La corsa all’oro dell’intelligenza artificiale

L’Intelligenza artificiale (Ai) è in circolazione da molto tempo e le persone stanno ancora aspettando di vedere il rilascio del primo C-3PO, il robot parlante di Star Wars. Grandi società tecnologiche e finanziatori fanno affluire nel settore parecchio denaro, ma gli investitori stanno pensando a ben altro che ai robot parlanti.

Sundar Pichai, CEO di Google, in una teleconferenza con degli investitori ad aprile ha dichiarato: «Nel lungo termine, io penso che il mondo dei computer si evolverà da una strategia mobile-first a una Ai-first. Ritengo che noi [Google ndr] siamo l’avanguardia riguardo agli sviluppi». Google, infatti, è l’investitore più attivo nell’Ai, con 9 acquisizioni completate dal 2011.

Victor Basta, managing partner della Magister Advisors, una banca d’investimenti con sede a Londra, ha affermato tramite LinkedIn: «Gli ingegneri di alta qualità scarseggiano, e i giganti che hanno perso terreno nella gara dell’Ai (Twitter, AOL, e molti altri) vedono i risultati che Google sta raggiungendo e si stanno mobilitando per non essere lasciati indietro».

L’Intelligenza Artificiale è basata sull’assunto che si possa costruire una macchina o un computer per «simulare» l’intelligenza umana. Il termine è stato coniato nel 1956 quando un gruppo di ricercatori americani andarono insieme all’Università di Dartmouth per discutere su come programmare un computer che potesse agire come un essere umano.

Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni hanno ampliato l’applicazione dell’Ai. Ora viene utilizzata in un’ampia gamma di campi incluse le scienze informatiche, la sanità, la finanza, la sicurezza, la promozione pubblicitaria, le telecomunicazioni, i trasporti e l’industria automobilistica.

Frank Chen, un partner della società di venture capital Andreessen Horowitz, nella Silicon Valley, la definisce come «uno dei più grandi cambiamenti tecnologici che si stanno verificando nell’industria. Crediamo che l’intelligenza artificiale, e in particolare, l’apprendimento approfondito (deep learning) possa costituire un cambiamento altrettanto profondo, e forse anche più grande, di quello generato dal mobile e dai cloud».

L’interesse nell’Ai è impennato a causa delle innovazioni nella capacità di apprendimento delle macchine, in particolar modo nell’area dell’apprendimento approfondito. L’apprendimento approfondito crea conoscenza partendo da molteplici strati di elaborazione delle informazioni; la sua applicazione si può ritrovare in funzioni come il riconoscimento delle immagini e il riconoscimento vocale.

SPESE FOLLI

Negli ultimi anni i giganti della tecnologia degli Stati Uniti si sono resi conto dell’importanza dell’Ai per i loro servizi e hanno iniziato a investire in startup. La ripresa delle fusioni e delle acquisizioni è iniziata nel 2014.
Secondo CB insights, i colossi della tecnologia come Google, Twitter, Salesforce, Apple, Intel, Yahoo, IBM, e AOL ne hanno comprate quasi 30 negli ultimi cinque anni. Cinque di queste acquisizioni sono avvenute nel 2016.

Uno degli affari più considerevoli è stata l’acquisizione di Google nel 2013 della startup di apprendimento approfondito DNNresearch del dipartimento di scienze informatiche dell’Università di Toronto. Questa acquisizione ha aiutato Google a migliorare la sua immagine per quanto riguarda la ricerca.

Altro importante affare per Google è stata l’acquisizione dell’inglese DeepMind Technologies nel 2014. Google ha pagato 600 milioni di dollari per DeepMind, la quale ha recentemente battuto un campione del mondo umano nel Go, un gioco da tavolo.

Secondo a Google per acquisizioni di società di Ai, c’è Twitter, con quattro importanti accordi raggiunti dal 2014. Recentemente il colosso ha comprato Magic Pony, una startup inglese di elaborazioni delle immagini. Twitter avrebbe pagato 150 milioni di dollari per un’attività di 14 persone. Victor Basta ha affermato in un post che con una valutazione di 10,7 milioni di dollari per impiegato, l’affare «segna un record nell’Ai per quello che in sostanza è l’acquisto di un team di lavoro».

«Il Regno Unito è anch’esso diventato un focolaio emergente per le società di Ai a seguito dell’influenza di Cambridge, Oxford, Imperial College e di una serie di venture capital attivi nell’Ai come White Star, Playfair e Notion».

Apple e Salesforce si sono uniti all’escalation di acquisizioni l’anno scorso e ognuna ha acquistato tre startup da allora.

Anche Facebook è un gran investitore nel settore, ma di solito sviluppa autonomamente la propria tecnologia. Nel 2013, ha dedicato un laboratorio alla ricerca sull’Ai e ha assunto esperti di apprendimento approfondito. Facebook utilizza l’Ai per la personalizzazione e la scelta dei contenuti rilevanti per le timeline degli user.

Gli interessi dei venture capital (Vc) nell’Ai sono esplosi in questi ultimi anni. Secondo quanto affermato da un report di Pitchbook sul database di acquisizioni e fusioni, questo boom è iniziato due anni fa, in quanto il 2014 è stata «un’ottima annata per gli investimenti di Vc nelle startup di Ai statunitensi, con un capitale investito e un numero di accordi aumentato anno dopo anno, rispettivamente del 183 percento e del 41 percento».

IL VALORE DEL TEAM

Le società di intelligenza artificiale vengono acquistate interamente o in gran parte per i team che ci lavorano e per le loro capacità. L’acquisto dei lavoratori viene negoziato come se si trattasse di calciatori professionisti.

Basta nel suo post scrive: «L’Ai potrebbe essere l’unico settore tecnologico dove il valore puro di un team supera significativamente il valore del business».

Secondo i risultati delle analisi svolte dalla sua impresa, Magister Advisors, il prezzo medio pagato alle startup per impiegato ammonta a 2,4 milioni di dollari. Tuttavia, i compratori non utilizzano questa misura del prezzo medio per valutare le startup di Ai, ma lo tengono in considerazione solamente come controllo incrociato per evitare di sborsare somme eccessive.

In un’intervista a Epoch Times, Basta dichiara: «Queste società vengono valutate generalmente a fasce di prezzi. I grandi compratori sono pronti a pagare dai 25 ai 50 milioni di dollari per delle competenze e alcuni strumenti, anche quando non necessariamente si prospetta un futuro da società di successo con un buon potenziale di rendimenti. Il prezzo esatto viene poi confrontato in relazione alla grandezza del team, all’attrattività del segmento e alle capacità individuali del vertice del team».

Secondo Basta, nonostante la domanda, le valutazioni dell’Ai non sono ancora lievitate a dismisura: «Una valutazione di 2,4 milioni di dollari per dipendente non risulta essere nemmeno vicina al picco che ha raggiunto i 5 milioni di dollari per persona».

Articolo in inglese: The Artificial Intelligence Gold Rush

 
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