Il poeta mangiatore di leoni nella lingua cinese

La lingua cinese ha origini antiche e un’espressione tonale ricca e varia, che la rende molto diversa dalle lingue dell’Occidente. Se si includono il mandarino, il cantonese e altri dialetti, più di un miliardo di persone parlano qualche derivato di questa lingua onorata dal tempo.

Come in tutte le lingue tonali, in cinese una sillaba può essere pronunciata in vari modi diversi, e ciascuna pronuncia ha un significato completamente differente. Se questo aspetto può confondere chi sia nuovo a questa forma d’espressione, per chi lo padroneggia il cinese presenta delle possibilità linguistiche impensabili in altre lingue, offrendo impareggiabili opportunità a livello sonoro.

Prendiamo ad esempio una poesia scritta dal linguista cinese Yuen Ren Chao, che descrive la storia bizzarra di un poeta che mangia i leoni. La sua opera omofonica mette in atto una sorprendente manipolazione dell’esercizio tonale, la cui trascrizione fonetica richiederebbe la costante ripetizione di una singola parola: shi.

Anche se i cambiamenti della lingua cinese nel corso degli anni potrebbero creare qualche incoerenza nella lettura della poesia, qualsiasi lettore moderatamente preparato può ancora facilmente godersi la sua ingegnosità.

In italiano, la poesia recita così:

In un antro di pietra vi era il poeta Shi, che amava mangiare leoni, e aveva deciso di mangiarne dieci.
Spesso andava al mercato a caccia di leoni.
Esattamente alle 10, dieci leoni erano appena arrivati al mercato.
In quel momento, anche Shi era appena arrivato al mercato.
Vedendo questi leoni, li colpì con le sue frecce.
Portò i corpi dei leoni nella sua tana di pietra.
La sua tana di pietra era umida, così chiese al suo servo di pulirla.
Dopo che la tana di pietra fu pulita, cercò di mangiare quei dieci leoni.
Quando mangiò, comprese che i corpi erano in realtà dieci leoni di pietra.
Prova a spiegarlo.

Questa poesia, composta di 92 caratteri cinesi, sembra abbastanza innocente, a parte la strana narrativa che trasmette.

Le idee espresse in questa poesia sono assolutamente ridicole, ma per apprezzarla al meglio senza conoscere il cinese può essere utile osservarla nella sua traslitterazione in Pinyin, una forma di romanizzazione dei caratteri cinesi dove ogni carattere è convertito in una sillaba e ogni tono è espresso usando i quattro diversi accenti usati nella lingua cinese e nei suoi derivati:

Titolo: Sh? Shì shí sh? sh?

Shíshì sh?shì Sh? Shì, shì sh?, shì shí shí sh?.
Shì shíshí shì shì shì sh?.
Shí shí, shì shí sh? shì shì.
Shì shí, shì Sh? Shì shì shì.
Shì shì shì shí sh?, shì sh? shì, sh? shì shí sh? shìshì.
Shì shí shì shí sh? sh?, shì shíshì.
Shíshì sh?, Shì sh? shì shì shíshì.
Shíshì shì, Shì sh? shì shí shì shí sh?.
Shí shí, sh? shí shì shí sh?, shí shí shí sh? sh?.
Shì shì shì shì.

Quasi come un gioco, Il poeta mangiatore di leoni nel covo di pietra riesce a descrivere la storia completa di un audace scrittore usando la sola parola ‘shi’. Ma com’è possibile che quattro soli toni di una parola possano produrre una narrativa completa di questo genere?

Anche una lingua come l’italiano, naturalmente, ha degli omofoni (parole che suonano nello stesso modo ma hanno significati diversi) – come “àncora” e “ancòra”, “hanno” e “anno”, “pesca” e “pesca”. Ma i suoni sono limitati al massimo a due o tre concetti. In cinese mandarino, un tono calante, crescente, declinante o uniforme può cambiare molto il significato di una sillaba parlata. Se si aggiunge in questo miscuglio la variabile del contesto, i possibili significati per ogni singola sillaba diventano incredibilmente vasti.

All’interno della poesia concetti come ‘pietra’, ‘mangiare’, ‘dieci’, ‘promessa’ e ‘tempo’ hanno lo stesso tono nella pronuncia, mentre altri come ‘tana’ o ‘storia’ hanno un tono differente. Tuttavia, la poesia perde la sua pronuncia originale se i caratteri scritti sono letti in dialetti diversi dal mandarino, come il cantonese, il taiwanese o l’hakka.

Le lingue tonali si possono trovare in ogni parte del mondo, e alcune hanno variazioni molto più ampie di quelle del cinese. L’apparente confusione causata dalla ripetizione continua della medesima sillaba scompare quando si considera che nella lingua madre dell’Oriente, in ogni frase il contesto dice anch’esso molto del significato.

Si può ascoltare una enunciazione completa della poesia qui:

Articolo in inglese: The Lion-Eating Poet in the Stone Den

Traduzione di Veronica Melelli

 
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