In arrivo una nuova svalutazione dello yuan?

Secondo fonti interne al regime, la Banca Centrale cinese starebbe pensando di svalutare lo yuan nell’ambito del conflitto commerciale con gli Stati Uniti: a Pechino starebbero valutando i possibili effetti della svalutazione dello yuan, sia sui negoziati commerciali tra Cina e Usa che sulle esportazioni cinesi colpite dalle sanzioni commerciali americane.
La notizia è stata recentemente pubblicata da Bloomberg, ma la maggior parte degli esperti e degli operatori finanziari ritengono che i vantaggi della svalutazione per l’economia cinese sarebbero irrisori, senza considerare che è improbabile che la guerra commerciale si allarghi anche all’ambito finanziario.

Subito dopo la notizia, la quotazione offshore dello yuan verso il dollaro è caduta di 200 punti, e quella onshore è caduta di 150 punti. Secondo i dati ufficiali cinesi, il tasso di cambio tra lo yuan e il dollaro è calato bruscamente a 6,31 dollari.

Secondo le analisi di Bloomberg, anche se la svalutazione dello yuan potrebbe aiutare l’esportazione cinese verso gli Usa, esporrebbe comunque a grandi rischi l’economia cinese. E potrebbe anche aumentare il problema, già abbastanza grave, del notevole indebitamento offshore delle aziende cinesi, confermando nei fatti le accuse di «manipolazione della valuta» mosse da Donald Trump al Pcc.

LA SVALUTAZIONE DELO YUAN NON AIUTERÀ PIÙ DI TANTO L’ESPORTAZIONE

Anche per il capo economista della Goldman Sachs, Jan Hatzius, se il Pcc usasse l’arma della svalutazione potrebbe far male a più a sé stesso che creare problemi agli americani. In un’intervista a Cnbc, Hatzius sostiene infatti che le esportazioni nette cinesi contribuiscano ormai molto limitatamente alla crescita economica del Paese. Nel 2017, la crescita del Pil cinese è stata del +6,9 per cento, e le esportazioni nette hanno contribuito solo al 0,6 per cento di esso.
Quindi la svalutazione potrebbe offrire un certo vantaggio a breve termine, ma non aiuterebbe le aziende ad aumentare la qualità dei prodotti né la competitività.
Insomma l’unica vera conseguenza della svalutazione sarebbe un aggravamento del conflitto economico con gli Stati Uniti.

Nemmeno Tom Orlik, esperto di economia asiatica di Bloomberg, crede che il Pcc schiererà la svalutazione: la svalutazione della moneta cinese, insieme alla guerra commerciale, porterebbero a un caos globale che influenzerebbe negativamente anche gli altri partner della Cina. Uno scenario ovviamente da evitare.

TORNA L’INCUBO DEL 2015

Negli ultimi anni gli alti funzionari del Pcc hanno cercato di fare di tutto per evitare il rischio finanziario. La svalutazione può aumentare il flusso dei capitali verso l’esterno, e questo danneggerebbe l’immagine della Cina quale ‘superpotenza’, causando anche una grave contrazione del mercato interno.

Anche Kevin Lai, capo economista presso il Daiwa Capital Hong Kong Ltd crede che «la stabilità della valuta aiuta a creare la stabilità del quadro macro economico. Senza la stabilità della valuta, il disastro finanziario del 2015 potrebbe ripresentarsi […] Se la Cina usasse la svalutazione come arma contro gli Stati Uniti, farebbe male più a sé stessa che all’America».

Ken Peng, stratega di investimenti di City Private Bank, facendo un paragone, ha descritto la svalutazione dello yuan come un’arma che potrebbe uccidere mille nemici, lasciando comunque feriti 800 amici.

IL MERCATO SI MUOVE DA SOLO

Ma potrebbe esserci una svalutazione dello yuan ‘spontanea’, generata dal mercato stesso. Secondo le previsioni degli analisti di Bloomberg, infatti, entro la fine del 2018 il valore della valuta cinese calerà leggermente da solo, fino ad arrivare a 6,38 dollari.
Ken Cheung, stratega presso Mizuho Bank Ltd concorda: «Considerando l’aumento della dello yuan del 2017, una leggera svalutazione potrebbe aver luogo a breve. Tuttavia non è molto plausibile che il governo cinese svaluti completamente di propria iniziativa la propria moneta».

NON ESPANDERE LA GUERRA COMMERCIALE AL PIANO FINANZIARIO

Il membro Consiglio di Stato cinese Cheng Songsheng ha detto al Financial Times che la Cina deve imparare la lezione dal Giappone, ed evitare di portare la guerra commerciale al livello finanziario: «Non dobbiamo svalutare lo Yuan, né aumentarlo senza limiti».

Gli analisti, in generale, concordano sul fatto che la svalutazione dello yuan questa volta sia stata guidata del mercato. Nello specifico, causata dalla proposta del presidente degli Stati Uniti di aggiungere una sovrattassa sui prodotti cinesi importati (del valore di 100 miliardi di dollari). E dalla resistenza del regime cinese.

 
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