I vampiri esistono davvero?

Nella sezione ‘Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times esplora ricerche e testimonianze legate a fenomeni e teorie che sfidano le nostre conoscenze attuali. Scaviamo nelle idee che stimolano l’immaginazione e aprono a nuove possibilità. Sono argomenti a volte controversi: l’ultima parola rimane al lettore.

Diversi ricercatori hanno esaminato le ossa di alcuni cimiteri polacchi del 17° secolo e ritengono che alcune persone ritenute dei vampiri o zombie e sepolte in modi particolari, potrebbero essere state delle vittime di colera. Il che spiegherebbe le precauzioni extra delle persone nell’avere a che fare con quei corpi.

Lesley Gregoricka, dell’Università del Sud Alabama, ha pubblicato uno studio su PLOS One assieme a dei colleghi, descrivendo le sepolture apotropaiche (che coinvolgono riti e oggetti destinati a scacciare il male) e come si legano alle tradizioni sui vampiri nell’Europa dell’Est.

Dopo la morte di un individuo che ha causato un’epidemia in un intero villaggio, la prima preoccupazione è che non si risvegli dalla tomba per tornare a fare danni.
Le cosiddette ‘Tombe dei vampiri’ sono un fenomeno riscontrabile per lo più nel periodo post-medievale in Europa, tra Repubblica Ceca, Italia, Irlanda, Grecia e anche altri Paesi.
Caratteristica di queste sepolture sono degli oggetti che accompagnano i corpi: in alcuni casi sono dei pali di ferro che trapassano il torso del defunto, mentre in altri si tratta di mattoni o pietre inserite nella bocca; e alcuni hanno delle pietre sul collo. Questi simboli e artefatti apotropaici, avevano lo scopo di scacciare le influenze maligne: una pratica magica presente in tutto il globo.

C’è un filo che lega la maggior parte di queste sepolture, comprese le tombe di Drawsko nella Polonia nordoccidentale: sembrano tutti aver sofferto di epidemie o malattie.

Secondo Discovery News, tra il 2008 e il 2012, sono stati dissotterrati 285 scheletri umani a Drawsko. Questi resti sono datati tra il 17° e il 18° secolo e sono persone di tutte le età e di entrambi i sessi. Tra questi 285 scheletri, sei sono stati sepolti nel modo tipico riservato ai vampiri. Si tratta di un maschio adulto, di tre donne adulte e di due giovani, di cui una donna; dell’altro non si conosce il genere.

Nello studio pubblicato su PLOS One, la d.ssa Gregoricka afferma: «Di questi sei individui, cinque erano stati interrati con una falce posta in diagonale sulla gola o sull’addome, che avrebbe avuto lo scopo di decapitarli o di eviscerarli nel caso in cui avessero provato ad alzarsi dalla tomba». Questi trattamenti erano riservati a quei morti che si riteneva avessero maggior probabilità di diventare vampiri, per tornare nei villaggi a uccidere i vivi, o a infettare i sani con la loro maledizione.

Vampire attacking a Christian, German engraving from the 15th century. (Wikimedia Commons)
Un vampiro attacca un cristiano; incisione del 15esimo secolo (Wikimedia Commons)

Durante scavi precedenti si era sospettato che i corpi dei cosiddetti vampiri potessero essere appartenuti a degli immigrati, i quali, in quanto forestieri, sarebbero stati incolpati dalla gente del posto delle strane malattie e morti, mancando altre spiegazioni.

Per determinare se fosse vero che le sepolture apotropaiche erano usate principalmente sugli immigrati, il team di ricerca ha «testato i molari permanenti di sessanta individui, incluse sei sepolture ‘speciali’ o anomale, usando i rapporti isotopici dello stronzio radiogenico derivante dallo smalto dentale archeologico. Hanno comparato i risultati con gli isotopi di stronzio di animali del luogo», scrive Archaeology News Network.
Contrariamente alle idee precedenti, i risultati dei test hanno rivelato che tutti i vampiri erano del posto, e che degli immigrati presenti tra i morti erano stati sepolti nel modo normale.

Cercando di comprendere perché fossero state scelte delle persone specifiche per la sepoltura speciale, il team di ricerca ha iniziato a sospettare che fossero affetti da colera, una malattia diffusa e malcompresa in quel tempo, che potrebbe aver fatto sentire alle persone l’urgenza di impedire ai morti di rialzarsi dai loro giacigli funebri, data la pericolosità del male.
Il colera è infatti un’infezione batterica spesso mortale che si diffonde bevendo acqua infetta ma, per ignoranza, potrebbe essere stato interpretato come un fenomeno sovrannaturale, fermabile solo con rituali e pratiche speciali di sepoltura.

Nel riassunto dello studio, Gregoricka e colleghi affermano: «Le epidemie di colera che si sono diffuse in gran parte dell’Europa dell’Est durante il 17esimo secolo potrebbero fornire una spiegazione alternativa alla presenza di queste abitudini mortuare apotropaiche, dato che la prima persona morta dopo lo scoppio di un’epidemia infettiva potrebbe essere stata giudicata più incline al ritorno dai morti sotto forma di vampiro». Tuttavia al momento la teoria rimane non provata.

A 45–49 year-old female, with a stone placed on the throat. (Lesley A. Gregoricka et al., CC)
Una donna di 45-49 anni con una pietra sulla gola (Lesley A. Gregoricka et al.,CC)

L’antropologa fisica Kristina Killgrove è d’accordo con l’idea che il colera possa spiegare le sepolture polacche post-medievali, secondo DiscoveryNews. Fa notare, tuttavia, che «sfortunatamente il colera non lascia segni sulle ossa, quindi guardando gli scheletri non è possibile dire se soffrissero o meno di questa malattia».
Il team di ricerca dell’Università del Sud Alabama continuerà gli studi sugli scheletri, per cercare di fare maggiore luce sul mistero dei vampiri.


Ripubblicato dietro autorizzazione da Ancient Origins.

 

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