La Merkel apre ai profughi: lieto fine della marcia della speranza

Centinaia di migranti – gran parte dei quali provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan – diretti in Germania via Ungheria, ridotti a proseguire a piedi il loro viaggio, dopo che le autorità ungheresi le avevano fatte scendere dal treno su cui viaggiavano.

Il cammino a piedi dei disperati era proseguito attraverso l’Ungheria verso l’Austria via autostrada, motivo per cui il governo ungherese aveva offerto un ‘passaggio’ via bus fino al confine austriaco. Forse per compassione, forse per scongiurare il pericolo di incidenti stradali, i disperati erano infatti stati caricati su un centinaio di pullman che nel corso della notte erano arrivati al confine austriaco.

La situazione era quindi molto tesa, drammatica. E ambigua: nei giorni scorsi sembrava chiaro che la Germania rifiutasse l’ingresso ai disperati in cerca di asilo. Finché – nella notte – tutto si è risolto: Angela Merkel ha dichiarato massima disponibilità da parte della Germania, e nessuna limitazione all’accolta di profughi che richiedano asilo politico. E l’Austria, come la sua ormai secolare tradizione prevede, sembra anche questa volta allineata alla posizione della Germania.

Nel ‘braccio di ferro’ virtuale con la potenza germanica, quindi, questa ondata di profughi ha avuto la meglio, per ora: i migranti, dopo aver ricevuto accoglienza, cibo e cure mediche, verranno identificati, e solo chi ne abbia effettivamente diritto potrà chiedere asilo politico. Per gli altri ci sarà l’espulsione.

Nel frattempo, anche l’inflessibilità tanto ostentata anche più a nord, in Gran Bretagna, inizia a sgretolarsi: il primo ministro inglese David Cameron, che fino a pochi giorni fa non solo parlava di «Sciami di persone che assediano la Gran Bretagna in cerca di lavoro» ma manifestava l’intenzione di chiudere la porta perfino ai cittadini Ue, adesso cambia rotta: «Agiremo con la testa e con il cuore», spiega riferendosi all’apertura delle frontiere britanniche a migliaia di profughi siriani. Evidentemente, il sollevamento popolare (340 mila firme raccolte in poche ore) ha ricondotto Cameron a un più canonico e mite realismo politico.

La situazione rimane però drammatica, e la crisi è tutt’altro che risolta. Perché l’eterna Crisi Mediorientale, che per tanti decenni ha significato guerre localizzate, guerriglie sparse e conflitti atroci ma lontani in tutti i sensi, è ormai uscita dai propri confini.

Oggi non è più soltanto questione di guerre, per quanto terribili, remote e dalle limitate ripercussioni sull’Europa: ormai il problema è rappresentato dalle dirette conseguenze demografiche, sociali ed economiche di questo enorme conflitto senza fine.

 
Articoli correlati