Il gas naturale Usa è il prossimo affare del regime cinese

Il commercio è stato la priorità nell’agenda del presidente Donald Trump durante la sua visita in Cina. L’obiettivo è contrastare l’enorme deficit commerciale salito, secondo il dipartimento del Commercio Usa, a 347 miliardi di dollari.

A giudicare da un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa di regime, Xinhua, sembra che i cinesi potrebbero essere interessati a comprare il gas naturale americano. L’articolo, pubblicato originariamente dalla rivista cinese National Business Daily, è poi riapparso sul sito di Xinhua, che comunica il punto di vista ufficiale del regime cinese.

Citando un esperto del ministero del Commercio di Pechino, l’articolo nota che circa metà delle risorse energetiche della Cina provengono dalle importazioni. Secondo Bai Ming, vice direttore dell’istituto di ricerca del Ministero incaricato dello studio dei mercati internazionali, «gli Stati Uniti hanno bisogno di un grande mercato internazionale per le loro esportazioni di energia, e la Cina è la scelta ideale».

Attualmente la principale fonte energetica utilizzata in Cina è il carbone, che rappresenta oltre il 64 percento della produzione totale di energia del Paese, contro il 31% degli Stati Uniti. Il gas naturale rappresenta invece solo il 6 percento della produzione totale di combustibili, secondo i dati ufficiali dell’Amministrazione nazionale dell’energia cinese.

In un articolo, un altro esperto legato agli apparati statali, ricercatore della Chinese Adademy of Social Sciences,  ha definito il potenziale acquisto di gas naturale dagli Stati Uniti ‘vantaggioso’, notando a margine che anche l’investimento di Sinopec, la società petrolifera di Stato cinese, nel petrolio americano, potrebbe essere una scelta favorevole alla Cina. I due Paesi stanno già negoziando un piano di investimenti di 7 miliardi di dollari tra compagnie statunitensi e Sinopec, per costruire un oleodotto in Texas ed espandere un deposito di prodotto petroliferi nelle Isole Vergini.
Non a caso dunque i 29 dirigenti che hanno accompagnato Trump a Pechino sono a capo di aziende protagoniste nel settore dell’energia. E insieme c’era anche anche Bill Walker, governatore dell’Alaska, uno Stato che ospita grandi depositi di gas naturale.

L’articolo apparso su Xinhua inoltre sottolinea che secondo gli esperti cinesi, per fare progressi significativi sulla questione del deficit commerciale, gli Stati Uniti dovrebbero ridurre le restrizioni sulle esportazioni statunitensi di prodotti high tech. È probabile tuttavia che gli Stati Uniti non cederanno su questo punto, dal momento che il regime cinese ha reso difficile alle aziende straniere fare affari in Cina.

Il regime cinese ha recentemente adottato un regolamento sulla proprietà intellettuale che obbliga le aziende straniere ad associarsi con partner locali per avere un accesso più ampio al mercato cinese e, al tempo stesso, ha escluso l’utilizzo di prodotti Microsoft, Apple e Cisco dagli uffici pubblici governativi, offrendo un vantaggio competitivo ai marchi locali.

In agosto, Trump ha ordinato di verificare se le politiche commerciali cinesi incoraggino il furto e il trasferimento forzato di proprietà intellettuali americane.

Quando Uber ha cercato ad esempio di entrare nel mercato cinese, ha dovuto soccombere alle compagnie rivali locali come Didi Chuxing. Uber ha perso circa 2 miliardi di dollari Usa in Cina in due anni. Nell’agosto 2016, Uber ha venduto la sua sezione cinese a Didi in cambio del 17,7 percento delle azioni del rivale cinese, pari a un valore di 7 miliardi di dollari.

 

Articolo inglese: Let’s Make a Deal: US Natural Gas May Be on Chinese Regime’s Shopping List

Traduzione di Veronica Melelli

 
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