L’altra faccia della Scienza: la vita necessita di un Creatore

Da sempre, il dibattito scientifico tra evoluzionisti e creazionisti è molto acceso: da una parte, la teoria comunemente accettata postula l’esistenza della vita a seguito di processi casuali; dall’altra, i creazionisti non riescono a spiegare l’origine della vita se non attraverso l’esistenza di una intelligenza superiore.

In questo terzo articolo critico sulla teoria dell’evoluzioneEpoch Times riporta l’intervista a Reinhard Junker, che da trent’anni lavora come ricercatore presso l’associazione scientifica tedesca Wort und WissenJunker, la cui formazione spazia dalla biologia alla matematica fino alla teologia, è coautore di un ampio trattato critico sull’evoluzione, punto di riferimento in materia.

Il concetto di evoluzione della specie è generalmente associato alla teoria di Darwin, ma questa teoria parla di ‘microevoluzione’ e ‘macroevoluzione’. In che cosa consistono e quali sono le differenze?

Microevoluzione significa adattamento, specializzazione o raffinamento sulle basi della diversità genetica e strutturale pre-esistente, compresa la variabilità genetica, riguarda il manifestarsi di strutture già complesse e funzionali, e anche di comportamenti. Dall’altra parte, la macroevoluzione indica lo sviluppo di nuove strutture con nuove funzioni. Un esempio di macroevoluzione sarebbe la creazione di una piuma adatta al volo.

La microevoluzione è stata osservata in natura in modo inequivocabile?

Decisamente sì: possiamo osservare processi come la mutazione e la selezione, anche altri processi microevolutivi, in laboratorio e all’aperto e si possono utilizzare nelle coltivazioni.

E per quanto riguarda la macroevoluzione?

No. In effetti ci sono degli esempi in cui, mediante le mutazioni, possono essere prodotte nuove sostanze per scomposizione oppure si sviluppano nuove esistenze. Ma non sono richiesti nuovi enzimi o nuove vie metaboliche: l’apparizione di strutture davvero nuove non è stata affatto osservata. Di conseguenza, le transizioni macroevolutive vengono indicate indirettamente da somiglianze o scoperte a livello dei fossili, ma queste conclusioni sono incerte e non chiare. Nel contesto sperimentale, il divario tra i cambiamenti osservati e le novità richieste per la macroevoluzione è ancora enorme.

La selezione naturale menzionata da Darwin determina l’evoluzione?

La selezione naturale, come dice la parola, seleziona, cioè restringe. A partire da una certa varietà di manifestazioni di una specie, ne sopravvive solo una parte, ovvero le forme più adatte, che sono quelle che si riproducono maggiormente. Il problema principale dell’evoluzione però non è la sopravvivenza di queste varietà, ma l’emergere di novità vere e proprie.

Esistono evidenze scientifiche inconfutabili che provino la validità della teoria di Darwin?

Esiste una serie di reperti a supporto dell’evoluzione degli esseri viventi, ma la loro autenticità è discutibile. Bisogna ricordare questo: si tratta di una valutazione basata su indizi, non su prove in senso stretto. Molti indizi, come per esempio le somiglianze tra varie creature, possono essere visti come prove di un’evoluzione generale, in realtà possono anche essere accettate se non si crede nell’evoluzione ma in una creazione diretta. Anche nel caso della creazione, ci si aspettano molti casi di somiglianza tra varie specie, lo stesso vale per altri indizi: se ne può discutere, pertanto gli indizi sono spesso ambigui e gli scenari possibili molteplici.

Al giorno d’oggi, come viene considerata la teoria dell’evoluzione di Darwin da studiosi, accademici e scienziati?

Qui bisogna distinguere tra teoria dell’evoluzione generale e, soprattutto, Darwinismo o Neo-Darwinismo: in quest’ultimo caso, si tratta più o meno dello stesso concetto dell’evoluzione, cioè che tutti gli esseri viventi in qualche modo derivino da antenati e che tutti abbiano avuto un antenato in comune, è una tesi generalmente accettata (che io però non condivido).

Tuttavia, per quanto riguarda il modo in cui tutto questo sia avvenuto, esistono diverse opinioni sui meccanismi dell’evoluzione rispetto a venti o trenta anni fa: oggi c’è un considerevole numero di biologi che ammette che i meccanismi della macroevoluzione, quelli riguardanti lo sviluppo di vere novità, non sono stati ancora chiariti. In realtà la questione stessa se questo meccanismo esista o no, rimane aperta.

La teoria dell’evoluzione postula l’esistenza di un ‘brodo primordiale’. Esistono lacune in questa teoria?

Prima di tutto, l’esistenza di un ‘brodo primordiale’ è una pura ipotesi. Si possono ottenere delle molecole semplici da un brodo primordiale mediante reazioni chimiche con l’aggiunta di energia; tra le tante, per esempio, alcuni amminoacidi che si trovano nelle proteine delle creature oggi esistenti, possono essere creati. Ciononostante permangono seri problemi, poiché non tutti gli amminoacidi possono essere ottenuti in questo modo e – peggio ancora – l’aggregazione di molecole e proteine a catena lineare non funziona. Si potrebbe dire che, dal punto di vista chimico, il percorso che porta alle proteine è bloccato, a meno che non vi sia l’intervento di un chimico; ma questo non può avvenire nella teoria del brodo primordiale. In modo simile, il percorso verso gli acidi nucleici – la molecola del Dna – è anch’esso bloccato, e anche disponendo di proteine e Dna, si è comunque ancora lontani dalla vita. Parlare degli anelli mancanti è limitativo: quando si parla di una teoria sull’origine della vita, mancano proprio le basi.


Reinhard Junker, ricercatore e coautore di un ampio trattato critico sull’evoluzione (Wort-und-wissen.de)

Darwin disse che la sua teoria, per essere valida, deve prevedere l’esistenza di forme fossili intermedie. Sono stati scoperti questi tipi di reperti?

Dipende da cosa si intende per forma intermedia. Esistono numerose cosiddette ‘forme mosaico’, sia fossili che tra le specie viventi di oggi: forme che combinano caratteristiche che sarebbero tipiche di gruppi diversi. Per esempio, l’ornitorinco ha un becco da anatra, depone le uova, eppure possiede anche peli da mammifero e ghiandole mammarie. Questo ‘mosaico’ non rientra nelle forme intermedie dell’evoluzione, mentre altri mosaici possono essere interpretati come forme intermedie, anche se non è accertato. La questione decisiva, tuttavia, riguarda i casi in cui vengono sviluppate nuove parti complesse, come le piume degli uccelli o il volo dei pipistrelli, in questi casi i salti evolutivi sono spesso improvvisi.

Cosa pensa dell’Archaeopteryx, che viene considerato da molti studiosi come il miglior esempio di forma intermedia, a metà tra i rettili e gli uccelli?

In termini di struttura, l’Archaeopteryx può essere interpretato come un anello di congiunzione tra i dinosauri e gli uccelli di oggi, tuttavia possiede piume come gli attuali uccelli e da questo punto di vista non può essere considerato una forma intermedia. Nel complesso, l’Archaeopteryx ha una struttura corporea specifica, caratteristica che gli permette di essere considerato una categoria a sé, che non discende da altre forme.

Si può ipotizzare che non siano state rinvenute forme intermedie a causa della scarsità di fossili?

Considerate le 250 mila specie di fossili descritte, un bel numero, non mi sembra molto credibile; ovviamente, potranno sempre verificarsi nuove scoperte che colmeranno varie lacune, ma potrebbe accadere anche l’opposto: nuovi ritrovamenti potrebbero rendere le attuali mancanze ancora più evidenti.

Ritiene che gli organi vestigiali possano essere considerati prove dell’evoluzione?

È stato provato, volta dopo volta, che gli organi rudimentali hanno una funzione e non vanno intesi come eredità di uno stadio evolutivo precedente. Lo studio di questi organi ha regolarmente evidenziato la nostra mancanza di conoscenza precedente, di conseguenza, gli organi rudimentali non sono adatti a essere considerati prove a favore dell’evoluzione. Anche molti biologi evoluzionisti lo ammettono, dato che la scarsa utilità o l’inutilità completa di qualcosa è difficilmente dimostrabile.

Gli embrioni di Haeckel mostrano una forte somiglianza tra loro: può essere interpretato come prova dell’evoluzione?

Le somiglianze tra gli embrioni di specie diverse di vertebrati non sono affatto così grandi come ha sbandierato Ernst Haeckel. A quel tempo, i dettagli erano stati esplorati troppo poco e Haeckel ha anche fornito una rappresentazione esagerata delle somiglianze esistenti. Nel frattempo è diventato evidente che lo sviluppo embrionale ha avuto luogo in modo nettamente diverso, pur essendoci casi di una certa somiglianza in alcune fasi. È tuttavia interessante notare che i primissimi stadi embrionici sono particolarmente dissimili nei diversi gruppi di vertebrati, quindi lo sviluppo embrionale non costituisce un buon elemento a favore dell’evoluzione.


Rappresentazione degli embrioni di Haeckel. Secondo Haeckel, l’embrione umano durante il suo sviluppo assomiglia a diverse specie animali (Wikimedia Commons) 

Per quanto riguarda l’uomo, si è sempre detto che il famoso scheletro di Lucy potrebbe essere considerato un anello di congiunzione

Lucy è probabilmente il fossile più noto appartenente agli Australopitechi, i loro crani erano chiaramente scimmieschi e non umani, e lo stesso vale per la gabbia toracica; alcune caratteristiche della zona pelvica e delle gambe sono state considerate indicative dell’abitudine a camminare in piedi, ma è una questione controversa. Alcune strutture, a livello di scheletro, sono più adatte ad arrampicarsi e a muoversi alternando le mani per terra: nel complesso Lucy non è un buon anello mancante.

Esistono esempi indiscutibili di anello di congiunzione tra umani e scimmie?

No, non esistono scoperte che provino una transizione tra scimmie e uomini. Singole caratteristiche di alcuni fossili si può dire che si trovano in posizione intermedia, ma è sempre necessario fare confronti tra le forme per intero, e gli organismi nel complesso devono corrispondersi.

Numerosi scienziati ritengono che gli anelli di congiunzione siano rari e controversi. Qual è il suo pensiero?

Il problema è prima di tutto stabilire una buona definizione di anello mancante, così come detto prima per le forme intermedie. Esistono senza dubbio molte forme mosaico, che combinano le caratteristiche tipiche di diversi gruppi di animali, ma queste sono davvero forme di passaggio nell’albero dell’evoluzione? Direi più no che sì, e anche quando sembrano adatte a essere anelli nella catena evolutiva, si tratta sempre di un’interpretazione e non di un dato di fatto.

È stato anche osservato che nella stratigrafia dei fossili, le specie scompaiono e poi si ripresentano. Come si spiega?

Esistono in effetti vari esempi dell’assenza temporanea di certe specie o di interi gruppi di creature viventi. Va ricordato che possono esserci molte ragioni perché specie esistenti siano presenti in modo intermittente nel tempo tra i fossili o non siano affatto presenti. Non tutto quello che è esistito deve per forza lasciare tracce nella documentazione fossile.

Nel 2005 un team di scienziati ha affermato che nelle epoche geologiche passate, il decadimento radioattivo era più veloce, il che porterebbe a una significativa riduzione dell’età della Terra. Questo potrebbe avere delle ricadute sulla datazione dei fossili?

La prova della possibilità di un decadimento radioattivo accelerato avrebbe in effetti conseguenze enormi per la datazione radiometrica. Tuttavia, per quanto ne so, questa prova non esiste.

Quale può essere la probabilità che un organismo vivente si sia originato da processi casuali?

Tutte le creature hanno dei processi molto complessi e controllati da informazioni sofisticate; da quanto sappiamo, processi accidentali o puramente regolari non sono affatto capaci di produrre tali cose: sarebbe estremamente improbabile.

Esistono prove secondo cui gli esseri viventi si siano formati dalla mente di un ‘Creatore’?

Quello che ho dichiarato nella risposta precedente è l’indizio di questo: ci rendiamo conto che più esaminiamo e comprendiamo gli esseri viventi, più si trovano i tipici segni di una pianificazione. Tutti i fenomeni degli esseri viventi, che richiedono degli equilibri su vari livelli di organizzazioni della vita, sono indizi di un Creatore. Perchè un Creatore intelligente e intellettualmente creativo, può anticipare costellazioni future, pianificare in accordo con esse e raggiungere e realizzare degli obiettivi: questo corrisponde alla nostra esperienza, senza eccezioni. Le strutture e i processi degli esseri viventi dimostrano in modo impressionante la necessità di un’intelligenza nel produrli.

Infine, la teoria dell’evoluzione e della creazione hanno dei punti in comune?

Sì: la capacità degli esseri viventi di adattarsi ai cambiamenti delle condizioni ambientali, esistono vari meccanismi preposti per questo. Mentre i teorici dell’evoluzione vedono in questa capacità il potenziale per un’evoluzione innovativa, io sono convinto che questo sia un ‘programma’ che permette alle creature viventi di vivere e sopravvivere per molte generazioni in condizioni ambientali variabili. Questi meccanismi contribuiscono a preservare una specie, ma non sono creativiIn principio costituivano il massimo corredo possibile e le massime capacità di adattamento possibili: un inizio ottimale per la vita.

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