Aspettando Catalina, la cometa che a dicembre illuminerà i nostri cieli

Alcuni astronomi ed entusiasti fan sono in attesa della cometa C/2013 US10 Catalina, che secondo le previsioni attuali della Nasa avrà un diametro di circa 20 chilometri, e che molto probabilmente sarà visibile a occhio nudo a dicembre. Fu scoperta la mattina di Hallowen nel 2013, dall’astronomo Richard Kowalsky dell’osservatorio statunitense Catalina Sky Survey.

Oggi è possibile vederla col telescopio nel cielo australe nella costellazione di Centauro, prossima alla Bilancia. Alcuni astronomi dell’Arizona hanno stimato che raggiungerà la massima luminosità intorno a novembre, grazie alla sua vicinanza al Sole, ma è a dicembre che ci sarà il vero spettacolo.

«Nel dicembre 2015, dopo la congiunzione con il Sole, la C/2013 US10 riapparirà nei cieli del mattino del nostro emisfero, brillando di magnitudine 4 e quindi ben visibile ad occhio nudo», ha commentato l’Osservatorio Romano a settembre del 2014.

Per la Nasa invece, «data l’imprevedibilità delle comete, nessuno lo può dire con certezza, ma sembra una buona scommessa». Gli astronomi hanno pubblicato la fotografia di Astrograph, registrata ad agosto 2015. In quel momento era di magnitudine 8 (le stelle di magnitudine vicina a 0 o minori sono le più luminose, mentre quelle con magnitudine maggiore sono meno visibili).

Nei primi giorni di dicembre la cometa sarà vicina a Venere, e in un certo senso anche a Marte, che si troverà leggermente sopra, a una determinata distanza. Ma lo spettacolo più bello si avrà probabilmente la mattina del 7 dicembre, sopra l’orizzonte dell’Est, quando a questo gruppo si aggiungerà la Luna.

Proseguendo sul suo ‘cammino astrale’, il primo gennaio Catalina potrà raggiungere la grande stella Arturo, della costellazione Boyero.

Quando tempo addietro Catalina è stata scoperta, si è pensato fosse un asteroide, ma poi è arrivata la sorprendente notizia che questo corpo celeste veniva dalla lontana Nube di Oort, nota e fredda regione attorno al Sistema Solare, da cui provengono molte comete di lunga orbita, attratte dalla gravità della nostra stella.

«Mentre i primi rapporti del Minor Planet Center di Cambridge MA avevano classificato l’oggetto US10 2013 come un grande asteroide vicino alla Terra, ora nuove osservazioni indicano che di fatto è una cometa di (un’orbita di) lungo periodo, e ora ha il nome di  C/2013 US10 (Catalina)», ha segnalato la Nasa nel 2013. La confusione era stata causata dalle «osservazioni di settembre che appartenevano a un altro oggetto».

Riguardo alla vera cometa, le prime osservazioni hanno stimato che sia di «circa 20 chilometri o 12 miglia», ma che al tempo stesso «potrebbe benissimo essere molto più piccola», ha aggiunto il documento.

Questi corpi celestiali possono arrivare anche dall’interno del nostro sistema planetario: la cometa 1P – Halley ad esempio, è stata molto osservata in passato, e proviene dalla Fascia di Kuiper, regione del Sistema Solare che si estende dopo Nettuno. Essendo stata osservata più volte, l’astronomo Edmond Halley previde nel passato che sarebbe ritornata sempre dopo circa 76 anni.

Riguardo a quelle di orbita più lunga, alcune sono scomparse durante l’avvicinamento alla nostra stella solare. Nel 2011, una forte tempesta solare ha distrutto la cometa Elenin trasformandola in tanti frammenti che hanno tentato di seguirne l’orbita. La cometa ISON, dopo essere arrivata vicino al Sole nel 2013, sembrava fosse sopravvissuta al suo fuoco, ma anche lei è svanita poco dopo, mentre migliaia di telescopi osservavano.

FORME DIVERSE, AUGURI DIVERSI

Le comete sono state documentate da mille anni come messaggeri celestiali. Tra loro sembrano esistere alcune differenze. Nel documento Silk Book, del IV secolo a.C, che si trova in una tomba nei pressi di Mawangdui Han, in Cina, si può osservare quanti tipi di forme di comete sono state registrate, in accordo con i dati dell’Osservatorio Lesia di Parigi, citando Astronomia e Astrofisica, opera di Xi Zong Ze del 1984.

In merito a queste apparenze celesti, secondo la letteratura latina, «le stelle comete erano viste come portatrici di sventure», quando le loro scie apparivano del ‘color sangue’. Nell’anno 54, in Italia una cometa venne osservata nel cielo per un lungo periodo, e venne interpretata come un annuncio della morte di Nerone (Nerv 36,1), e di Vespasiano (Vespasiano 23,4). Ci fu anche una stella di lunga coda nell’88, a cui seguì la morte di Giulio Cesare.

La seguente fotografia rappresenta l’arazzo della Regina Matilde (chiamato Bayeux Tapestry). Quest’immagine mostra l’aspetto della cometa di Halley nel 1066, quando venne interpretata come un presagio della vittoria di Guglielmo il Conquistatore sul re Harold.

Le comete sembrano essere visitatori insperati, ma forse questa volta Catalina, invece di sventure e guerre, offrirà con i suoi bei colori verdi, dei buoni auguri di Anno Nuovo e un bel messaggio stellare.

COSA SONO LE COMETE?

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA), definisce le comete come corpi celesti che comprendono una miscela di polvere e ghiaccio, e che ruotano periodicamente mentre viaggiano lungo le loro orbite, ad alto livello eccentrico, il che le porta ad avvicinarsi al Sole. In seguito, la luce solare riscalda il nucleo ghiacciato delle comete, così che il ghiaccio stesso, l’acqua, e altri elementi come il monossido di carbonio e il biossido di carbonio si trasformino direttamente in gas.

Il nucleo e le caratteristiche code luminose delle comete sono gas che fluisce dalla cometa, portando fuori particelle di polvere. Nel lontano 837, la cometa Halley mostrò una coda lunga almeno 120° del cielo, racconta il Circolo degli Astrofili.

«I dati suggeriscono che il ghiaccio, a pochi centimetri sotto la superficie, ‘sublima’ quando le comete sono illuminate dal sole, trasformandolo in gas che poi scorre via dalla cometa. In seguito, durante la rotazione della cometa, la stessa regione cade nel buio, e la superficie si raffredda di nuovo rapidamente», spiega l’ESA.

«Abbiamo scoperto un meccanismo che riempie la superficie della cometa con ghiaccio fresco a ogni rotazione: questo mantiene la cometa ‘viva’», ha detto Maria Cristina De Sanctis dell’INAF-IAPS di Roma. De Sanctis è anche l’autrice principale dello studio della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, il cui inizio ha coinciso con il congiungimento di una sonda sulla sua superficie, per la prima volta dopo l’avvicinamento della nave spaziale Rosetta nell’agosto del 2014.

 

 
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