Il rosso nel Capodanno cinese non è una tradizione, ma un’alterazione comunista

Durante il Capodanno cinese il colore rosso è disseminato sugli schermi e sulle bandiere di tutto il mondo. Si tratta di una forte presenza, spesso accompagnata da un accento color oro.

All’insaputa di molti, l’abbondante utilizzo del rosso è un’alterazione moderna delle tradizioni cinesi. Questo modifica si è manifestata solo dopo il 1949, quando i comunisti hanno diffuso questo colore come un simbolo dello spargimento di sangue.

Nell’antica Cina il colore rosso veniva utilizzato con parsimonia per accentuare i dettagli. Secondo quanto afferma il professor Zhang Tian Liang, insegnante di storia cinese all’Accademia Fei Tian nella parte settentrionale di New York, persino la dinastia Han, che veniva associata con l’elemento del fuoco, non indossava questo colore.

Secondo il professor Zhang il Partito Comunista cinese ha abusato del rosso in ogni aspetto della società cinese allo stesso modo con cui diffonde la sua propaganda.

Oggigiorno le persone si riuniscono per vedere i danzatori del drago rosso che suonano i tamburi durante i giorni di festa e appendono i calendari pieni del colore rosso. Fanno questo inconsapevolmente, senza prestare attenzione al significato politico sottinteso dell’uso eccessivo di questo colore.

«In Cina il rosso non è solo un colore», ha detto il dottor Zhang. «È un simbolo che rappresenta il Partito Comunista – per cui il suo utilizzo rappresenta una sottile implicazione di accettare il regime».

Per esempio in Cina gli studenti sono costretti fin dalla giovane età a indossare sciarpe rosse in segno di fedeltà al regime. E quelle persone che hanno distrutto con la violenza la cultura cinese durante la Rivoluzione Culturale negli anni 60 e 70 si definivano le Guardie Rosse.

Il libro i Nove Commentari sul Partito Comunista Cinese, pubblicato inizialmente su Epoch Times, afferma nell’ottavo commentario riguardo al colore rosso: «La Bandiera Rossa è diventata rossa per essere stata ‘tinta con il sangue dei martiri’. Il Partito venera il rosso a causa della sua inclinazione al sangue e alla strage».

L’idolatria del sangue può anche essere riscontrata anche nella Corea del Nord. In questo regime comunista la più lunga e ricorrente produzione è l’opera Il mare di sangue, eseguita dalla Sea of Blood Theatrical Troupe, che riguarda le uccisioni di massa dei coreani sotto l’occupazione giapponese.

E come forma di critica, il poeta e dissidente cinese Liu Xiaobo, vincitore del premio Nobel per la Pace, usa il rosso nella sua poesia Sperimentare la morte per descrivere la violenza del massacro di piazza Tiananmen nel 1989 in cui, secondo le più recenti ricerche, i carri armati dell’esercito hanno aperto il fuoco su circa tremila studenti.

«Richieste pacifiche, mani disarmate; il bastone di un anziano, la giacca strappata di un bambino, ha scritto Liu dal carcere in Cina nel 1990 – Il carnefice non sarà mai piegato; occhi infiammati di rosso; fiamme rosse delle canne dei cannoni; mani tinte di rosso». Liu è tuttora in carcere con l’accusa di ‘incitamento alla sovversione del potere dello Stato’.

Reporting aggiuntivo di Milene Fernandez.

 

Articolo in inglese: ‘Red on Chinese New Year Isn’t a Traditional Thing, It’s a Communist Thing

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