La raccolta firme contro la ‘Buona Scuola’ è vicina al traguardo

Nonostante la scarsa pubblicità, due proposte di referendum contro la riforma della Buona Scuola stanno raccogliendo numerose firme.

Una è presentata da Pippo Civati, assieme ad altri quesiti che andrebbero a cancellare parti delle maggiori riforme renziane, dallo Sblocca Italia all’Italicum. Il referendum sulla Buona Scuola di Civati abrogherebbe solamente la parte relativa al ‘preside sceriffo’, così definito perché provvisto di poteri quasi assoluti nella gestione della scuola e degli insegnanti.

I referendum di Civati hanno raggiunto circa 150 mila firme: un numero in realtà non altissimo, sia in vista del traguardo di 500 mila da raggiungere, sia considerando che la raccolta è organizzata da un esponente politico, per quanto poco ‘quotato’.

Sorpresa invece per il referendum organizzato dal Comitato Leadership alla Scuola, un comitato di base nato proprio in opposizione alla riforma di Renzi. Il loro referendum abolirebbe l’intera legge e la proposta ha raccolto 300-350 mila firme, secondo quanto afferma su Facebook Daniela Margiotta, tra i membri del Comitato più attivi nel gruppo. I social media e whatsapp sono i principali diffusori del messaggio del Comitato.

«Non è preciso, ma a oggi siamo a non meno di 300mila firme», spiega la Margiotta, intervistata in chat. «Il dato incoraggiante è che quasi la metà sono state raccolte negli ultimi 15 giorni».

300-350 mila firme costituiscono il 60-70 per cento delle firme necessarie e sono state raccolte dopo che è passato il 75 per cento del tempo disponibile: la proporzione è favorevole, se si considera che l’ultimo periodo è solitamente il più attivo in qualsiasi tipo di vendita o raccolta.

Nonostante gran parte dell’opposizione si sia detta contraria alla Buona Scuola, a livello nazionale né il Comitato né Civati hanno ottenuto sostegno da forze politiche o sindacati, sebbene abbiano ottenuto aiuto locale da varie forze politiche e sindacali. Il M5S si è detto favorevole, tramite canali ufficiali, a queste proposte referendarie, ma non ne ha fatto una propria battaglia se non a livello locale.

LE RAGIONI DEL REFERENDUM

Un volantino diffuso sui social dal Comitato Leadership alla Scuola elenca le principali ragioni di opposizione del referendum.

Le scuole «perderanno la loro prerogativa di palestre di democrazia vissuta», afferma il Comitato, in quanto «il Governo, invece di ridurre gli sprechi pubblici, pensa di sopperire alla scarsità di fondi attraverso il ricorso a sponsor privati».

Un altro punto riguarda le «classi-pollaio» che si creerebbero con il blocco delle supplenze, mentre gli altri punti riguardano l’albo territoriale e il super preside, che in quanto ‘unico uomo al comando’ sarà più sensibile a episodi di corruzione da parte della criminalità e di pressione da parte dei politici, sostiene il Comitato.

Nel volantino non è elencato il punto più controverso: quello dell’ideologia gender, sul quale gli insegnanti stessi sono divisi. Secondo alcune interpretazioni la legge porterebbe nell’educazione dei più piccoli una visione della sessualità non tradizionale, non vincolata dal genere biologico della persona.

Sui media e tra parte del pubblico ci sono molte polemiche sul Comitato leadership alla scuola, a partire dalla questione del gender – non tutti ritengono sia davvero presente nella legge – fino a dubbi sulla legalità del referendum e sui finanziamenti al Comitato. Su quest’ultimo punto Daniela Margiotta spiega che il Comitato si regge «grazie agli sforzi dei membri».

«Logicamente le associazioni politiche, sindacali, sociali che stanno sostenendo l’iniziativa contribuiscono in maggior misura». Tra le forze politiche che sostengono il referendum a livello locale Scelta Civica, Lega, M5S, Fratelli d’Italia e Forza Italia, oltre che sindacati a livello territoriale, e comunità religiose cattoliche ed evangeliche.

Seguendo il corso della riforma renziana e della sua opposizione, Epoch Times ha incontrato una enorme maggioranza di persone contrarie (sebbene chi sia contro abbia maggiore volontà di fare dichiarazioni, probabilmente). Tra i pochi pareri favorevoli, Katia Roncoletta, madre di uno studente del primo anno di liceo.

La Roncoletta è favorevole ai maggiori poteri concessi ai presidi. Le «scuole A e scuole B sono sempre esistite» e la qualità degli insegnanti dipende dalle capacità manageriali del preside nello scegliere, afferma.

I «favoritismi possono esserci anche nei concorsi che a livello locale», sostiene. La riforma sicuramente non ecluderà la possibilità di imbrogli, in quanto ci sono sempre stati anche a livello di concorsi, afferma la Roncoletta. Quindi con il tempo, se ci sono casi del genere, la scuola ne subirà conseguenze, perdendo gli studenti e ciò farà da «effetto boomerang», sostiene.

«Del resto se non è il capo a valutare [gli insegnanti], chi lo fa?»

 
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