La malagestione Alitalia atterra in tribunale

La Procura della repubblica di Civitavecchia avrebbe aperto un’indagine sulla malagestione dei fondi di Alitalia nel periodo di tempo che va dal novembre 2014 al marzo 2015. Oggetto dell’ipotesi di reato sarebbe in particolare un componente meccanico del motore degli aerei, venduto in quel periodo dai manager di Alitalia per 1.500 dollari negli Usa, per poi essere ricomprato poco tempo dopo dalla stessa Alitalia a 215 mila dollari.

A riportare la notizia è Il Fatto Quotidiano, che riferisce però anche di come Alitalia abbia comunicato di ritenersi parte lesa nella vicenda, e di aver presentato a sua volta una denuncia alla Procura di Civitavecchia.
Insomma: proprio mentre Alitalia stava per essere ceduta a Ethiad, con 2.251 esuberi imposti dagli arabi, qualcuno non si sarebbe fatto scrupolo di arricchirsi a spese della compagnia in difficoltà.

I magistrati che dovranno far luce sulla a dir poco assurda questione e identificare l’artefice o gli artefici della presunta truffa ai danni della compagnia aerea, hanno ricevuto la segnalazione dal sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. Che a sua volta aveva ottenuto da alcuni sindacalisti Cub Alitalia una documentazione di un’analisi dettagliata sui bilanci dell’ex compagnia di bandiera.

Il fatto più preoccupante, a questo punto, è che il caso potrebbe non essere isolato, e potrebbero sussisterne di analoghi con altri componenti venduti e ricomprati a prezzi anche superiori; spese che si aggiungerebbero agli altri extracosti (carburante, manutenzione, leasing eccetera) che hanno portato Alitalia al fallimento.

La notizia del pezzo ricomprato da Alitalia a un valore di 143 volte superiore a quello del prezzo di vendita, rinforza notevolmente l’opinione generale secondo cui il motivo della crisi dell’ex compagnia di bandiera italiana oggi commissariata, sia imputabile esclusivamente a una cattiva gestione manageriale protrattasi nel corso degli anni. Posizione enfatizzata a dicembre scorso dal professor Gaetano Intrieri nel corso di un’assemblea pubblica agli Stati Generali del trasporto aereo organizzata dal M5S.
In quell’occasione, Intrieri – che è docente di modelli avanzati e controllo di gestione all’Università di Tor Vergata di Roma e consulente aeronautico – aveva parlato di diversi inspiegabili buchi di bilancio nelle casse di Alitalia, dagli anni dei ‘Capitani coraggiosi’ all’era Ethiad, fino al commissariamento del 2017. Questo basandosi su una sua stessa analisi del bilancio di Alitalia al 31 dicembre 2015, pubblicata dall’agenzia Avionews nell’ottobre del 2016.

Tra le ragioni di ‘perdita’ più importanti esposte dal professor Intrieri, ci sarebbe anche la scelta del prezzo di vendita di sette slot che Alitalia possedeva sull’aeroporto di Heathrow. Slot con delle «bande orarie ricercatissime, ovvero le migliori, al mattino», che sarebbero stati venduti a soli 12 milioni di dollari l’uno, «prima con l’ingegner Sabelli, poi con la gestione di mr. Hogan». Quindi sempre nel periodo di transizione a Ethiad.
Sebbene il prezzo di vendita, come sottolineato da Intrieri, sia stato ritenuto congruo anche successivamente dai commissari straordinari, l’Economist ha in seguito dato un’idea di quello che avrebbe dovuto essere in realtà il giusto prezzo, pubblicando l’esempio di Air France, che ha venduto uno stesso identico slot (uno solo) su Heathrow a 74 milioni di dollari.
Quindi, sette slot che potevano valere potenzialmente 500 milioni di dollari, «il costo di tutti i dipendenti Alitalia in un anno», sono stati praticamente «regalati a Ethiad». Tutto questo, aveva concluso il docente, «per poi andare a chiedere la cassa integrazione dei dipendenti e i soldi ai contribuenti».

 
Articoli correlati