In Cina lo Stato di diritto è minato dai processi giudiziari

In Cina un avvocato che ha accettato di difendere un cliente accusato per la sua fede, potrebbe andare incontro a ostacoli di ogni tipo.

Per quegli avvocati che hanno scelto di rappresentare i praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong – che è perseguitata dal regime cinese – sospensioni, molestie, detenzioni da parte della corte e percosse, sono alcuni dei metodi usati dal personale della corte e della polizia per minare lo svolgimento legale del processo. Molti processi dei praticanti del Falun Gong vengono condotti in segreto e la presenza di amici e parenti degli imputati è vietata o limitata. 

A DUECENTO METRI DALLA CORTE DEL POPOLO

In un recente episodio verificatosi nella provincia dell’Hebei nel Nord della Cina, quattro praticanti del Falun Gong, detenuti illegalmente per oltre un anno, sono stati processati il 19 giugno. Secondo i testimoni locali, i familiari dei praticanti che intendevano assistere al processo sono stati confinati a duecento metri fuori dall’ingresso della Corte del Popolo della città di Sanhe.

Verso le 8 del mattino un cordone formato da centinaia di poliziotti e ufficiali giudiziari, e sostenuto da decine di veicoli, ha accerchiato tutto il l’edificio del tribunale. Tra questi erano presenti funzionari del Partito Comunista e dell’Ufficio 610, un organismo creato nel 1999 per reprimere il Falun Gong.

Gli imputati Wang Zhenqing, Wen Jie, Ma Weishan e Kang Jingtai, tutti i praticanti del Falun Gong di Sanhe, erano rappresentati dagli avvocati Wang Yu, Feng Yanqiang e Hu Guiyun.

Quando gli avvocati si sono apprestati a entrare nel palazzo di giustizia, la polizia li ha condotti verso entrate secondarie dell’edificio per ammonirli circa l’adeguata documentazione da presentare, causando così il ritardo dell’inizio del processo. I legali hanno potuto raggiungere l’aula giudiziaria solo alle 9:50.

A dirigere il dispiegamento delle forze dell’ordine davanti all’edificio erano presenti: Cui Haoquan, segretario del Partito Comunista di un’agenzia politica locale, Guo Lichen, capo del distaccamento dell’Ufficio 610 di Sanhe e Liu Xiuwen, commissario politico assegnato alla polizia locale.

IL PROCESSO

Quei visitatori che hanno cercato di entrare nell’aula sono stati molestati e picchiati. Solo otto dei parenti degli imputati sono riusciti a essere presenti al processo.

Una donna anziana ha cercato di entrare nel tribunale per assistere al processo, tuttavia è stata ripetutamente interrogata riguardo a come ne era venuta a conoscenza e a come aveva ottenuto l’invito. Alla fine il personale interno alla struttura ha allontanato lei e altre persone dall’edificio.

Quando un uomo con gli occhiali sulla cinquantina ha tentato di entrare, la polizia prima l’ha indirizzato verso un ingresso fasullo e poi l’ha identificato. A sua volta l’uomo ha chiesto agli agenti di identificarsi e li ha ammoniti riguardo al loro atteggiamento verso il Falun Gong.

I quattro agenti hanno risposto con la violenza, picchiando l’uomo e detenendolo per un giorno.

Gli imputati erano stati arrestati dalla polizia locale di Sanhe e tenuti in stato di detenzione dallo scorso aprile. Lo scorso dicembre, erano stati accusati di «servirsi di una setta superstiziosa per minare l’attuazione della legge». Tali accuse vengono solitamente sollevate in base all’articolo 300 del diritto penale cinese, una legge d’uso comune creata nel 1999 per facilitare la repressione del Falun Gong – che è iniziata nel luglio di quell’anno per ordine di Jiang Zemin, allora capo del Partito Comunista Cinese.

Durante il processo, assieme ai pochi parenti ammessi nella sezione riservata ai visitatori, erano seduti decine di poliziotti in borghese.

Quando la seduta è stata rinviata per una sospensione, Guo Lichen (capo dell’Ufficio 610) e i funzionari della sicurezza nazionale Shi Liandong e Gu Zhixue, sono entrati in aula per pianificare il processo assieme ai funzionari della corte. Fonti interne indicano che Guo abbia persino monitorato il processo avvalendosi della China Central Television (Cctv) [il media portavoce del regime, ndt].

«Chi siete voi? Perché siete qui?», ha chiesto uno dei parenti dei praticanti ai poliziotti in borghese seduti accanto a lui in aula. «Non sapete che a causa vostra i familiari [dei praticanti del Falun Gong, ndr] sono rimasti fuori?»

Il parente ha continuato a criticare la persecuzione del Falun Gong, dopodiché la polizia in borghese ha lasciato l’aula.

IL POTERE CONFERISCE DIRITTO

A volte per negare la difesa legale ai praticanti del Falun Gong sotto processo viene fatto uso della violenza. Recentemente l’avvocato Wang Quanzhang è stato ricoverato in ospedale per lesioni multiple riportate in un pestaggio da parte di alcuni ufficiali giudiziari ed eseguito per ordine del presidente della corte.

Il 18 giugno 2015 Wang e altri due avvocati hanno rappresentato sette praticanti in un processo  nella città di Liaocheng, nella provincia orientale dello Shandong. Secondo quanto riferito da Radio Free Asia (Rfa) i sette praticanti erano stati arrestati per aver distribuito volantini sul Falun Gong e accusati quindi di «minare l’attuazione della legge».

Inizialmente i tentativi di difesa da parte di Wang sono stati più volte interrotti dal giudice, che ha sollevato numerose obiezioni per una presunta alterazione da parte di Wang dei procedimenti di corte.

«Non importa quanto mantenessimo la calma od osservassimo le regole, dal momento che quello che dicevamo era indesiderato, il giudice continuava a interromperci sollevando obiezioni», ha un avvocato della difesa di cognome Chen, durante in un’intervista al canale televisivo newyorkese New Tang Dynasty Television.

Secondo Chen la corte era fortemente tenuta sotto controllo. La polizia in borghese presente al processo avrebbe interferito urlando insulti ogni qualvolta la difesa azzardasse la sua arringa.

«Il presidente della corte ha represso i discorsi [di Wang, ndr] sin dall’inizio del processo. È stato interrotto quattro volte. Noi avvocati non stavamo creando alcun problema. Piuttosto, era il giudice a minare l’attuazione della legge», ha detto Chen.

Infine il giudice ha richiesto che Wang e gli altri legali venissero espulsi dal tribunale, e quando Wang ha protestato, è stato pestato picchiato pesantemente dagli ufficiali giudiziari. I tre avvocati sono stati detenuti dalla corte per il resto della giornata e i loro averi, compresi i computer, sono stati sottratti.

Nel marzo dello scorso anno le autorità di Jiansanjiang, nella provincia settentrionale dell’Heilongjiang, hanno arrestato quattro importanti avvocati per i diritti umani. I legali si erano recati nella città per indagare sulla presunta detenzione illegale di alcuni praticanti del Falun Gong in una ‘prigione nera’, ossia un centro di detenzione extragiudiziale.

Gli avvocati, prima di essere rilasciati, sono stati trattenuti per più di due settimane. Due di loro hanno detto di aver provato un’ernome sofferenza per gli abusi fisici subiti durante la detenzione e un altro ha descritto le torture subite.

Gao Zhisheng, noto avvocato cinese dei diritti umani e nominato nel 2001 dal Ministero della Giustizia uno dei primi dieci avvocati della Cina, è stato imprigionato più volte per aver difeso i gruppi privati dei diritti civili in Cina, tra cui i praticanti del Falun Gong. Gao è scomparso per l’ultima volta nel 2009. All’inizio del 2012 il fratello di Gao ha detto di aver ricevuto un documento del tribunale che dichiarava che Gao era detenuto nel carcere della contea di Xayar, nella provincia del nord-occidentale dello Xinjiang.

Durante la detenzione Gao Zhisheng ha subito torture fisiche estreme, incluse scosse elettriche ai genitali. È stato infine stato rilasciato il 7 agosto 2014. Attualmente è agli arresti domiciliari e sta recuperando fisicamente e psicologicamente dal dramma vissuto.

Articolo in inglese: ‘Where’s the Rule of Law in China’s Courts?

 
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