L’economia di Pechino è un modello truccato?

Nel corso degli ultimi 35 anni, il modello economico cinese controllato dal governo e il suo metodo di misurazione della crescita sono stati sottoposti a una serie di riforme. Alla fine degli anni 70, dopo aver avviato un sistema ereditato dalla ex Unione Sovietica, la Cina è passata a un sistema di indice del Pil in linea con gli standard internazionali. Tuttavia, dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, il Pil della Cina è stato sempre stimolato. Tutto ciò è insostenibile e stiamo difatti cominciando a notare la ricaduta.

Mi sono laureato in Economia nel 1981 e sono diventato docente di Statistica nella stessa università in cui ho studiato. La statistica insegnata in Cina a quel tempo era copiata dall’ex Unione Sovietica e si basava sulla teoria marxista. Questa riconosceva solamente il valore dei beni prodotti, escludeva le industrie del terziario ed era chiamata ‘Material Product System’ (Mps).

IN PRINCIPIO IL SISTEMA COMUNISTA MISURAVA LA PRODUZIONE LORDA

A quel tempo, per rilasciare i dati economici di Unione Sovietica, Europa dell’Est, Cina e alcuni altri Paesi, le Nazioni Unite utilizzavano specificamente questo sistema Mps. Il suo indicatore di base era la produzione lorda. Per esempio, se un’azienda spendeva settanta yuan in materiali (cioè materiale greggio, energia, ammortamento dei macchinari, ecc.), venti yuan in stipendi, più dieci yuan di profitto, il suo valore di produzione era di cento yuan.

L’indicatore Mps aveva due problemi. Il primo era la definizione concettuale: la sua produzione totale veniva conteggiata ripetutamente. Per esempio, il valore di produzione totale di una società di estrazione di carbone, veniva conteggiato nel valore di produzione totale di un produttore di macchinari che utilizzava appunto il carbone, il cui valore (ai fini del calcolo della produzione totale) veniva conteggiato anche nel valore di produzione totale – ad esempio – di una società alimentare che utilizzava un macchinario prodotto dalla prima azienda. Quindi, in questo modo il valore di produzione totale veniva nuovamente conteggiato (una seconda volta) nel valore di produzione totale dell’impresa alimentare, e così via.

Il secondo problema dell’Mps era una definizione operativa: un prodotto otteneva un ‘valore di produzione’ dopo essere stato ‘controllato e depositato in magazzino’, senza tenere conto della destinazione finale del prodotto. Questo comportava vantaggi apparenti ma scarsi risultati in termini di business, perché gli impianti di produzione riportavano la realizzazione del valore di produzione al momento in cui i prodotti raggiungevano i depositi ma, se poi i prodotti non venivano venduti, per le imprese produttrici la perdita era notevole.

Le economie controllate dai governi utilizzano il valore di produzione come indice di base. Ma il valore di produzione distorce la vera immagine dell’economia. Ed è proprio per eliminare le carenze intrinseche tipiche di un sistema economico dirigista, che nel 1978 in Cina sono state avviate le riforme economiche.

IL SISTEMA MONDIALE MISURA IL PRODOTTO NETTO

Nella riforma orientata al mercato, la Cina ha abbandonato il sistema Mps e ha adottato il sistema internazionale dei conti nazionali (Sna). Con questo sistema, le aziende conteggiano solamente la ‘produzione netta’, che è costituita dal salario più il profitto, il cosiddetto ‘valore aggiunto’, vale a dire il valore della produzione dei ‘beni venduti’, meno il costo dei materiali utilizzati. Il Paese dovrebbe valutare le produzioni nette di tutte le imprese, comprese le industrie del terziario, e questo è il suo prodotto interno lordo (Pil).

Dal punto di vista della spesa, il Pil è anche pari al consumo totale addizionato dell’investimento complessivo, della spesa pubblica e delle esportazioni nette totali.

Questa riforma, fornendo un’appropriata dimensione delle operazioni di mercato della Cina e collegando la statistica cinese con gli standard internazionali, si è rivelata di grande importanza. Il progresso economico della Cina può essere attribuito ai meccanismi di mercato, in particolare alle industrie esportatrici.

IL MODELLO CINESE

L’utilizzo del sistema di indice del Pil si è rivelato un passo nella giusta direzione. Tuttavia, in seguito le autorità cinesi hanno cominciato a trattare il Pil come l’Mps.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, Pechino ha lanciato un piano di stimolo da 4 mila miliardi di yuan. Grandi somme di denaro sono finite nella imprese statali e nei dipartimenti governativi, in particolare nei governi locali, attraverso concessioni e prestiti bancari. Per un certo numero di anni, il Pil ha mantenuto una rapida crescita, consentendo a Pechino il raggiungimento dei suoi obiettivi. Naturalmente, i dati dell’Ufficio nazionale di Statistica dovevano essere approvati dal Partito Comunista Cinese (Pcc) e dal governo centrale.

Questo modello cinese controllato dal Governo, è così ‘apparso’ migliore dell’economia di mercato occidentale.
Ma adesso le conseguenze del pacchetto di stimolo da 4 mila miliardi di yuan sono divenute manifeste: un gran numero immobili vacanti, la sovraccapacità produttiva, gli enormi debiti nei confronti dei governi locali, solo per citarne alcune.

Le conseguenze di questo Pil basato sullo stimolo, si sono quindi rivelate simili a quelle legate al valore della produzione invenduta del precedente sistema economico dirigista.

Per i Paesi con dei meccanismi di mercato e sistemi democratici più maturi, sebbene tutt’altro che perfetti, non è possibile attuare un piano di stimolo come ha fatto la Cina. I governi di questi Paesi non possono arbitrariamente e rapidamente stanziare tali enormi quantità di denaro: gli organi politici e i mezzi d’informazione tengono sotto osservazione congiuntamente i governi. E, in un sistema di mercato, le imprese devono essere responsabili per la produzione e per gli investitori.

Durante la crisi finanziaria del 2008, il governo degli Stati Uniti ha vigorosamente soccorso il mercato finanziario e alcune imprese, ma non per salvare il mercato azionario. Una volta che la crisi è finita, il mercato ha ripreso le normali operazioni e ha attraversato un processo di aggiustamento, recupero e crescita.

Allo stato attuale, rispetto alla Cina, l’economia americana è solida e dinamica. Anche la tendenza generale in Europa è migliore di quanto lo sia in Cina.

Possiamo chiaramente vedere che il Pil della Cina non è paragonabile con il Pil di questi Paesi. Anche il tasso di crescita del Pil della Cina non è equivalente al tasso di crescita di questi Paesi.

Dov’è quindi la superiorità del modello cinese e del suo piano di stimolo da 4 mila miliardi di yuan?

TURBOLENZE DEL MERCATO AZIONARIO

Sfortunatamente, l’intervento e la regolamentazione del Governo cinese sul mercato azionario si sono verificate anche quest’anno. Per evitare il rallentamento del Pil e per risolvere la difficile situazione economica, Pechino ha alimentato il mercato al rialzo attraverso una serie di politiche e di leve finanziarie. Di conseguenza, 9 mila miliardi di yuan e più sono stati riversati nel mercato azionario, spingendo l’indice di Borsa a oltre cinquemila punti.

Quando il 12 giugno i mercati azionari di Shanghai e Shenzhen sono crollati, Pechino ha dato avvio a un salvataggio aggressivo, con una serie di misure drastiche che hanno previsto: indagini della polizia per impedire la vendita delle azioni, disposizioni amministrative per proibire ai principali azionisti di vendere le proprie azioni entro sei mesi e aumento dei prezzi delle azioni delle imprese più grandi e ad alta capitalizzazione azionaria. Tutto questo mentre i titoli azionari della metà di tutte le società quotate in Borsa rimanevano sospesi.

Il mercato azionario cinese non è più un mercato azionario definito dai meccanismi di mercato dell’economia. Dal momento che tutto viene deciso dal Governo, infatti, l’indice del mercato azionario non riflette più la sua volatilità. Il Governo gode di un potere illimitato nel realizzare i propri obiettivi. Un intervento e un controllo di questo genere, possono anche stabilizzare temporaneamente il mercato azionario ma al tempo stesso lo danneggiano, causando gravi danni anche alla ricchezza finanziaria e alla fiducia degli investitori. E l’entità di tutti questi danni, gradualmente verrà a galla.

Questa è una traduzione abbreviata dell’articolo di Ren Ze pubblicato sul sito Chinain perspective.com. Ren Ze è un ex statistico cinese ed editorialista su temi di attualità.

Articolo in inglese ‘Is Beijing’s Economic Model Out of Tricks?

 
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