Il comunismo cinese oggi

David Kilgour, ex magistrato federale ed ex ministro degli Esteri canadese, durante il governo di Jean Chretien ha ricoperto il ruolo di Segretario di Stato per Africa e America latina e per la regione Asia-pacifico.

Verso la metà del XX secolo in molti credevano che il comunismo sovietico avrebbe potuto rimpiazzare la democrazia e diventare l’ideologia dominante a livello mondiale. Oggi fortunatamente in tutto il mondo sono rimasti solo cinque Paesi comunisti, che coesistono con circa 188 nazioni, governate in gran parte da diverse forme di democrazia. Le cinque nazioni sono Cina, Cuba, Laos, Corea del Nord e Vietnam, ma chi scrive questo articolo si focalizza sulla Cina.

Con 89 milioni di iscritti il Partito Comunista Cinese è il partito politico piu grande del mondo, per dare un idea il numero dei suoi membri supera il numero dell’intera popolazione della Germania. La Cina è il Paese piu popoloso sulla Terra, è recentemente diventata la seconda economia mondiale ed è il luogo dove riedono un terzo dei miliardari del pianeta. Tuttavia a causa dell’enorme popolazione (circa 1,38 miliardi), il reddito pro capite l’anno scorso è stato inferiore a 7 mila dollari, piazzandosi a meta della classifica mondiale, rendendo evidente come abbia ancora molta strada da percorrere.

Come in Corea del Nord e in Russia il partito-Stato in Cina finge di essere una democrazia. Isaac Stone Fish un socio veterano del Centro di studi Asiatici per le Relazioni Usa-Cina ha scritto in proposito: «Pechino continua a sostenere di essere una democrazia nonostante l’assenza di elezioni libere ed eque, della libertà di stampa o di un sistema giudiziario indipendente dal partito […] Ma mentire alla popolazione non è esattamente il genere di fondamento su cui si costruisce un buon governo. Durante i sette anni in cui ho vissuto in Cina nessun cinese che non lavorasse per il Partito Comunista è riuscito a dirmi con convinzione che la Cina è un Paese democratico».

Wei Jingsheng, un attivista democratico attualmente residente negli Usa, ha fatto notare che la democrazia non è contemplata neanche all’interno del Parito stesso: «La costituzione del Partito Comunista Cinese sancisce chiaramente: l’intero Paese deve obbedire alla leadership del Pcc, l’intero Pcc deve obbedire al comitato centrale del Pcc […] Alcuni dicono che Deng Xiaping abbia creato un’ambiente democratica all’interno del Pcc […] Nel 1989 era a casa in pensione quando insieme ad alcuni vecchi compagni in pensione, che erano arrabbiati quanto lui per ciò che stava accadendo in Piazza Tiananmen, è riuscito a far sollevare dal suo incarico il Segretario Generale del Partito Comunista, e a ottenere che l’Esercito popolare di Liberazione invadesse piazza Tiananmen sparando sulla folla. È forse questa la democrazia del Partito Comunista?».

Nel 2006 la Commissione di inchiesta sulla Persecuzione del Falun Gong in Cina ha chiesto a David Matas e a me di investigare come volontari sulle persistenti accuse di prelievo e traffico di organi dai praticanti del Falun Gong. Abbiamo pubblicato due rapporti e un libro, ‘Bloody Harvest’, e abbiamo continuato a indagare (l’ultima versione del nostro report è disponibile in 18 lingue sul sito david-kilgour.com). Abbiamo concluso che gli organi utilizzati per 41,500 trapianti eseguiti tra il 2000 e il 2005 in Cina, provenivano oltre ogni ragionevole dubbio dai prigionieri di coscienza del Falun Gong.

David Matas ed io abbiamo viaggiato attraverso 12 Paesi per raccogliere le testimonianze dei praticanti del Falun Gong che sono sopravvissuti ai campi di prigionia e fuggiti all’estero. Ci hanno raccontato di aver lavorato fino a 16 ore al giorno in condizioni atroci mentre erano rinchiusi nei campi di lavoro, senza essere pagati, con poco cibo, costretti a dormire in celle troppo affollate e a subire continue torture.
I prigionieri producono un ampia gamma di prodotti commissionati da aziende multinazionali, dalle decorazioni natalizie ai giocattoli che si trovano nell’Happy Meal di McDonalds. Questo dimostra la vergognosa mancanza di responsabilità di alcune multinazioni e costituisce una violazione delle regole stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio; rende inoltre necessaria un immediata reazione da parte di tutti i partner commerciali della Cina.

James Mann, autore di ‘The China Fantasy: Perchè il capitalismo non porterà la democrazia in Cina’ ed ex corrispondente a Pechino per il Los Angeles Times, ha scritto: «I governi democratici del mondo dovrebbero collaborare con continuita per condannare le repressioni che avvengano in Cina, non solo in incontri privati ma anche in pubblico […] Come possiamo tollerare che i leader cinesi spediscano i propri figli nelle migliori scuole americane mentre a casa loro arrestano gli avvocati che fanno il proprio lavoro? Il regime cinese non cambierà solo perché facciamo affari con esso».

Il primo ministro Wen Jiaobao prima di abbandonare il suo ufficio nel 2012 ha affermato: «Senza varare una riforma politica strutturale è impossibile riformare strutturalmente il sistema economico. Quello che abbiamo ottenuto […] potrebbe andare perso […] e una tragedia storica come la Rivoluzione Culturale potrebbe ripetersi di nuovo».

I governi, gli investitori e gli uomini d’affari dovrebbero chiedersi perché sostengono (indirettamente) le violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo per aumentare il commercio e gli investimenti in Cina. Alcuni risultati evidenti sono che parte della produzione è stata delocalizzata in Cina e che il deficit commerciale e quello degli investimenti sono in continua crescita. Siamo talmente accecati dalla disponibilità di merci a basso costo da trascurare il costo umano, sociale e ambientale che i cittadini cinesi stanno pagando per produrle?

Gran parte dei cittadini cinesi hanno le stesse ambizioni dei cittadini del resto del mondo: la sicurezza, uno Stato di diritto, la dignità, un’istruzione, un buon posto di lavoro, un governo democratico e una buona situazione ambientale. Il partito-Stato deve porre fine alle sue violazioni sistematiche dei diritti umani e iniziare a trattare i partner commerciali con rispetto, se vogliamo che la storia del 21esimo secolo si evolva verso l’armonia e la coerenza.

 

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente quelle di Epoch Times.

David Kilgour è autore di diversi libri e, con l’avvocato dei diritti umani David Matas, è co-autore del libro ‘Bloody Harvest: Praticanti del Falun Gong uccisi per i loro organi’.

Per approfondire: 

http://endorganpillaging.org/an-update/

Articolo in inglese: Communism Today in China

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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