La Gazza ladra torna alla Scala, intervista al tenore Edgardo Rocha

Famosa per la sua grandiosa apertura sinfonica, l’opera La Gazza ladra di Gioachino Rossini, è diventata popolare subito dopo il suo grande successo al Teatro alla Scala il 31 maggio del 1817. A duecento anni dalla sua prima rappresentazione, l’opera rossiniana torna al Teatro alla Scala dal 12 aprile al 7 maggio 2017, con una nuova produzione e sotto la direzione d’orchestra di Riccardo Chailly.

Debutta in questa occasione il regista Gabriele Salvatores, premio Oscar con Mediterraneo, mentre si affermano grandi nuove voci del panorama lirico, tra cui il soprano Rosa Feola che interpreta la cameriera Ninetta, innamorata di Giannetto, e il tenore Edgardo Rocha, che vestirà i panni di Giannetto.
Epoch Times ha intervistato il tenore Edgardo Rocha:

Quali sono per lei gli aspetti più interessanti o cosa la colpisce di più di quest’opera di Rossini?

Particolarmente, in quest’opera si apprezzano momenti molto drammatici che raramente si vedono in altre composizioni rossiniane. Un esempio è la scena del tribunale del secondo atto. Mi colpisce particolarmente il cambiamento che avviene nel finale del primo atto, quando l’opera passa da buffa se così la vogliamo chiamare, a seria e tragica. Rossini scrive delle frasi cantabili magnifiche, che si sviluppano in un concertato esuberante come solo lui sapeva fare.

Cosa significa per lei, vestire i panni di Giannetto al Teatro alla Scala in Italia, la patria del Belcanto?

Cantare alla Scala è sempre una responsabilità e un onore. È il tempio dell’opera per noi cantanti latini, e credo si debba portare molto rispetto sia al pubblico che alla magnificenza di questo Teatro. Il fatto che La Gazza ladra manchi da 176 anni alla Scala, amplifica questa responsabilità ma anche la soddisfazione di essere parte di questo evento Rossiniano che credo meriti l’importante accoglienza che la Scala gli ha riservato.

Cosa può dirci del suo personaggio Giannetto? È difficile da interpretare o è riuscito a calarsi nella parte senza alcun problema?

Giannetto non è il solito ruolo di tenore Rossiniano come può essere Ramiro o Lindoro. Va molto più in là del punto di vista drammaturgico. Se lo vogliamo comparare a qualcuno si potrebbe dire che è una specie di Don Ottavio rossiniano. Gioca molto con i sentimenti e la moralità dell’essere umano. È una sorta di lotta tra l’amore che lui prova per Ninetta e il dubbio che lei sia colpevole. Musicalmente è particolarmente difficile perché entra in scena con un’aria di bravura: Vieni fra queste braccia, che non ha un cantabile ma bensì un marziale, perché Giannetto arriva dalla guerra dopo tanto tempo di assenza. Quindi il carattere è ben diverso dalle altre arie che siamo abituati a sentire in Almaviva o Lindoro. Questo richiede un canto di slancio particolare.

 

Quando e come ha capito che il canto lirico sarebbe stato la sua vita? Quali sono stati i suoi maestri più importanti?

Ho capito che potevo cantare tardi. Avevo 17 anni quando la mia professoressa di filosofia che era un soprano lirico anche lei, essendo a conoscenza del fatto che suonavo il pianoforte, mi chiese di accompagnarla in un concerto. Mi ha suggerito di cantare qualcosa con lei e in quel momento ho capito che quello era il mio mestiere. I miei maestri che ritengo importanti sono stati Fisichella, Blake e attualmente Ansorena.

Cosa significa per lei cantare, e come inquadrerebbe la sua voce nella sua carriera nel Belcanto?

Cantare mi rende felice, e poter trasmettere questa felicità è un dono prezioso. Credo che un mondo senza musica sarebbe inimmaginabile. Sono fiero di essere un portavoce della musica, di mettermi al servizio di quest’arte sublime. La mia voce ha delle particolarità che la rendono adatta per il repertorio belcantistico. Mi sento a mio agio con la musica dell’800 e anche con Mozart. Non mi considero un specialista anche perché non credo alle etichette.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Penso al futuro continuando con lo stesso repertorio, intercalando chissà qualche ruolo più complesso drammaticamente nei prossimi anni. Mi piace molto la recitazione e voglio approfondire sempre di più lo studio dei personaggi.

 
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