Ex membro del Pcc: ‘Dimettersi dal Partito’ mi fa sperare per la Cina

OTTAWA- Il traguardo di 200 milioni di cinesi dimessi dal Pcc e dalle sue organizzazioni affiliate offre nuove speranze a un ex funzionario cinese residente in Canada da 14 anni come rifugiato.

«Il futuro della Cina è sicuramente luminoso dato che in così tanti si sono svegliati e adesso riescono a vedere davvero la natura del Partito Comunista Cinese (Pcc), la tirannia e l’autocrazia che lo contraddistinguono, i suoi crimini contro l’umanità e la sua corruzione», ha riferito Han Guangsheng, residente a Toronto.

«In aggiunta al fatto che ogni giorno nuove persone abbandonano il Partito, questo renderà forse possibile alla Cina muoversi verso la democrazia, lo stato di diritto e un governo costituzionale».

Han stesso si è dimesso dal Partito nel 2005.

Han è stato nominato vicedirettore dell’ufficio giudiziario di Shengyang nel 1996 e ne è divenuto il direttore nel 1999. Ma ha rinunciato ed è andato in Canada a settembre del 2001, principalmente perché era disincantato e indignato dall’autocrazia e dittatura del regime comunista.

Il suo era un viaggio di non ritorno ma non ha rimpianti.

«La cosa più giusta che ho fatto nella mia vita è stata lasciare la Cina e staccarmi dal Pcc. È qualcosa di cui non mi pentirò mai. Inoltre i miei amici, i miei ex colleghi, gli ex subordinati e tutti quelli che sono riusciti a mettersi in contatto con me si sono congratulati, mi hanno salutato e si sono dichiarati concordi con la mia azione», ha raccontato.

Tra gli studenti che nel 1977 erano entrati nell’Università di Nankai, Han è stato il primo a diventare membro del Pcc. A quei tempi dopo la Rivoluzione Culturale le università avevano appena ricominciato ad accettare gli studenti in seguito a esami di ingresso standardizzati.

Tuttavia rimase presto deluso dalla realtà del Pcc e dal suo modo di agire.

«Il mio risentimento iniziale derivava dal massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989. Nei successivi dieci anni volevo fare qualcosa per cambiare la situazione del Pcc dall’interno del sistema. Ho però poi scoperto che era completamente impossibile», ha detto.

Per Han la goccia che ha fatto traboccare il vaso è avvenuta a luglio del 1999, con la campagna di persecuzione lanciata dal Pcc contro decine di milioni di aderenti alla pratica spirituale del Falun Gong.

Si è opposto quando gli è stato ordinato di incarcerare i praticanti del Falun Gong o di portarli nei campi di lavoro forzato. In quanto direttore dell’ufficio giudiziario era il responsabile delle strutture nella città di Shenyang. Ha riferito di aver risposto che la questione del Falun Gong riguardava la spiritualità e quelle persone non erano quindi criminali, ma la sua presa di posizione non ha avuto effetto. Quindi ha iniziato in segreto a programmare la sua diserzione.

«Dopo che il Pcc ha cominciato la persecuzione del Falun Gong per molto tempo ho visto tanti praticanti innocenti imprigionati o costretti nei campi di lavoro forzato senza una base giuridica, senza un processo legale», ha spiegato.

«Essere testimone dei brutali e disperati atti del Partito contro l’umanità mi ha fatto decidere di non volerne diventare complice, né di essere un carnefice della politica del Pcc, perciò ho deciso di andarmene».

Oggi Han gestisce una piccola impresa a Toronto e ritiene che il Pcc abbia i giorni contati.

«Sono come i passeggeri del Titanic; si preparano al naufragio».

Leggi l’articolo in inglese: ‘Quit the Party’ Movement Bodes Well for China, Says Former Official

 
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