Il valore della tolleranza per l’integrazione dei profughi

Il mondo del ventunesimo secolo può essere visto, ora più che mai, come un palcoscenico multiculturale.

È ormai facile trovare, all’interno del proprio spazio, differenti culture e interpretazioni della realtà. Ad accentuare questa caratteristica del mondo moderno vi è il fenomeno dell’immigrazione, spesso legato a guerre, tensioni sociali e persecuzioni. In questi frangenti chi emigra prova uno stress acculturativo: quell’insieme di difficoltà fisiche, emotive, psicologiche e sociali riscontrate nel momento in cui ci si vede costretti a modificare i propri riferimenti culturali.

Dal punto di vista della relazione tra psicologi e pazienti extracomunitari, è quindi importante evitare l’errore abbastanza comune di patologizzare e giudicare ciò che appartiene alle diverse culture. Quella che in alcune culture africane e asiatiche viene vista come un’importante connessione con la natura e i suoi principi curativi (l’erba medicinale ne è un esempio), nel mondo della medicina occidentale può essere facilmente considerata un fattore retrogrado e inefficace a livello clinico. Lo stesso problema può sorgere per un bambino nativo-americano, che non mostra alcun motivo d’interesse per gli aspetti individualistici e competitivi di un test di QI a causa dei valori di collaborazione e solidarietà assimilati dalla sua cultura.

In quest’ottica, un tipo di terapia psicologica basata sulla mera raccolta d’informazioni e test potrebbe nascondere qualche problema, qualora facesse mancare il rapporto empatico con il paziente. Ed è qui che s’inserisce la recente terapia di assessment terapeutico multiculturale, una forma di aiuto che punta al miglioramento della vita dell’individuo. Tramite un percorso di collaborazione è possibile comprendere quali siano le modalità di narrazione del soggetto e i problemi al loro seguito; in questo modo si andrà ad incidere positivamente sull’interpretazione che egli ha di se stesso e sulle difficoltà della sua nuova vita.

Per Stephen Finn, psicologo clinico statunitense, nonostante l’assessment terapeutico presenti una struttura a grandi linee definita (caratterizzata da una seduta di presentazione, una raccolta di test e varie sedute di discussione e riepilogo), è fondamentale la volontà dello psicoterapeuta di coinvolgere il paziente verso il cambiamento, a prescindere dai tempi e dalle modalità. In questi casi la ‘creatività’ nell’approccio, se giustificata dalla comprensione empatica del problema, assume ancora più valore.

Generalmente, al termine del percorso viene condiviso l’esito del miglioramento che il paziente ha raggiunto grazie alla terapia. Nella seduta finale il terapeuta fa riflettere il paziente su quali fossero i problemi incontrati nell’adattarsi alla sua nuova vita, e quali siano state le attività e le riflessioni che meglio lo hanno portato alla risoluzione del problema.

Certo, spiegato in questi termini può non sembrar difficile aiutare una persona a migliorare il mondo che la circonda; ma come può avvenire tutto questo quando il paziente non ha accettato spontaneamente di partecipare alla terapia? In questi casi l’assessment terapeutico assume ancora più crucialità nell’aprire quelle porte ‘mezze aperte’ che possono rendere i pazienti più inclini ad affrontare i loro problemi.

Con l’ascolto attivo ed empatico delle loro storie, e con l’identificazione delle loro emozioni sarà possibile aprire la strada verso la collaborazione. Quest’ultima farà da base per un altro fattore, spesso decisivo, che è predisposto per rendere più chiari gli obiettivi dell’intervento: l’accordo paziente-terapeuta. Attraverso la definizione di quello che è possibile fare e quali sono le necessità e le perplessità evidenziate dal paziente sarà possibile incamminarsi verso la risoluzione positiva del caso.

In conclusione, per mettersi nei panni dei propri pazienti sembra indispensabile dover coltivare la propria compassione, la propria tolleranza e la propria apertura mentale, al fine di agire consciamente, sempre, per il loro bene. 

Immagine concessa da Shutterstock.

 
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