Le primarie americane viste dai media del regime cinese

Le elezioni primarie negli Stati Uniti stanno suscitando grande interesse, non solo per gli americani: la propaganda cinese si dimostra addirittura entusiasta nel mostrare, con rinnovato cinismo, i difetti della democrazia americana.
Recentemente il Dipartimento di Propaganda della Cina, stando a quanto riferisce Bowen Press (un media affiliato al sito cinese straniero Boxun), ha infatti pubblicato una direttiva che impone ai media di Stato di ridimensionare le notizie sulle elezioni, vietando tutti i servizi e gli articoli che promuovano la «democrazia in stile americano». Il regime ha infatti paura che troppi suoi cittadini si facciano un’idea ‘sbagliata’ della dittatura a partito unico che governa la Cina da quasi settant’anni.

L’articolo di Bowen Press non può essere verificato in modo indipendente, ma una sua versione è stata citata da Radio Free Asia (RFA) e Apple Daily. Inoltre Rfa ha citato l’opinione di una sua fonte (un giornalista che lavora presso un organo di stampa statale) che, sebbene non sia al corrente della direttiva, la considera comunque plausibile. 
Di solito i media cinesi si focalizzano sugli scandali, ma questa volta la direttiva ordina di parlare di due temi: il denaro speso nelle campagne elettorali e la ricchezza personale dei candidati.
In effetti, la copertura dei media cinesi sulle elezioni americane, secondo una ricerca effettuata su Baidu (il più grande motore di ricerca in Cina) e sui siti web affiliati agli organi di Stato, corrisponde a grandi linee alla direttiva statale: osservando ad esempio il numero di articoli che parlano delle elezioni, si scopre che gli articoli al vetriolo superano di gran lunga quelli che si esprimono in termini misurati o positivi. 

Il 30 gennaio e il primo febbraio, China Central Television, media portavoce del Partito, ha attaccato le primarie degli Stati Uniti in due servizi distinti. La stazione televisiva le ha definite «una prova delle abilità dei candidati» e «le elezioni per i ricchi che aggravano la polarizzazione sociale». Anche le scene di amicizia tra le famiglie dei candidati sono state criticate come una messinscena che «mette molto alla prova le doti attoriali dei candidati».
Xinhua ha invece commentato che «l’elezione in America è sempre più un gioco per ricchi», attribuendo le responsabilità alle «carenze intrinseche nel sistema elettorale americano». 

Naturalmente, simili punti di vista critici ci sono anche negli Stati Uniti; ma in America il clima è caratterizzato da pluralismo, ogni notizia è compensata da molteplici punti di vista e da un’ampia libertà d’espressione.
Nel contesto cinese invece, questo genere di attacchi serve esclusivamente a denigrare la democrazia in se stessa, allo scopo di sostenere la legittimità della dittatura del Partito.

E alcune rimostranze sulla democrazia americana sono degenerate nella meschinità; per esempio, il sito del Dipartimento d’Organizzazione di Chongqing (responsabile di questioni riguardanti i lavoratori) ha avvertito che «se sei un elettore degli Stati Uniti, nel caso in cui si lascino le proprie informazioni personali a qualsiasi società, i partiti politici possono ottenere quelle informazioni per identificare i potenziali sostenitori».
La Scuola del Partito, il centro di formazione ideologica del Partito Comunista, invece se la prende col giorno in cui si è svolta l’elezione: «tenerla il martedì non va proprio bene per una società industriale ad alto ritmo. Gli americani sono molto stanchi, dato che hanno lavorato il giorno precedente: come possono avere l’energia per esprimere un voto?».

Anche il Dipartimento Centrale di Traduzione e Compilazione ha espresso un parere sulle elezioni statunitensi. Dapprima ha riferito che «molti Paesi in via di sviluppo prendono atto delle ‘elezioni’ nel sistema statunitense in modo superficiale, ma non riescono a vedere i difetti del sistema elettorale democratico occidentale». In seguito, il Dipartimento ha continuato con un apparente monito per qualunque Stato che abbia aspirazioni democratiche: «Alcuni di questi Paesi hanno anche delle elezioni nazionali o un referendum nazionale e, alla fine, cadono nel caos sociale e politico».


Articolo in inglese: ‘The US Presidential Primaries in the Eyes of Chinese Media

 
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