La Cina vince un Nobel e critica la vincitrice

La Cina ha finalmente vinto un premio Nobel nelle scienze, ma la leadership e la comunità scientifica non ne sono molto compiaciuti.

Il 5 ottobre, l’84enne Tu Youyou è stata insignita del premio Nobel per la medicina dal Comitato per il Nobel dell’Istituto Karolinska di Stoccolma. Ha vinto insieme ad altri due scienziati, William C. Campbell degli Stati Uniti e Satoshi Omura del Giappone.

Negli anni 70, la Tu ha scoperto l’artemisinina, che negli ultimi quarant’anni ha salvato la vita a milioni di pazienti affetti da malaria. Tuttavia in Cina i suoi risultati sono stati criticati dai colleghi, dai media statali e dalle autorità.

La scienziata è ampiamente estranea al sistema ‘ufficiale’ gestito dallo Stato cinese, cosa che ha reso la sua vittoria imbarazzante per le istituzioni.

La modesta formazione della Tu e l’imbarazzo che questo evento ha provocato al regime comunista, hanno fatto sì che i media cinesi non reagissero bene alla sua vittoria, secondo il noto autore di politica cinese Chen Pokong.

Al contrario, nel 2012 i media statali hanno lodato lo scrittore cinese Mo Yan per aver vinto il premio Nobel per la letteratura.

PRATICAMENTE UN ‘NESSUNO’

In un’intervista telefonica con Epoch Times, Chen ha detto che la vittoria del Nobel da parte di Tu Youyou ha messo le autorità cinesi in una posizione imbarazzante, in quanto lei non è parte di quel sistema che loro sostengono e promuovono – la Tu non è un’accademica, la sua ricerca non deriva dalla scienza cinese, ma dalla medicina tradizionale cinese, ed è praticamente un ‘nessuno’ che proviene dal popolo e della società non di élite.

Piuttosto la Tu, che una volta nel 2011 è stata definita su un articolo del Quotidiano del Popolo come una ricercatrice che procede nel suo lavoro «silenziosamente», non è brava a costruire relazioni sociali e «osa parlare direttamente» ai suoi superiori, invece di essere una servile adulatrice, ha aggiunto Chen.

D’altro canto, il regime cinese ha pubblicizzato in modo aggressivo il premio Nobel per la letteratura di Mo Yan in quanto, in qualità di vice presidente dell’Associazione degli scrittori cinesi, un’organizzazione statale, è praticamente parte delle istituzioni.

Il regime cinese «spende una grande quantità di denaro nella ricerca scientifica e in quella militare, e non ha nient’altro da mostrare tranne che armi sempre più letali», ha detto Chen.

Chen Pokong sostiene che la reazione delle autorità cinesi alla vincita del Nobel riveli anche la larga diffusione della corruzione in Cina, soprattutto in quei settori connessi allo Stato, come per esempio il settore scientifico.

LE REGOLE DEL NEPOTISMO

Quando si tratta di supportare gli elementi migliori, gli istituti scolastici gestiti dal regime comunista non tengono in grande considerazione la conoscenza, e sono spesso limitati dalla corruzione e dal nepotismo, ha detto Chen.

«La corruzione si è estesa in tutti gli aspetti della società, dagli studenti che imbrogliano negli esami, alle persone nelle accademie che plagiano e corrompono per arrivare a occupare cariche ai vertici».

Un esempio saliente, che è stato di recente ampiamente pubblicizzato, è quello di Jiang Mianheng, figlio dell’ex leader cinese Jiang Zemin. Nel 1999, solo sei anni dopo essere ritornato in Cina, in seguito al conseguimento del dottorato a Philadelphia (Usa), il secondogenito di Jiang è stato nominato vice direttore della più grande e prestigiosa organizzazione di ricerca scientifica della Cina, l’Accademia Cinese delle Scienze.

Prima della sua promozione, che molti hanno ritenuto dovuta all’identità di suo padre, Jiang-figlio aveva poca esperienza manageriale e un modesto rendimento accademico. Nel 2005, è stato nominato presidente della filiale di Shanghai dell’Accademia Cinese delle Scienze, una carica che ha lasciato lo scorso gennaio. Il motivo dichiarato pubblicamente per le sue dimissioni era connesso alla sua anzianità di servizio – tuttavia, a Jiang Mianheng mancavano ancora diversi anni per andare in pensione. Gli osservatori hanno letto in questi eventi un segnale del cambiamento dei venti politici, che ha portato il padre di Mianheng, Jiang Zemin, a essere emarginato e minacciato dalla campagna anti-corruzione di Xi Jinping.

«È un problema del sistema», ha detto Chen Pokong.

Paradossalmente, la Tu ha affermato che non era rimasta sorpresa della sua vittoria, perché «questo è stato un onore non solo per me, ma per tutti gli scienziati cinesi».

«Abbiamo fatto tutti ricerche per decenni, per cui non c’è da sorprendersi di essere riusciti a vincere un premio», ha detto a un giornalista del quotidiano cinese Qianjiang Evening News.

UNA SCIENZIATA DEI «TRE ‘NON’»

In un breve messaggio di congratulazioni trasmesso dai media statali e dalle istituzioni scientifiche il 5 ottobre, il premier cinese Li Keqiang ha elogiato la Tu per i progressi della scienza e della medicina tradizionale cinese, che hanno ispirato la sua scoperta.

I media statali hanno detto che il conseguimento della Tu è stato notevole, in quanto lei non appartiene a nessuno dei più importanti istituti scientifici statali, non ha ottenuto un dottorato e non ha studiato all’estero – è una scienziata dei «tre ‘non’».

Tuttavia, c’è stato un tentativo di sminuire il contributo della Tu e di difendere lo status quo, che coinvolge quei grandi istituti di ricerca in stile sovietico i cui scienziati sono alleati al ‘gregge’ del Partito Comunista Cinese.

I risultati della Tu non sono solo suoi, hanno detto questi scienziati della corrente principale nelle interviste con i media cinesi, sottolineando che anche altri cinquecento scienziati hanno lavorato al ‘Progetto 523’, il programma segreto militare istituito da Mao Zedong, che ha fornito i contributi chiave per l’isolamento del farmaco.

Anche quando nel 2011 la Tu ha vinto il prestigioso premio Lasker per la ricerca medica per il suo lavoro sulla malaria, gli scienziati delle principali istituzioni cinesi hanno cercato di mettere in evidenza la natura collettiva della ricerca in questione.

Tre giorni dopo la vittoria della Tu, il Paper, un organo di stampa semiufficiale, ha pubblicato un commento in difesa degli accademici, un appellativo dato agli studiosi dei più importanti istituti scientifici cinesi.

«GIÀ VECCHIA»

La Tu non era entrata a far parte dell’Accademia Cinese delle Scienze perché per molti anni, la scoperta dell’artemisinina è stata considerata un lavoro di gruppo e il ruolo direttivo di lei era «fortemente contestato» nella comunità scientifica cinese, hanno detto gli scienziati cinesi al Paper.

Per quanto riguarda il rifiuto della Tu di entrare a far parte delle istituzioni scientifiche statali, non è insolito in quanto «è un evento comune che non è limitato a un solo individuo», ha detto un altro scienziato.

L’articolo ha citato inoltre un’intervista rilasciata dalla Tu al quotidiano statale China Youth Daily nei primi di ottobre, in cui la scienziata sosteneva di non dare importanza al rivestire cariche formali o al ricevere premi, in quanto «già vecchia».

Juliet Song ha contribuito a questo articolo.

 
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