L’esercito di hacker della Cina

Il regime cinese sposterà le sue unità addette alla guerra informatica sotto il comando unificato della Commissione Militare Centrale, stando a quanto hanno riferito alcune fonti anonime a metà ottobre a Bloomberg. Tali cambiamenti sarebbero stati discussi nel Quinto Plenum del Partito Comunista cinese (Pcc), a cui hanno partecipato più di 350 alti funzionari per delineare il nuovo piano economico quinquennale. 

In seguito Bloomberg ha pubblicato alcune analisi interessanti, ma c’è motivo di credere che non abbia colto nel segno. Questo perché prima di tutto il regime cinese è già dotato di una struttura di comando per i propri servizi informatici, che è diretta in apparenza – e anche sulla base delle modifiche proposte – dalla Commissione Militare Centrale. In secondo luogo, le proposte riguardanti la nuova struttura militare cinese forniscono un quadro molto più complesso in merito a come verranno gestite le sue unità informatiche. 

Stando alla situazione attuale, le unità informatiche del Pcc sono suddivise in tre livelli. Della struttura, che sta già sotto la Commissione Militare Centrale, se n’è discusso nei particolari nell’ultima edizione del Science of Military Strategy, pubblicata dall’Istituto superiore di ricerca dell’Esercito di Liberazione del Popolo. Sebbene il documento sia stato rilasciato nel 2013, i dettagli sulla struttura informatica sono stati riportati in Occidente solo a marzo 2015. 

Nella parte superiore della struttura informatica, si trovano le unità militari specializzate dell’Esercito di Liberazione del Popolo che hanno il compito di difendere le reti. Poi ci sono gli specialisti nelle organizzazioni civili, tra cui il Ministero della Sicurezza di Stato e il Ministero della Pubblica Sicurezza, che sono «autorizzati dai militari a eseguire operazioni di guerra nella rete». Al terzo livello figurano invece i gruppi che non fanno parte del regime cinese, che includono presumibilmente gli hacker nazionalistici (spesso conosciuti come ‘hacker patriottici’), i quali possono essere ingaggiati per operazioni informatiche in caso di necessità. 

La Commissione Militare Centrale è tecnicamente responsabile di queste unità, ma quando si tratta del potere reale all’interno dell’Esercito di Liberazione del Popolo, le cose non sono così semplici. Infatti, sulla base dell’attuale struttura gerarchica ufficiale, la Commissione Militare Centrale comanda il Dipartimento di Stato Maggiore, che a sua volta dirige le unità hacker sotto il suo Terzo Dipartimento. Tuttavia, in un rapporto investigativo del mese di settembre, Epoch Times ha rivelato che il vero potere che comanda gli hacker dell’Esercito di Liberazione del Popolo è l’Istituto di Ricerca 61 del Terzo Reparto. 

L’Istituto di Ricerca 61 è guidato dal maggiore generale Wang Jianxin, figlio di Wang Zheng – un pioniere, durante la leadership di Mao Zedong – nell’utilizzare le segnalazioni derivanti delle orazioni di intelligence del Pcc. Alcune fonti hanno riferito a Epoch Times che, sebbene il reparto di Wang stia diversi livelli al di sotto della Commissione Militare Centrale, è un uomo molto potente. 

Ed è qui che entra in gioco la nuova struttura, che intende riorganizzare l’intero Esercito di Liberazione del Popolo e ridurlo di 300 mila soldati, come ha annunciato Xi Jinping ai primi di settembre. Poco dopo questo annuncio, il South China Morning Post – giornale che è cresciuto sempre più stando ‘vicino’ alle idee del regime cinese – ha rilasciato un’infografica con una proposta della nuova struttura. 

Nell’attuale sistema gerarchico, la maggior parte delle forze armate sono controllate dalla Commissione Militare Centrale, con qualche potere condiviso con il Consiglio di Stato attraverso la sua influenza congiunta con il Ministero della Difesa. 

Tuttavia, nella nuova struttura una grande sezione di unità militari sarebbe posta sotto il comando del Ministero della Difesa, il che significa che il Consiglio di Stato avrebbe più di una mano nelle loro operazioni. Il Consiglio di Stato tecnicamente è il governo cinese, ma è ancora controllato dal Pcc. Nel frattempo al Dipartimento di Stato Maggiore, che è l’unità responsabile degli hacker, sarebbe affidato il comando di altri tre dipartimenti: il Dipartimento di Politica generale, il Dipartimento di Logistica generale e il Dipartimento Generale degli Armamenti. 

In uno strano intreccio di ordini gerarchici, il Ministero della Difesa condividerebbe il controllo di questi stessi tre dipartimenti. E stranamente, alcuni reparti con legami con lo spionaggio informatico saranno posti sotto il Ministero della Difesa: i dipartimenti di ricerca e di difesa regionale, l’Università di Difesa Nazionale, l’Accademia delle Scienze Militari e l’Università nazionale di Difesa tecnologica. In altre parole, gli hacker militari ufficialmente rimarrebbero subordinati rispetto alla Commissione Militare Centrale, ma i reparti che hanno legami con le loro operazioni sarebbero controllati congiuntamente da un ufficio gestito sia dalla Commissione Militare Centrale che dal Consiglio di Stato. 

Ovviamente è giusto ricordare che queste sono per il momento solo delle ‘idee’. Ma sembra che i cambiamenti non siano stati pensati per consolidare il dominio degli hacker al servizio del Pcc. Piuttosto, sembra che le modifiche siano state progettate per comandare il mondo degli hacker cinesi, conferendo al Consiglio di Stato una certa influenza indiretta sulle loro azioni. Diverse fonti hanno riferito a Epoch Times che il regime cinese ha difficoltà a controllare le finanze connesse all’attività degli hacker militari, e questo ha provocato forme di corruzione che la leadership vuole arginare.

Questo nuovo sistema conferirebbe maggior controllo al Consiglio di Stato, l’agenzia con poteri esecutivi gerarchicamente più alta della Cina (anche se naturalmente inferiore rispetto al Comitato permanente del Politburo). Il nuovo assetto colloca l’infrastruttura per il furto economico alle dipendenze del Ministero della Difesa, conferendo al Governo un maggior controllo sulle attività e privando quindi l’Esercito di Liberazione del Popolo di una parte della sua autonomia. 

 

Joshua Philipp è un premiato giornalista investigativo di Epoch Times che scrive in materia di sicurezza sulla Cina. È esperto di guerra ibrida: i ruoli e gli approcci della Cina nello spionaggio, criminalità organizzata e guerra non convenzionale.

       Per saperne di più: 

Articolo in inglese: ‘CHINA SECURITY: China Reins in Its Hacker Army

 
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