Immigrazione, Italia affonda barconi in attesa dell’Onu

Chi fa da sé fa per tre, è la filosofia adottata dall’Italia mentre attende la risposta dell’Onu sulla risoluzione per contrastare il problema immigrazione.

Secondo quanto hanno rivelato alcune fonti del Viminale all’Huffpost infatti, l’Italia ha cominciato ad affondare da sé i barconi utilizzati dagli scafisti per la tratta dei migranti«Tra il 4 e il 5 maggio, su 22 imbarcazioni stipate di migranti con destinazione le coste italiane, sette sono state affondate, quattro dalle navi militari, le altre tre dalla Guardia di finanza. Le altre, soccorse per lo più da navi private e da mezzi della Capitaneria di porto, sono state lasciate alla deriva», hanno detto fonti del Ministero all’Huffpost.

Il 18 maggio i membri europei del Consiglio di sicurezza dell’Onu decideranno il da farsi riguardo alla bozza di risoluzione sulla questione immigrazione presentata mercoledì dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; la risoluzione implica anche l’uso della forza che potrebbe essere utilizzata per colpire e affondare i barconi, almeno questo è quello che chiede l’Italia all’Ue.

In realtà secondo i codici del mare chi garantisce il soccorso «procede quando necessario all’affondamento dei barconi», dopo avere salvato i passeggeri, e ciò ufficialmente si chiama «rimozione di un ostacolo alla navigazione», ha riportato l’Huffpost che cita fonti proprie.

Proprio questa norma permette all’Italia di cominciare a intervenire privando gli scafisti del loro primo strumento di guadagno, ovvero le imbarcazioni, che portano una media di 400 mila euro a viaggio, secondo quanto rivela l’Huffpost.

Le altre 15 barche lasciate alla deriva saranno infatti con molta probabilità recuperate dai trafficanti e riutilizzate per nuovi lucrosi ‘viaggi’.

Immagine concessa da shutterstock

 
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