La crisi dell’immobiliare cinese

Tra i temi più discussi durante i recenti incontri politici (Lianghui) del Partito Comunista Cinese, c’è quello delle imposte sugli immobili. I media cinesi ritengono che i soggetti più spaventati da questo aggravio fiscale siano ovviamente i proprietari di numerosi immobili e gli speculatori, che approfittano della leva finanziaria e hanno un alto rapporto di indebitamento.

Secondo il Securities Times, l’8 marzo il ministero delle Finanze cinese ha chiarito quali potrebbero essere le imposte sugli immobili, e quali saranno le scale di misurazione per l’imposta sul reddito personale da pagare. Sono poi stati forniti anche altri dettagli, come il fatto che forse sarà una tassa locale e sarà determinata dal governo locale in base al reddito. Per ora, tuttavia, la bozza di legge sulle imposte per gli immobili deve ancora essere completata prima dell’approvazione.

Il Securities Times fa notare ancora come le tasse sugli immobili siano collegate strettamente con il mercato, e che quindi i cittadini di Pechino, Shanghai e Guangzhou, siano quelli più preoccupati, perché probabilmente le loro proprietà saranno quelle più svalutate. A questo proposito, lo stesso quotidiano ha individuato diverse categorie di cinesi che più hanno da perdere da un’eventuale entrata in vigore di questa legge.

PROPRIETARI CON NUMEROSI IMMOBILI DI PREGIO

Secondo il principio ufficiale di «autorizzazione completa, avanzamento graduale», è molto probabile che le città di primo livello, cioè le grandi città con l’economia più forte e gli stipendi medi mensili più alti (come Pechino, Shanghai e Guangzhou), introdurranno per prime le imposte sugli immobili. Per quelli che hanno dozzine o centinaia di case, sarà un brutto inizio. Sebbene possano trasferire la pressione fiscale sugli inquilini in affitto, saranno comunque colpiti in maggiore o minore misura a seconda degli aumenti casuali dei prezzi, che deciderà il governo locale. I prezzi del mercato degli affitti nelle città di primo livello aumenterebbero significativamente negli anni a venire, con conseguente vendita concentrata di proprietà e azioni, che influenzerà anche ovviamente i prezzi degli immobili.

PROPRIETARI CON NUMEROSI IMMOBILI DI MEDIO VALORE

Dopo le città di maggiore importanza, la legge prenderà di mira senza ombra di dubbio anche le altre (come Luoyang o Guilin), che subiranno un forte impatto. Infatti, gli investitori che nel corso degli anni hanno acquistato numerose case nelle città meno importanti ̶  a differenza di quello che accadrebbe nelle città maggiori   ̶ sarebbero costrette a vendere, perché risulterebbe più difficile scaricare i costi della pressione fiscale sugli inquilini in queste città, essendo gli stipendi e il reddito pro capite molto più basso. Lo stipendio medio nelle maggiori città si aggira intorno all’equivalente di 1.500 euro al mese, mentre nelle città minori intorno ai 500 euro.

SPECULATORI A INDEBITAMENTO ELEVATO

Per gli speculatori, come è palese che sia, le tasse aumenterebbero i costi per gli acquisti e ridurrebbero i profitti ricavati dalle proprietà.

COMMENTI SU INTERNET

Diversi utenti del web hanno espresso sui social il loro punto di vista sulle recenti decisioni del governo.
Un utente di Shanghai di nome Sunhang si è domandato: «Uscita la notizia delle imposte sugli immobili… Chi dovrà avere paura? Bella domanda. Ecco perché riuscire ad approvare le imposte sugli immobili è stato sempre cosi difficile!». Si ha appunto paura.

Un altro utente ha scritto: «I comuni cittadini e quelli di basso ceto hanno più paura. I normali cittadini hanno già un mutuo per la casa che non finiranno mai di pagare, e adesso si aggiungono le imposte sugli immobili. E per non farsi mancare nulla devono anche sopportare la svalutazione delle loro case di proprietà».

E un altro ancora più indignato ha affermato: «Quelli che possiedono più case di solito le intestano ai vari parenti, o a varie compagnie, per cui le imposte non disturberanno tanto i ricchi. Il governo, dopo l’imposizione di un “affitto di 70 anni”’, aggiunge adesso pure le imposte sugli immobili, per racimolare i soldi che ha perso accumulando debiti… comunque alla fine sono sempre i comuni cittadini con una casa normale che devono sopportare le difficoltà».
La strana legge cinese, prevede che si possa acquistare una casa, ma che la proprietà valga solo 70 anni, per poi ritornare ‘allo Stato’. Cioè al Partito Comunista Cinese. Quindi pagare un mutuo in Cina è quasi come pagare un affitto, visto che la casa torna sempre al ‘vero’ padrone: lo Stato.

C’è anche chi sostiene che, anche questa volta, all’annuncio della creazione di una nuova legge sulle imposte degli immobili non seguirà nulla di concreto, perché i politici non si metteranno mai d’accordo; un utente scrive: «Le imposte sugli immobili sono sempre state un tema caldo e controverso. È ormai un argomento infinito. Le imposte coinvolgono gli interessi di tantissime persone, e non è cosi semplice arrivare a un risultato».

In Cina infatti, sul tema delle imposte sugli immobili si discute sterilmente da anni. L’economista cinese He Qinglian ne ha spiegato la ragione: «Quelli che hanno tante case sono per la maggior parte alti funzionari del Pcc e i ricchi, e hanno quindi tutti la capacità di far cambiare idea al Governo. Inoltre, gli uffici competenti a redigere e ad approvare la legge devono allo stesso tempo garantire alle agenzie governative locali la possibilità di vendere a buon prezzo i terreni [il Governo è l’unico possessore del terreno, ndt]; quindi neanche loro hanno interesse a fare una legge sulle imposte sugli immobili».

Infatti, se la legge dovesse passare, ci sarebbero meno persone inclini a comprare casa. Mentre per chi deve costruire, il prezzo delle case aumenterebbe, e sarebbe meno propenso a comprare il terreno dal governo, che finora ha tratto enormi profitti dalla lottizzazione resa possibile dall’immenso territorio cinese.

 
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