La dialettica di Hegel come ‘anima’ del comunismo

Nonostante tutti i discorsi sul ‘progresso’, il ventesimo secolo è stato uno dei più violenti della Storia umana. E gran parte di questa violenza – che ha prodotto almeno cento milioni di morti – è stata generata dal comunismo, una dottrina che ha tuttora forte presa sulle menti di milioni di persone in tutto il mondo.

Il comunismo seduce le persone con un’apparente benevolenza: fa credere di volersi prendere cura dell’umanità e che la sua intenzione sia portare la felicità, precisando però che questa felicità può essere ottenuta solo dopo che una parte della società è stata repressa e annientata.

L’uso spietato della censura e dell’eliminazione fisica è da sempre un tratto caratteristico dei sistemi comunisti, e la promessa di arrivare alla felicità attraverso la distruzione di tutte le gerarchie sociali ha dimostrato di essere una menzogna: in tutto il mondo, il comunismo ha ripetutamente condotto a carestie, oppressioni e genocidi. Ma ciononostante continua a godere di una certa popolarità.

Per capire perché questa ideologia resista ancora, bisogna conoscere lo strumento fondamentale usato per arrivare alla rivoluzione, che convince le persone a mettersi le une contro le altre e per creare situazioni politiche che gli permettano di prendere gradualmente il controllo.
Questo strumento è la dialettica comunista – conosciuta anche come ‘materialismo dialettico’ – e usato per formulare una visione totalitaria del mondo, attraverso una reinterpretazione onnicomprensiva della realtà, e costruito secondo un modello assolutamente ateo e basato sul conflitto.

Il fondatore dell’Unione Sovietica Vladimir Lenin, ha descritto questa visione della ‘verità’ nel febbraio del 1920, in Kommunismus, il giornale dell’Internazionale Comunista, dicendo che «ciò che costituisce l’idea essenziale, l’anima vivente del marxismo, è un’analisi concreta di una situazione concreta».

I leader comunisti, usando la dialettica come strumento fondamentale di manipolazione, hanno riscritto la Storia con una nuova logica, insistendo sullo studio della dialettica di Lenin e applicandola alla storia del pensiero umano, alla scienza e alla tecnologia. Stalin, ex leader dell’Unione Sovietica, scrisse infatti nel 1938: «Il materialismo dialettico è la prospettiva sul mondo del partito marxista-leninista».

Nel marzo del 1937 Papa Pio XI, anni prima che il suo successore Pio XII scomunicasse i cattolici che professavano la dottrina comunista, descrisse la natura della dialettica comunista nell’enciclica ‘Sul comunismo ateo‘: «si fonda sui principi già predicati da Marx del materialismo dialettico e del materialismo storico», notando che la dottrina crede solo nel materialismo ateo, e sostenendo  che la materia «per ineluttabile necessità tende, in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una società senza classi». Pio XII aggiungeva che il materialismo dialettico è lo strumento che i comunisti usano per «acuire l’antagonismo» tra diverse componenti sociali, secondo l’idea che «il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi i leader comunisti lavorano per fomentare antagonismo e conflitto fra le diverse classi sociali; e la lotta di classe, con le suoi odi alla distruzione, prende l’aspetto di una crociata per il progresso dell’umanità. Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano».

CONTORSIONE DIALETTICA

La dialettica è un confronto tra due parti e la sua forma tradizionale, come quella socratica, cerca con le sue argomentazioni di giungere alla verità.

La dialettica comunista trae le sue origini dalle teorie del filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel, ma nel corso della Storia i leader comunisti, a cominciare da Marx, l’hanno manipolata per adattarla ai propri obiettivi. Nel 1908 Lenin scrisse in Materialismo ed empiriocriticismo che il termine ‘materialismo dialettico’ era stato coniato da Karl Kautsky e divulgato solo dopo la morte di Marx e Engels.

L’argomento fondamentale della teoria di Hegel trasposto nel comunismo è che ‘la contraddizione conduce avanti’: Marx e Engels usarono questo concetto, ma alterarono nel suo complesso la dialettica del filosofo tedesco, rimuovendo in primo luogo tutti gli elementi che non erano in relazione col materialismo, compresi quelli legati alla religione e alla moralità.

Il leader sovietico Joseph Stalin scrisse nel 1938 in Materialismo dialettico e storico, che l’unica parte che Marx e Engels conservarono della dialettica hegeliana era il suo ‘nocciolo razionale’, scartando tutti gli ideali morali. La descrisse come basata puramente sul rifiuto del divino, dichiarando che aveva messo da parte le idee hegeliane di ‘spirito universale’ e ‘coscienza’, considerando tutta la vita come nient’altro che ‘materia in movimento’.

INVERSIONE STRATEGICA

Mentre la dialettica tradizionale, cioè l’arte del ragionare, se ben usata aveva lo scopo di aiutare le persone a comprendere delle verità attraverso lo scambio di idee o considerando i diversi aspetti di una questione, la teoria comunista della dialettica materialista fa esattamente l’opposto: considera le diverse questioni della società, ne identifica gli opposti per assumere il conflitto che ne scaturisce come obiettivo, che impone come assoluto e indiscutibile.

Mao Zedong, fondatore del Partito Comunista Cinese, basò la sua dialettica sul capovolgimento di molte credenze sociali e religiose proprie dei sistemi orientali. Nelle sue Opere selezionate, Mao descrisse una visione capovolta della teoria taoista del taiji (yin-yang): mentre tradizionalmente le due parti opposte si integrano e si armonizzano a vicenda, nella dialettica comunista vi è un’opposizione tra due forze costantemente in conflitto tra loro, ‘uno diventa due, due diventa quattro’. In altre parole: divisione invece di unione.

La concezione di Mao secondo cui ‘uno diventa due’, è il fulcro della visione rivoluzionaria comunista basata sull’idea che, invece dell’armonia, bisogna fomentare la lotta tra tutti gli elementi tangibili: razze, classi sociali e persino nei legami coniugali. Secondo la dialettica comunista, l’obiettivo è che le persone rimpiazzino la fede con l’ateismo e l’armonia con la lotta.

Secondo Cliff Kincaid, autore di The Sword of the Revolution [La spada della rivoluzione, ndt], i leader comunisti concordavano con Lenin che il nucleo della dialettica fosse l’uso della contraddizione. Kincaid scrive infatti: «I soviet hanno definito il nucleo della dialettica una ‘divisione in opposti’, mentre Mao Zedong e gli ‘operai della filosofia’ cinesi hanno riassunto tutte le complessità della logica dialettica nell’espressione ‘uno si divide in due’».

Kincaid cita Alexander Markovsky, studioso del marxismo-leninismo dell’ex Unione Sovietica, che aveva affermato: «Nel mondo del materialismo dialettico marxista, il cambiamento è il prodotto di un costante conflitto tra opposti, che sorge dalle contraddizioni interne connaturate a tutti gli eventi, i movimenti e le idee. Perciò qualsiasi significativo cambiamento nella società, secondo il marxismo, deve essere accompagnato da un periodo di disordini».

Il teorico del marxismo Georgi Valentinovich Plekhanov scrisse nel 1928 in Dialettica e logica che la dialettica comunista segue tre leggi: identità, contraddizione e ‘esclusione del medio’. L’approccio di Plekhanov permette ai comunisti di fabbricare i dissidi identificando ogni questione con uno sviluppo materiale, per ‘contraddirla’ o invertirla, ed ‘escludere la via di mezzo’ spingendola verso i due estremi, che non tengono in considerazione i numerosi possibili punti di vista moderati.
Il concetto di ‘escludere il medio’ è esattamente l’opposto dell’antica saggezza condivisa ovunque nel mondo e nella tradizione dei pensatori di tutti i periodi storici: da Aristotele a Rumi, da Sakyamuni a Salomone, tutti rispecchiavano quanto affermato anche dal cinese Lao Zi, secondo cui «la cosa migliore è seguire la via di mezzo».

Il comunismo è basato sull’idea che la propria visione sia ‘utopica’ e che si realizzi con la conclusione di tutti gli sviluppi, e sull’ateismo che interpreta la Storia attraverso il materialismo dialettico, portando con sé l’idea che la società si evolva. Marx credeva che il comunismo sarebbe stato la «Fase finale» e che si potesse accelerare il processo generando il collasso economico, sociale e morale.
In altre parole per portare avanti la sua causa, il comunismo usa il materialismo dialettico per creare una falsa verità, esasperare le contraddizioni e i conflitti e giungere infine alla distruzione di tutte le tradizioni e le norme sociali.

Inoltre, l’idea di ‘escludere il medio’ segue l’idea di ‘partigianeria’ di Lenin, entrambe basate sulla prospettiva utopica. Lenin divideva le persone in due categorie: quelle che sostenevano la rivoluzione comunista e quelle che non la sostenevano. E chi non la sosteneva era ovviamente destinato alla distruzione.
Con il materialismo dialettico come forza motrice, i (veri) comunisti non lasciano quindi alternative: se l’altra parte scende a compromessi, possono avere la meglio, guadagnare terreno e continuare a spingersi in avanti implacabilmente, mentre l’altra parte viene gradualmente distrutta. Quando, invece, la rivoluzione violenta fallisce (come è successo in tutte le nazioni occidentali), il sistema applicato è una sorta di ritirata strategica, in cui spinge per la ‘tolleranza’, poi per l”accettazione’ e infine per un’ ‘adozione’ forzata.

Durante questo processo, chiunque dissenta viene etichettato politicamente, diventando oggetto di attacchi/linciaggi (di solito intellettuali, a volte anche fisici) da parte degli alleati comunisti. Questo è il punto centrale della ‘correttezza politica’ come formulata da Mao nel 1957, e del suo continuo sforzo per dare vita a una visione morale alternativa, basata sugli obiettivi del regime comunista e avendo alla radice l’inversione dialettica di ogni questione.

UNA VISIONE NEGATIVA DEL MONDO

La visione comunista globale del mondo, si forma attraverso l’inversione, e il materialismo dialettico è lo strumento con cui identificare le inversioni: attraverso questa prospettiva la sua percezione è caratterizzata da una pervasiva negatività. Lo scopo è manipolare il senso delle cose, in modo da indurre chi segue la sua dottrina a interpretare i problemi in base all’inversione fondamentale, seguendo così l’elemento negativo.

Per comprendere questo serve qualche spiegazione.
Ognuno di noi ha una propria comprensione del mondo: due persone che assistono al medesimo evento possono interpretarlo in modi diversi secondo la propria mentalità, formata attraverso la cultura, le credenze, l’educazione. Il comunismo mira a cambiare la mente delle persone, e il materialismo dialettico è lo strumento per instillare la ‘visione del mondo comunista’, che inverte le norme sociali per assumere un punto di vista negativo.

Secondo The Sword of Revolution di Cliff Kincaid, la dialettica comunista usa la contraddizione per creare la lotta contro le norme sociali, in base al principio comunista della «lotta degli opposti». Quando è applicata ai suoi obiettivi (la rivoluzione per rovesciare con la forza ogni gerarchia, sia sociale che spirituale) secondo Kincaid significa che, affinché il comunismo riesca a prendere il potere, i suoi concetti invertiti devono disgregare le percezioni precedentemente esistenti nella società. E poiché viene usata la dialettica per identificare le questioni a cui i comunisti si oppongono e quelle che sostengono, le politiche messe in atto possono essere molto diverse da Paese a Paese.

UN’IDEOLOGIA OSCURA

Uno dei punti chiave della trasformazione attuata da Marx e Engels della dialettica hegeliana, per dare forma alla dialettica comunista, fu la rimozione di tutti gli elementi spirituali. Eppure se analizziamo il materialismo dialettico dal punto di vista antropologico, rivela una credenza oscura e distruttiva.

I metodi di inversione propri della dialettica comunista non sono nuovi: l’approccio del capovolgimento per creare una comprensione alternativa è una caratteristica fondamentale delle pratiche occulte che producono le loro credenze capovolgendo le interpretazioni e le percezioni delle pratiche tradizionali.

Il concetto di ‘inversione’ è stato spiegato in dettaglio dal Terrorism Research Center nel libro del 2016 intitolato Blood Sacrifices: Violent Non-State Actors and Dark Magico-Religious Activities [Sacrifici di sangue: violenti attori non-statali e oscure attività magico-religiose, Ndt], rivisto da Robert J Bunker, Futurist in Residence dell’Fbi Academy in Virginia, e ricercatore aggiunto presso l’Istituto di studi strategici del War College, dell’Esercito Usa. Il termine ‘magico’ in questo caso si riferisce alla percezione e all’intenzione che sta dietro alle attività cerimoniali.

Il libro afferma che «noi, come specie, non percepiamo la realtà oggettiva ma piuttosto una serie di schemi simbolici limitati, mediati e interconnessi che, come individui, assumiamo essere la ‘realtà’» e che la nostra percezione della realtà può essere cambiata attraverso sistemi esterni, legati al modo in cui interpretiamo il significato di problemi o oggetti come ‘simboli’ all’interno di un ‘ciclo di significato’ delle nostre ideologie.

Nell’ambito di questo sistema, si parla di un ‘magico criminale’ riferito a intenzioni e percezioni, laddove le percezioni che vengono incentivate «agiscono come una visione del mondo che si oppone a quella socialmente dominante».
Ad esempio, qualcosa che si opponga alla visione religiosa del mondo includerà elementi che violano la visione religiosa riguardo a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e allora ci saranno «furto di bambini, rituali dell’omicidio e del cannibalismo e venerazione del ‘male’».

Se il concetto viene applicato alle visioni politiche del mondo, afferma il libro, l’elemento ‘magico criminale’ tipicamente si concentrerà sulla “distruzione/rovesciamento dell’ordine sociale, la dissacrazione della tradizione e la sovversione della morale sociale». La forma più importante, e più ‘pericolosa’ di questo è «quella che inverte i componenti fondamentali della propria visione del mondo con l’obiettivo specifico di guadagnare il dominio e il potere attraverso la paura e il terrore […] Molti occultisti si riferiscono a questo secondo tipo di ‘magico criminale’ come al ‘Sentiero della mano sinistra’».

Il ‘Sentiero della mano sinistra’ ha uno stretto legame con i metodi dialettici comunisti usati per arrivare alla rivoluzione, ad esempio: degrada i suoi stessi membri per ridurli a «pedine da manipolare, usare e gettare via», come nella figura del cosiddetto ‘utile idiota’, di cui si servivano i regimi comunisti per prendere il potere, e destinarli in seguito alla morte. Allo stesso modo, il Sentiero della mano sinistra incoraggia i suoi seguaci a divenire dei sociopatici di fatto, il che si traduce nel rifiuto della moralità da parte del comunismo, e nell’ideologia che genera sofferenza umana con l’obiettivo di conseguire i propri obiettivi.

Se lasciato indisturbato, il Sentiero della mano sinistra «mette in pericolo la sopravvivenza di tutta la società e della sua intera visione del mondo», attraverso l’intenzionale svilimento delle visioni del mondo esistenti,e lavorando per combattere e distruggere chi si oppone.

NATURA DELLO ‘STRUMENTO’

La natura dell’inversione ideologica propria della dialettica comunista e le sue affinità con gli stravolgimenti del Sentiero della mano sinistra, hanno indotto diversi intellettuali a sottolineare diverse somiglianze tra comunismo e satanismo, che nelle sue forme originali era solito invertire la morale e le cerimonie del cristianesimo.

Secondo il libro Marx & Satan di Richard Wurmbrand, uno dei tratti tipici della magia nera è infatti l’inversione delle parole: «le inversioni in generale hanno permeato a tal punto l’intero modo di pensare di Marx che le usava ovunque. Rispose a un libro di Prudhon intitolato ‘La filosofia del mistero‘ con un altro dal titolo ‘Il mistero della filosofia’. E anche: ‘Invece delle armi della critica, dobbiamo usare la critica delle armi’».
In questo passo Wurmbrand mette in luce la dialettica comunista in azione, con le sue caratteristiche inversioni. Ma l’autore si sta anche riferendo alla natura della tecnica dell’inversione e al suo profondo legame con le pratiche del Sentiero della mano sinistra, che da una prospettiva religiosa sarebbero definite come ‘demoniache’.

Il dottor Marc Tyrell, antropologo dei simboli e co-autore di Blood sacrifices, è solito descrivere ai suoi studenti la teoria marxista come «l’ultima grande eresia cristiana, dal momento che inverte molte strutture mitiche del cristianesimo», aggiungendo tuttavia che «i loro modi operativi precedono decisamente la cristianità» e che l’ideologia comunista può essere fatta risalire a ideologie occulte molto più antiche.

Secondo Tyrell, le idee di ‘bene’ e ‘male’ non sono necessariamente binarie, dal momento che le percezioni di entrambe possono cambiare in base alle visioni sociali e religiose di ogni persona. Quando si arriva alle differenze tra il Sentiero della mano destra e della mano sinistra, tuttavia, ci si trova di fronte a posizioni più chiaramente polari e opposte come ‘Ordine e Caos’, ‘Legge e Anarchia’ e ‘Prevedibilità e Incertezza’.
Le descrizioni del Sentiero Mano Sinistra di Tyrell delineano un «avvelenamento del caos, dell’anarchia e dell’incertezza; la suggestiva evocazione e la manipolazione di quelle reazioni per guadagno personale» e, da una prospettiva spirituale, «può distruggere completamente le anime di chi lo percorre».

Secondo Tyrell «la Cambogia è probabilmente il miglior esempio» di un sistema del Sentiero della mano sinistra, riferendosi al Governo dei Khmer Rossi, che ha ucciso un terzo della popolazione del Paese. Ma «si possono trovare esempi simili in quasi tutti i Paesi comunisti».

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, e non corrispondono necessariamente a quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Understanding Communist Dialectics: the Tool at the Heart of All Communist Movements

Traduzione di Veronica Melelli

 
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