Xylella, ulivi dissequestrati a Lecce. Via agli abbattimenti?

La Procura di Lecce toglie i sigilli agli ulivi: i circa 2 mila alberi, prima destinati agli abbattimenti previsti dall’ex commissario straordinario Giuseppe Silletti, non sono più ‘protetti’ dalla magistratura che, nella persona del procuratore capo Cataldo Motta, passa la palla alla Regione e all’Esecutivo: «Ci siamo troppo abituati a una Magistratura con compiti di supplenza», dichiara, in un’intervista al Fatto Quotidiano, e aggiunge: «Spero che la Regione si dia una mossa».

A seguito dell’apertura di una procedura d’infrazione dell’Europa contro l’Italia per i ritardi nell’azione e nella notifica delle proprie azioni sulla gestione della crisi Xylella, la Procura ha ritenuto opportuno di lasciare campo libero alla Regione, che tra l’altro non ha mai ritirato l’ordinanza di abbattimento degli ulivi di Silletti. C’è chi ritiene che quest’ultima adesso ritornerebbe in vigore, ma Antonella Battaglia di Peacelink, da tempo attiva sul tema, non è d’accordo, e dichiara a Epoch Times che la recente decisione della Corte Europea, che conferma la decisione Ue di imporre all’Italia il taglio degli ulivi (anche quelli sani, nel raggio di 100 metri da quelli infetti) non annulla direttamente la sospensiva all’abbattimento disposta dal Tar, che ha valore fino a ottobre.

Per quanto riguarda la procedura di infrazione la Battaglia spiega: «I dati del monitoraggio [degli ulivi ndr] dell’ultimo anno (quindi parlo dal luglio 2015 in poi) non sono stati, credo, ancora comunicati a Bruxelles e c’è da parte della Commissione Europea un po’ di delusione per delle informazioni che si sarebbero volute più certe e più coordinate».

«Dalle informazioni assolutamente informali che io ho avuto su Facebook attraverso i contatti con una persona vicina alle Regione Puglia – aggiunge – il monitoraggio […] è arrivato fino a novembre del 2015 però poi non credo che sia stato continuato. Credo che sia ripreso da poco, un po’ di tempo fa, ma credo che a Bruxelles non sia stata ancora comunicata, questa manovra».

Nell’intervista con il Fatto, anche il procuratore capo Motta entra nel fulcro del problema, spiegando che nella zona sottoposta a sequestro, grazie alle «buone pratiche agricole», alla «potatura approfondita» e alla «pulizia della terra», molte piante sono guarite dai sintomi di disseccamento, solitamente interpretati come una manifestazione visibile del batterio Xylella.

Studi dell’Efsa, sebbene in parte contestati, affermano che Xylella provoca il disseccamento, ma per il procuratore capo, in base alle osservazioni effettuate, «non si può non tenere in conto» del fatto che ci siano alberi colpiti da Xylella che non mostrano disseccamento, e alberi che invece mostrano disseccamento pur non essendo infetti da Xylella.
Sul primo caso, Marco Cattaneo, direttore della rivista di divulgazione scientifica Le Scienze, nell’ultimo numero di Micromega dà una spiegazione semplice: «Una persona può essere sieropositiva e non avere l’Aids conclamato. È esattamente la stessa situazione»».
Tuttavia il secondo caso è ancora più interessante: perché alcuni alberi ‘stanno male’ nonostante non siano infetti da Xylella? Sussistono altre cause? E tra queste, la Xylella è la causa principale, la più diffusa, la più problematica?

Su come risolvere il problema esistono due approcci. Quello suggerito dall’Europa, inizialmente dalla Regione e in parte sostenuto anche da Marco Cattaneo (che non lo ritiene però risolutivo), consiste nell’abbattere tutto quello che è necessario abbattere per minimizzare le probabilità che il batterio si diffonda verso Bari, per poi estendersi al resto d’Italia e non solo: «Quando arriva un’epidemia di influenza aviaria in un allevamento – spiega Cattaneo – anche se si evidenzia un solo capo di bestiame malato si fa lo stamping out, ovvero anche se c’è un solo pollo malato in un allevamento se ne uccidono anche 60 mila, per impedire che l’epidemia dilaghi. E qui non stiamo abbattendo milioni di alberi ma qualche migliaio».

Un problema tuttavia è che la Xylella si diffonde attraverso degli insetti, soprattutto la sputacchina, che sono purtroppo endemici, troppo diffusi, quindi, per poterli fermare. Di conseguenza, anche abbattendo una parte degli alberi, è plausibile che il batterio continui ugualmente a diffondersi. Al momento non risultano esserci cure per il batterio – sempre ammesso che sia la Xylella il problema principale – anche se vari scienziati stanno lavorando alla risoluzione di questo problema.

L’altro approccio è quello di aspettare l’arrivo di nuove scoperte scientifiche (sia per la comprensione del problema che per le cure) e cercare di salvare il maggior numero possibile di alberi. Il difetto di questo approccio è naturalmente l’incorrere in un rischio più elevato: che la diffusione del batterio, cioè, diventi incontrollata, sebbene secondo la Battaglia la diffusione attualmente avrebbe un andamento lento.

Citando il rapporto del ministero delle Politiche forestali e agricole del 4 giugno 2015, nella conversazione con Marco Cattaneo su Micromega, l’attivista afferma, infatti, che «la Xylella non avanzerebbe a macchia d’olio ma in maniera puntiforme», opinione condivisa da altri attivisti anti-abbattimento, ma in molti sono anche quelli che guardano a questa convinzione con forte scetticismo.

Ad appoggiare l’approccio cauto sono ovviamente gli agricoltori, che rischiano di vedersi tolto il loro mezzo di sostentamento. E così chiunque sia legato agli ulivi  per questioni di tradizione, paesaggio e cultura.

Ma resta il fatto che attualmente il piano di abbattimenti potrebbe essere considerato ancora in vigore, anche se sospeso. E per questo si attende la prossima mossa della Regione Puglia.

 
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