Huang Jiefu occulta l’atroce verità sul prelievo forzato di organi in Cina

A giudicare dagli ultimi avvenimenti, sembra che il dottor Huang Jiefu, uomo chiave di Pechino e responsabile della diffusione a livello globale del suo sistema omicida di trapianto d’organi, stia attraversando un buon momento.
Nel mese di ottobre, il Beijing Youth Daily ha infatti riferito che la Società Internazionale di Ricerca e Trapianto d’Organi ha inviato il suo benvenuto ai medici cinesi specializzati in trapianti affinché diventassero membri, presentassero le loro ricerche in occasione di conferenze e pubblicassero in riviste mediche.

Stando così le cose, questo cambiamento, in contrasto ai divieti imposti nel passato, rappresenterebbe il completamento di un anno in cui perfino alcune organizzazioni mediche occidentali hanno dato il loro appoggio alle ‘riforme’ nel sistema dei trapianti cinese, guidato da Huang Jiefu.

Come se non bastasse – ciliegina sulla torta – nel mese di agosto Huang ha ricevuto il Premio per i ‘diritti umani’ Gusi per la Pace; e alla fine di novembre ha raccolto diversi altri premi, come il premio Wu Jieping per la Ricerca Medica.

ORGANI DA PRIGIONIERI (GIUSTIZIATI)

Nel bel mezzo delle celebrazioni per il dottor Huang, il New York Times ha pubblicato un articolo che ha posto a Huang una scomoda domanda, rischiando di rovinargli la festa. Huang Jiefu, un anno fa, aveva garantito che la Cina intendeva istituire un sistema di donazione volontaria di organi per soddisfare gli standard internazionali. La cosa aveva creato un barlume di speranza di poter assistere a una trasformazione del sistema dei trapianti in Cina: aveva dichiarato che non ci sarebbe più stato bisogno di utilizzare organi da prigionieri giustiziati, cioé basta prelievi dalle migliaia di detenuti condannati a morte e prigionieri di coscienza giustiziati per i loro organi.

Il New York Times ha osservato però che durante il primo anno in cui il ‘nuovo’ regime avrebbe dovuto non utilizzare più gli organi dai prigionieri giustiziati, l’offerta di organi dalla Cina non è diminuita. Come è possibile? Il New York Times ha citato anche una dichiarazione precedente di Huang, quando ha detto che si potevano utilizzare gli organi dai prigionieri se si trattava di «donatori volontari».

Il 18 novembre, il giorno in cui il New York Times ha pubblicato questa nota, Huang è riapparso, ha incontrato il giornalista che aveva portato alla luce questo scomodo scenario, e ha fatto quello che fa di solito: ha cercato di intorbidare le acque. Huang ha infatti negato di aver detto che gli organi dei prigionieri sarebbero stati inclusi nel sistema di donazione volontaria. Le sue parole precedenti erano solo speculazioni: semplicemente irrilevanti; ha poi aggiunto di aver fatto supposizioni e di aver parlato solo in forma «filosofica e teorica».

Ma in realtà, Huang ha menzionato in più di un’occasione che gli organi dei prigionieri erano inclusi nel sistema di donazione ‘volontaria’; e lo hanno confermato anche altri medici cinesi specializzati in trapianti di organi. Molti media ufficiali che agiscono come portavoce del regime, hanno riportato più volte parole simili pronunciate da Huang negli ultimi due anni, senza che Huang o chiunque altro abbia mai obiettato; almeno fino a quando il New York Times non ha fatto notare che, se le donazioni erano diventate ‘volontarie’, allora semplicemente i conti non tornavano, visto che il numero di trapianti effettuati rimaneva costante.

Secondo il giornalista del Beijing Youth, che si trovava con il giornalista del Nyt durante l’incontro con Huang, la riunione non era stata voluta né da Huang né dal giornale statunitense, ma era stata organizzata dalla Commissione Nazionale per la Salute e la pianificazione familiare. Questo significa che qualcuno nei piani alti del governo cinese non aveva digerito l’articolo e ha ordinato a Huang di risolvere il problema.

CHI È HUANG JIEFU?

Gli occidentali hanno sempre visto la Cina come una terra dove poter esaudire i loro desideri; una debolezza che i cinesi hanno saputo sapientemente manipolare. Il 4 dicembre 2014, quando il dottor Huang Jiefu ha annunciato che a partire dal 2015 la Cina avrebbe accettato solo donazioni volontarie di organi, ha dato manforte alle brame dell’Occidente, oramai convinto che il sistema sanitario cinese non avrebbe più commesso crimini contro l’umanità.

Accecato dai suoi desideri però, l’Occidente ha chiuso gli occhi anche di fronte alla cruda realtà: Huang non ha mai avuto l’autorità per poter emanare una riforma; nessuna legge o regolamento in Cina riconosce il presunto divieto di utilizzare gli organi dei prigionieri giustiziati; e il nuovo sistema di donazione volontaria non ha una struttura operativa, né alcuna fonte di donazione.

I media occidentali di solito si riferiscono a Huang come ex viceministro della Salute, un titolo privo di importanza: come ‘ex’ viceministro non ha alcuna autorità per decidere alcuna politica, regolamento o legge. Nel database dei funzionari dirigenti cinesi, Huang Jiefu ha solo una posizione: vice capo del Comitato Centrale sulla Sanità, responsabile della salute dei principali dirigenti del Partito e dello Stato. Ovviamente, questo titolo non conferisce a Huang alcun potere per riformare il sistema dei trapianti.

Secondo la propaganda del governo cinese, Huang è il presidente del Comitato trapianti e donazione degli organi umani. Tuttavia, questo ‘Comitato’ figura solo nei resoconti dei media cinesi: non ha un proprio sito, e non appare in nessuno degli enti statali; non figura nemmeno sul sito della Nhfpc, che presumibilmente controllerebbe il comitato stesso.

Nel novembre 2005, Huang aveva annunciato che la maggior parte degli organi trapiantati proveniva da prigionieri giustiziati. Da allora è sembrato l’unico responsabile per tutto quello che riguarda la fornitura di organi. Tuttavia, né un solo ente o funzionario, sia del Partito che dello Stato, ha mai apertamente appoggiato o sostenuto le attività di Huang. Anzi, l’affermazione di Huang del 2005 è stata negata due volte dalle agenzie statali nel 2006: prima dal portavoce del Ministero degli Affari esteri, e poi dal portavoce del Ministero della Salute, che era il suo subordinato.

SENZA BASE GIURIDICA

Quando Huang ha affermato che la Cina aveva smesso di usare gli organi dei prigionieri giustiziati, lo ha fatto senza alcuna base giuridica.

La Cina ha emanato tre regolamenti sul trapianto di organi.

Le disposizioni provvisorie della Corte Suprema del 1984 (ancora in vigore) sono l’unica normativa che disciplina l’utilizzo degli organi dei condannati a morte.

Un regolamento preliminare è stato poi rilasciato il 28 marzo 2006. Poiché – ai primi di marzo del 2006 – Epoch Times rivelava la peggiore atrocità della Cina odierna: il prelievo forzato di organi da migliaia di praticanti ancora vita del Falun Gong (una disciplina di meditazione cinese), il regime ha dovuto rispondere. Il 31 marzo 2007, questo regolamento preliminare veniva sostituito con uno successivo emesso dal Consiglio di Stato. Il nuovo regolamento stabiliva il principio secondo cui la donazione doveva avvenire per volontà del donatore e senza alcun pagamento; affermava inoltre che il donatore deve avere lo status civile per donare. Ma non diceva niente in merito agli organi dei prigionieri giustiziati.

Il terzo regolamento è stato pubblicato nel mese di agosto 2013: la Nhfpc vieta agli ospedali di ottenere l’assegnazione diretta di organi da tribunali locali, ma non proibisce l’uso di organi da prigionieri giustiziati.

In breve, esiste un regolamento che permette, e non che vieta, di prelevare gli organi dai prigionieri giustiziati.

C’è un aspetto interessante di queste leggi. Infatti, anche se alla fine esiste un solo regolamento che disciplina l’uso di organi da prigionieri giustiziati, Huang Jiefu, capo pubblico della comunità dei trapianti in Cina, afferma di non averlo mai letto.

Un aneddoto di qualche anno fa, chiarisce la questione. Quando è stato chiesto al portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese quali leggi vietassero ai media cinesi di riferire sulla rivoluzione dei gelsomini, ha risposto: «Non ho usato la legge come uno scudo». In Cina, le leggi sono strumenti del Partito comunista cinese e non si applicano al Partito stesso: Huang non ha bisogno di dire di aver letto le leggi che regolano il trapianto di organi, poiché sono ininfluenti.

IL RECENTE SISTEMA DI DONAZIONI

Durante l’intervista del 18 novembre, Huang ha riferito al giornalista del Beijing Youth che i due principali enti governativi coinvolti nella donazione di organi, la Croce Rossa e la Nhfpc, non si coordinano bene. Questi due enti hanno istituito congiuntamente il Comitato trapianti e donazione degli organi il 1° marzo 2014. Ma questo Comitato a proposito del quale Huang può parlare di donazione di organi esiste solo di nome. Ha detto al giornalista di aver tenuto più di un incontro. Come presidente, Huang si è detto molto preoccupato e al tempo stesso impotente.

Huang ha rivelato un altro dettaglio: nel 2012 è stato creato il Centro di gestione per la donazione umana in Cina. Sostenuto dal Consiglio di Stato, il centro dispone di 16 membri. Finora, il Centro non ha funzionato bene a causa dello scarso coordinamento e della mancanza di chiarezza sulle rispettive responsabilità delle due agenzie statali preposte, la Croce Rossa e la Nhfpc.

Secondo Huang, il sistema di donazione volontaria della Cina dipende quindi da due organizzazioni chiave, un comitato di leadership e un centro direzionale, che o non coordinano il loro lavoro o non funzionano affatto. Naturalmente, affinché un sistema di donazione volontaria funzioni, ci dovrebbero essere dei donatori. A causa dei divieti culturali, il popolo cinese non ha volontari che donino i propri organi. E questa è una cosa che non si può cambiare in un giorno.

Dal 2003 a maggio del 2009 in tutta la Cina vi sono stati solo 131 casi di donazione volontaria di organi. Nel 2015, il numero è destinato a crescere a 2500. Huang e altri medici cinesi attribuiscono questo improvviso aumento delle donazioni al rallentamento nell’utilizzo di organi da prigionieri giustiziati, e alla ‘giustizia’ così come alla ‘trasparenza’ del nuovo sistema di donazione di organi.

Sebbene il non utilizzare gli organi dei prigionieri giustiziati costringerebbe i medici, gli ospedali e gli intermediari di organi a trovare fonti alternative di organi, sembra che non ci sia alcuna campagna di sensibilizzazione sulla donazione. Per i singoli donatori non c’è differenza tra il 2015, 2014 o 2003.

Secondo Huang Jiefu, su 300 mila persone che necessitano di trapianti di organi in Cina ogni anno (il numero non ufficiale è di 1,5 milioni), ce ne sono solo 20 mila in lista d’attesa. Perché? Solo questi 20 mila si possono permettere l’operazione. In Cina, senza eccezioni, solo i ricchi possono sottoporsi a trapianti di organi. Questa è ‘l’equità’ del sistema che secondo Huang incoraggerà le persone a donare.

IL LAVORO DI HUANG

Sebbene non vi sia alcuna prova del fatto che il sistema di donazione volontaria abbia funzionato, gli sforzi di Huang Jiefu nelle pubbliche relazioni sembrano funzionare:  nel marzo 2015, in un’intervista per la Phoenix Tv di Hong Kong, Huang ha fatto intendere chiaramente che l’ex capo della sicurezza del regime, Zhou Yongkang, è stato coinvolto nel prelievo forzato di organi. Questo intervento di Huang sulla controversia del prelievo di organi in Cina è in linea con i suoi primi commenti nel novembre 2005.

Huang ha richiamato quindi l’attenzione alla questione del prelievo di organi da prigionieri giustiziati, ma evitando di menzionare la reale fonte della maggior parte degli organi: i praticanti del Falun Gong detenuti.

Negli ultimi dieci anni infatti, una montagna di prove dimostra il massiccio prelievo di organi dai praticanti del Falun Gong: telefonate da parte dei praticanti stessi ai medici, che hanno raccolto le ammissioni da parte di questi ultimi sul fatto che gli organi provengono dai praticanti del Falun Gong; analisi del sangue, esami medici effettuati nei campi di lavoro sui praticanti, l’enorme aumento dei trapianti di organi dall’inizio della persecuzione del Falun Gong e molte altre.

Così Huang ha trascorso dieci anni a imitare il gioco di prestigio di un mago; dice ai media occidentali e alle organizzazioni professionali di concentrarsi sui prigionieri giustiziati, e li distrae dal fattore principale: i praticanti del Falun Gong che vengono assassinati.

Quanto allo spiegare come sia possibile che il sistema di donazione volontaria della Cina funzioni alla perfezione essendo appena partito da zero, esistono solo due possibilità: una è il miracolo, l’altra, è che il sistema era già in funzione da anni e si stava perfezionando prima che fosse ufficialmente ‘istituito’.

Ma il ‘sistema’ che il mondo elogia, non ha nulla a che vedere con alcuna donazione volontaria: è semplicemente un brutale programma di prelievo forzato di organi effettuato su migliaia di prigionieri di coscienza in vita. La maggior pare dei quali sono praticanti del Falun Gong.

 

 

 

 
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