno densamente popolate. Questo suggerisce che, nei luoghi dove esiste una crescita urbana, le città non si stanno solo espandendo ma anche trasformando.

2. LE CITTÀ SONO PIÙ PRODUTTIVE

Viene anche dato per scontato che le economie nelle città siano maggiormente produttive e che dal punto di vista economico diano più benefici. Questo è vero nel senso che i centri urbani sono più produttivi in termine del loro prodotto interno lordo (Pil) pro capite. Nel caso di Londra, ad esempio, questo aumento è del 15 per cento circa rispetto alla media del Regno Unito.

Ma il problema è che non stiamo comparando oggetti simili: le aziende urbane non sono solo versioni migliori e più produttive di quelle rurali. Infatti, il loro modello di fornitura di beni o servizi specializzati e di alto valore è possibile soltanto in zone molto popolate.

L’economia urbana ha una struttura fondamentalmente diversa da quella rurale. Al di fuori delle città, molte aziende urbane non soltanto sarebbero meno produttive, ma probabilmente fallirebbero. Per esempio, degli avvocati fiscalisti aziendali hanno bisogno di numerose aziende locali per generare un quantità sufficiente di lavoro. Business di nicchia, come i Cereal Cafes (locali londinesi dedicati alla consumazione di cereali, ndr), possono esistere solo nei grandi mercati con numeri elevati di potenziali consumatori. In più, non tutti i settori beneficiano equamente dell’aumento urbano. L’istruzione, i servizi di emergenza e il commercio al dettaglio non possono specializzarsi allo stesso modo dei settori basati sulla conoscenza.

Quindi, i lavoratori in questi settori cruciali non vedono il valore aggiunto che dovrebbe derivare dall’essere parte di un’economia urbana.

3. LE CITTÀ SONO QUI PER RIMANERE

La storia mostra che le città non sono sistemi stabili. Le città sono più inclini a sperimentare cicli di ‘espansione e contrazione’ piuttosto che una prolungata stabilità, in quanto lottano per adattarsi agli effetti di recessioni e conflitti. Un esempio lampante viene dal Nord America: delle dieci città statunitensi più grandi negli anni ’50, entro il 2010, otto avevano perso almeno il 20 per cento della popolazion, per via dell’incapacità di adattarsi ai cambiamenti economici e politici.

Anche le città apprezzate hanno dei problemi. Alcune delle città più ‘vivibili’ del mondo, come Sidney, Vancouver e Auckland, stanno lottando contro i mercati immobiliari surriscaldati, dal momento che le proprietà urbane diventano un investimento finanziario appetibile.

Oggi, una delle sfide più dure affrontata da governi e cittadini è la capacità di ripresa dinanzi alla recessione, ai cambiamenti politici e alle nuove tecnologie. La sicurezza e la prosperità possono essere assicurate soltanto attraverso investimenti cauti e pianificazioni, insieme a comunità ed economie forti.

Sfatare i miti sull’urbanizzazione è cruciale se si vogliono comprendere le sottili forze che guidano la crescita urbana, anche per poter rendere migliore il futuro delle nostre città. Abbandoniamo il cieco entusiasmo nell’ottica di una visione più chiara su come il mondo stia cambiando e su cosa i governi e i cittadini possano fare per forgiare un futuro urbano benefico per tutti.


Per saperne di più:

Jenny McArthur è dottoranda in investimenti nelle infrastrutture e economia urbana all’University College di Londra, Regno Unito. Quetso articolo è stato precedentemente pubblicato su The Conversation.com. Articolo in inglese: ‘Urban Legends: 3 Common Myths About Modern Day Cities’


I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times

 
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