L’avanzo commerciale della Germania strozza l’eurozona

L’ex governatore della Federal Reserve Ben Bernanke è diventato blogger. Alcuni mesi fa ha iniziato a scrivere affrontando il problema dei bassi tassi di interesse e ha dibattuto con Larry Summers sulla stagnazione della crescita.

Nel suo terzo post per la Brookings Institution (un’associazione di esperti di politica ed economia con base a Washington), Bernanke ha criticato la Germania perché quest’ultima non fa nulla per diminuire il proprio avanzo commerciale. Cosa che dovrebbe fare, secondo Bernanke, visto che l’avanzo commericale tedesco rappresenta un danno per gli altri Paesi europei.

Prima del summit economico primaverile del G20, quindi, l’ex capo della Fed lanciava suggerimenti sul comportamento che la Germania dovrebbe tenere, per fare la sua parte per rimediare alla profonda recessione che sta colpendo i Paesi europei inclusi nell’eurozona.

Nel 2014 l’avanzo commerciale della Germania è stato di circa 250 miliardi di dollari, circa il 7 per cento del Pil (il valore totale dei beni e servizi prodotti) puntualizza Bernanke citando la Bundesbank tedesca.

Secondo Bernanke, le ragioni principali per cui la Germania ha un avanzo commerciale così elevato – al punto da superare perfino quello cinese – sono tre: la prima è che senz’altro la Germania produce beni di alta qualità che godono di elevata domanda; la seconda è che, attuando una politica fiscale severa, mantiene la spesa pubblica (incluse le voci per importazione) sotto stretto controllo. Mentre la terza ragione – la principale – è che l’euro è troppo debole.

Tradotto: la valuta che la Germania condivide con altri 18 Paesi è troppo debole per essere coerente con la forza commerciale tedesca. Nel luglio 2014, ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha stimato che il tasso di cambio tedesco – corretto secondo l’inflazione – fosse sottostimato dal 5 al 15 per cento. E da allora l’euro non ha fatto che indebolirsi ancora di più.

«Un euro relativamente debole, rappresenta una sottostima del beneficio di cui la Germania gode in virtù della partecipazione all’unione monetaria» dice senza mezzi termini Ben Bernanke.

Quello che è spesso visto come un indicatore di un’economia forte, è quindi oggetto di forte critica da parte dell’ex governatore della Federal Reserve, considerato che altri Paesi della zona Euro sono in profonda recessione.
L’ex capo della Fed spiega infatti che l’avanzo commerciale della Germania sta senza dubbio danneggiando le altre nazioni appartenenti all’euro, che sono costrette a combattere con tassi di disoccupazione elevati proprio mentre hanno i loro bilanci in brutte condizioni. Motivo per cui non possono espandere la spesa pubblica né abbassare le tasse per stimolare la domanda interna.

Gli squilibri dell’eurozona sono dannosi perché generano squilibri finanziari e squilibri di crescita, spiega Bernanke, per poi suggerire che la Germania adotti tre provvedimenti: primo, investire di più in opere pubbliche, così da diminuire l’avanzo commerciale, aumentando le entrate e la spesa interna e – nel contempo – aumentare i salari e l’occupazione; secondo, alzare i salari dei lavoratori tedeschi, per aumentare le entrate interne e i consumi, ottenendo allo stesso tempo la riduzione dell’avanzo commerciale.

Come terzo provvedimento, infine, Bernanke consiglia caldamente di attuare alcune specifiche riforme mirate, quali ad esempio l’introduzione di incentivi fiscali per gli investimenti privati effettuati entro i confini nazionali e la rimozione delle limitazioni a nuove costruzioni nel settore dell’edilizia.

Inoltre, Bernanke aggiunge che la Germania dovrebbe supportare la Banca centrale europea, nello sforzo di quest’ultima di centrare i propri obbiettivi di inflazione attraverso la nuova politica di Alleggerimento quantitativo (altrimenti noto come ‘Qe’, Quantitative easing).

«È vero che una politica monetaria più permissiva indebolirà l’euro, cosa che di per sé tenderà ad aumentare, piuttosto che diminuire, l’avanzo commerciale tedesco» ammette l’ex capo della Fed. Ciononostante, la politica monetaria di maggior manica larga causerà anche un aumento dell’inflazione nell’eurozona, e faciliterà il recupero di competitività e la ripresa dell’economia in tutti i Paesi dell’area euro, Germania inclusa.

 

Articolo in inglese pubblicato su: www.ntd.tv

 
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