L’accordo tra l’intelligence italiana e i trafficanti in Libia

Nel ridurre l’emergenza migranti, gli interventi del governo libico e del governo italiano sono stati – a detta di tutti – efficaci. E i numeri parlano chiaro: il calo degli sbarchi, tra i mesi di agosto del 2017 e del 2016, è stato di circa l’86 per cento. Dall’Europa alle forze politiche, quasi tutti hanno applaudito l’operato del ministro degli Interni Minniti. Ma a volte i risultati più rapidi sono quelli raggiunti con metodi controversi: sono vari infatti i giornali stranieri che accusano l’Italia di star cooperando con le milizie libiche e con i trafficanti stessi.

Oltre ad aver ristretto l’operato delle Ong, accusate di agire talvolta in modo inadeguato, il governo italiano sta cooperando con quello libico, e questa cooperazione porta dei frutti: la Libia ha cominciato a far valere i propri diritti sulla parte di mare che le spetta, smettendo di lasciare campo libero alle Ong, che in passato si avventuravano senza problemi nelle acque del Paese africano per trarre in salvo i migranti (o, secondo diversi osservatori, per fare loro da tassisti). Ma secondo inchieste di Reuters e di Associated Press, non finisce qui: la partenza dei migranti dalla Libia sarebbe ostacolata principalmente dalle milizie libiche, le quali, con metodi a dir poco rudi, starebbero impedendo ai migranti di imbarcarsi.

La situazione della Libia è molto complessa a livello politico, dal momento che il governo non ha il controllo su numerose milizie – gruppi militari spesso in parte criminali – che rappresentano il potere reale a livello locale. Fonti di Reuters affermano che a Sabratha (importante punto di partenza per i migranti in Libia) un gruppo formato da varie centinaia di civili, poliziotti e soldati starebbe conducendo una «campagna» lanciata da un «ex boss mafioso» per impedire ai migranti di partire: «Hanno detto che è molto difficile partire da Sabratha – conferma Flavio di Giacomo, portavoce dell’Organisation for Migration in una intervista a Reuters – Ci sono persone che fermano le barche prima che partano, e se riescono a partire in mare vengono subito rimandate indietro». L’Organisation for Migration non ha risposto in tempo utile a una richiesta di intervista da parte di Epoch Times.

Tra le fonti di Associated Press (Ap), che ha riportato una versione simile dei fatti, c’è disaccordo su chi sia stato – la Libia o l’Italia – ad aver pagato le milizie per mantenere l’ordine, ma l’agenzia americana sostiene che i gruppi militari principalmente coinvolti nel tenere a bada i migranti sarebbero al-Ammu e la Brigata 48.

Sempre ad Ap, Bashir Ibrahim, portavoce di al-Ammu – forte di 400-500 combattenti – ha raccontato che un mese fa le due milizie appena citate avevano raggiunto un accordo «verbale» con i governi italiano e libico. Secondo il portavoce, al-Ammu sarebbe affiliata al Ministero della Difesa, mentre la Brigata 48 al Ministero degli Interni. Non risultano tuttavia ulteriori prove di questo legame, oltre alla sua dichiarazione.

In cambio del loro operato, secondo Ibrahim le milizie riceverebbero equipaggiamento, barche e soldi. Ma la situazione sarebbe temporanea: «Se il sostegno alla brigata di al-Dabashi [il nome completo della al-Ammu è Brigata del Martire Anas al-Dabashi, ndr] si fermerà, essa non avrà la capacità di continuare a fare il suo lavoro e il traffico riprenderà».
Altri osservatori tuttavia vedono le brigate libiche più come dei gruppi mafiosi, all’occasione corruttibili, che dei soldati da stipendiare perché possano lavorare in modo professionale. Il legame con il governo libico potrebbe non derivare dal dovere e dalla legalità, ma dalla semplice convenienza momentanea.

Altre fonti anonime di Ap confermano la versione, compresa una fonte nella sicurezza libica, che commenta, riferendosi alle milizie: «I trafficanti di ieri sono gli anti-trafficanti di oggi […] Quando finirà la luna di miele tra loro e gli italiani, ci ritroveremo in una situazione ancora più pericolosa». Fonti della Farnesina tuttavia smentiscono con decisione all’Ansa: «Il governo italiano non tratta con i trafficanti».

TRATTATIVE ‘INDIPENDENTI’ DELL’INTELLIGENCE ITALIANA?

Secondo Abdel-Salam Helal Mohammed, direttore generale del Dipartimento per Combattere la Migrazione Illegale, sotto il controllo del Ministero degli Interni libico, l’Italia avrebbe incontrato membri della milizia al-Ammu e raggiunto direttamente un accordo, episodio confermato da un funzionario della sicurezza e da uno della polizia. Il funzionario ha aggiunto che l’accordo sarebbe stato stretto da membri dell’intelligence italiana e delle milizie, senza l’intervento di rappresentanti ufficiali del governo italiano o libico.

 

 
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