Ilva, nessuna intesa tra governo e azienda

Nessuna intesa tra Am InvestCo, governo e lavoratori, sul nuovo piano per l’Ilva. I sindacati protestano contro i 4 mila licenziamenti e l’aggiornamento dei contratti di lavoro.

Sui 14 mila lavoratori dell’Ilva, i nuovi gestori calcolano 4 mila esuberi. Inoltre i contratti dei lavoratori verranno aggiornati secondo il modello a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. E per i lavoratori che rimarranno all’Ilva, specifica Am InvestCo, non vi sarà «continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società, neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità».

Il governo, tuttavia, si è impegnato ad assumere i lavoratori in esubero per lavori di risanamento ambientale nelle zone contigue all’industria, tanto importante a livello strategico quanto inquinante.

«La sfida di gestire Ilva – ha dichiarato ai giornalisti Additya Mittal, direttore finanziario di ArcelorMittal e azionista all’85% di Am Investco – non è facile, ma sono giovane e sono qui per rimanere a lungo termine. L’azienda ha sofferto negli ultimi anni dal punto di vista della produzione e ha sofferto la comunità per negligenze ambientali. Noi vogliamo migliorare queste condizioni. L’industria dell’acciaio è strategica ed è importante per una comunità, ha un impatto sull’ambiente e sull’occupazione molto rilevante e noi ci prendiamo questa responsabilità molto seriamente».

Ma la reazione dei sindacati è durissima. Francesca Re David, segretario generale della Fiom definisce Mittal «arrogante e inaffidabile» e annuncia battaglia, mentre l’ex segretario Fiom Maurizio Landini auspica l’intervento del governo: «A questo punto, sarebbe molto importante che Cassa depositi e prestiti entrasse nella società, anche come elemento di garanzia degli investimenti e di chiarezza sugli impegni. Sarebbe una scelta intelligente, anche a tempo: qui c’è un gruppo che ha dimostrato qualche problema di attendibilità».

Il nodo è soprattutto relativo al cambiamento dei contratti: i lavoratori perderebbero le tutele dell’articolo 18 e soprattutto la continuità del rapporto di lavoro in merito «al trattamento economico e all’anzianità». In realtà l’azienda si dice disposta a valutare «alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l’attuale retribuzione». Ma, senza garanzie precise, i sindacati non sono disposti ad ascoltare.

E non lo è nemmeno il governo: il ministro dello Sviluppo economico Calenda, infatti, ha annullato il tavolo di discussione con l’azienda e i sindacati, affermando che il piano industriale della prima non è conforme agli impegni presi: «Abbiamo incontrato con il viceministro Bellanova l’azienda e abbiamo comunicato che l’apertura del tavolo in questi termini è irricevibile. Soprattutto per quanto concerne gli impegni sui livelli di stipendio e inquadramento (dei lavoratori) su cui c’era l’impegno dell’azienda a rispettare l’attuale situazione».

 

 
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