Il crollo del Pil cinese

La Cina sta disperatamente cercando di evitare un crollo economico, a causa della flessione del Pil, anche se per adesso siamo molto lontani dal toccare il fondo.

Nonostante la crescita del 7,3 per cento nel terzo trimestre 2014 sia stata al di sotto dell’obiettivo previsto dal regime (7,5 per cento) non si può parlare ancora di una caduta libera.

Se la Cina ascoltasse però le parole di Ernest Hemingway potrebbe vedere qualche segnale da prendere in considerazione. Nel libro ‘Fiesta – Il sole sorgerà ancora’, il seguente dialogo rende bene l’idea. «Come sei finito in bancarotta?», al che l’altro risponde: «in due modi. A poco a poco e poi tutto d’un colpo».

L’economia cinese sta rallentando gradualmente: è scesa dal 12 per cento del 2010 fino a quello che oggi è il tasso più basso, dopo la crisi finanziaria interna del 2009.

I numeri reali, però, indicano un livellamento della crescita al ribasso. La stima d iBloomberg per il Prodotto interno lordo cinese – basata su dati come il consumo di elettricità e la produzione di cemento – prevede una crescita del 6,4 per cento.

DEBITO

Come potrebbe l’economia cinese rallentare ulteriormente e così da andare verso il disastro economico? Dopo tutto possiede più di quattro mila miliardi di dollari in riserve valutarie.

Per rispondere a queste domande, si deve capire che il ‘miracolo’ della crescita cinese è stato alimentato da una espansione senza precedenti del debito privato, non pubblico.

Per il 2014, Goldman Sachs stima che il debito totale del Pil cinese abbia raggiunto il 242 per cento. Sono 22,36 miliardi di dollari americani per il Pil del 2013. In caso di default, i 4400 miliardi in valuta estera della riserva sarebbero insufficienti. Oltre a questo, tecnicamente, sono soldi stranieri e non possono essere utilizzati per estinguere debiti in yuan.

Naturalmente ci sono molti modi in cui la Cina può gestire il debito, come stampare più soldi. Tuttavia la crescita reale diminuirà ancora, perché il debito è stato ‘investito’ in molte iniziative improduttive del settore privato. Da queste derivano 169 dei 242 punti percentuali del debito, soprattutto per via delle case inutilizzate e per l’eccesso di capacità produttiva.

Per rendere l’idea, attualmente la Cina ha 1647 cantieri navali aperti contro i 10 in Corea del Sud e i 15 in Giappone. Per quanto riguarda i beni immobili, la quantità di spazio in fase di costruzione, relativo allo spazio venduto in 40 città, è aumentato dalle 3,4 volte nel 2007 alle 5,8 volte nel 2013, secondo l’Istituto nazionale di statistica.

RIDUZIONE DEL LIVELLO DI INDEBITAMENTO

Tutto potrebbe andare bene, se le attività che sostengono il debito avessero effettivamente prodotto risultati positivi. La bellezza di questo modello è che nuove costruzioni, che siano cantieri navali o edili, fanno immediatamente aumentare il Pil. Tuttavia per avere un ritorno dell’investimento il progetto deve essere realizzabile.

Case disabitate ed edifici sottoutilizzati non sono un gran biglietto da visita. Se gli investimenti non producon un flusso di cassa positivo, chi ha preso denaro in prestito (per lo più imprese private) sarà tra i primi a non avere soldi per ripagare il debito, di conseguenza non avranno denaro da reinvestire. Ecco la conseguenza della diminuzione di investimenti fissi – dal 35 per cento nel 2012 a meno del 20 per cento nel 2014 – da parte delle imprese private.

A partire da oggi la maggior parte degli investitori ha ridotto le proprie attività, dato che devono ancora gestire i debiti. I primi fallimenti di aziende private cinesei sono avvenute all’inizio del 2014. Questo processo è chiamato deleveraging, ridurre il livello di indebitamento sbarazzandosi di debiti improduttivi e di attività inutilizzate: a volte passando attraverso il fallimento, così da ripartire da zero.

Più a lungo la crisi si trascina, più le aziende ridurranno gli investimenti e diventeranno insolventi dei loro debiti. L’intera dinamica del deleveraging si sposterà da ‘gradualmente’ a ‘improvvisamente’ in modo molto veloce.

Articolo in inglese: China’s GDP Bust

 
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