La Cina vuole comprarsi l’America Latina

Ogni cosa è enorme nelle operazioni commerciali della Cina, sopratutto i numeri. Lo confermano i 250 miliardi di dollari stanziati per un programma di investimenti in Sud America appena annunciato dalla Cina.

Il problema con i numeri è che da una parte nascondono molte cose e dall’altra portano a conclusioni che, dopo un attento esame, si rivelano false.

Quindi, sì, 250 miliardi di dollari sono relativamente una grossa cifra, ma l’investimento – perlopiù sotto forma di prestiti e soldi per le infrastrutture – è dilazionato in oltre dieci anni; così, d’improvviso si riduce a 25 miliardi di dollari annui per un continente, con un Pil di 5 mila e 7 cento miliardi di dollari nel 2013, inclusi i Caraibi.

La Cina sa di aver bisogno di diversificare questa enorme quantità di denaro e coglie ogni opportunità per farlo.

Osservati dall’altra prospettiva, 25 miliardi di dollari sono un magro 0,6 per cento del totale delle riserve in valuta estera della Cina, probabilmente inferiore all’interesse derivato dal miliardo di dollari in buoni del tesoro in suo possesso.

Ultima ma non per importanza, se si confronta questa cifra con quella investita da altri Paesi, gli Usa hanno hanno investito 22,6 miliardi di dollari in America Latina solo di investimenti esteri diretti, senza includere i prestiti ufficiali.

STATI FALLITI

Non c’è alcun dubbio: il settore pubblico degli stati socialisti falliti dell’America Latina ha bisogno di nuovi contanti.

Dopo il crack economico per la nazionalizzazione e l’iperregolamentazione del settore, paesi quali il Venezuela e l’Ecuador stanno aspettando di ricevere prestiti rispettivamente di 20 e 7,5 miliardi di dollari. Prestiti per comprare cose dall’Europa, dagli Usa e dalla Cina.

Le loro economie inefficienti sono rimaste a galla grazie ai prezzi elevati delle materie prime che ora sono crollati – per ironia – principalmente a causa di una minor domanda dalla Cina.

Quindi, mentre si diradano gli investimenti dal settore privato statunitense, il settore pubblico della Cina ne sta prendendo il posto: la Cina vuole guadagnare influenza e assicurarsi delle risorse naturali economiche (perlopiù petrolio) per quando l’economia cinese ricomincerà ad accelerare.

Con l’acquisto di Stati socialisti del Sud America (il Venezuela in particolar modo), la Cina scommette contro un mercato che ritiene questi Paesi avere il 90 percento delle possibilità di finire in default entro il prossimo anno. Si assume il rischio del Sud America – in una situazione non molto diversa dagli Stati satellite sovietici durante la Guerra Fredda – cosa che l’Occidente sta evitando.

GUADAGNO

Dunque con ogni investimento che si fa, bisogna considerare il guadagno. Nessuno sano di mente presterebbe soldi a questi Paesi in un momento come questo, nel quale si trovano sull’orlo della bancarotta e con la loro lunga esperienza nel respingere tanto gli investitori del settore pubblico che di quello privato.

Forse la Cina pensa, dal momento che è ricca e potente, che i Paesi non si arrischieranno a fare scherzi? Potrebbero essere nel giusto, poiché il Sud America ha già un alto grado di dipendenza dalla Cina per il dollaro, per le importazioni o per il trasferimento di tecnologie.

Tuttavia i Paesi piccoli non temono di combattere la Cina, che ha una lunga esperienza nel bruciare soldi in rischiosi investimenti oltreoceano.

Secondo i calcoli dell’American Enterprise Institute, negli ultimi dieci anni sono addirittura 250 i miliardi di dollari di investimenti cinesi e di costruzioni all’estero che sono stati compromessi o non sono andati a buon fine, non per ragioni connesse al mercato quanto perlopiù a dispute legali. La spesa rappresenta un quarto di tutto il denaro investito nei progetti di costruzioni in Cina, nello stesso periodo: una gran bella cifra.

Articolo in inglese: China Wants to Buy Out Latin America
 
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