I ragazzi di Ride2Freedom, quando per aiutare gli altri l’età non conta

Un gruppo di ragazzi più o meno adolescenti e provenienti da 14 differenti Paesi, ha avviato con perseveranza la sua missione volta a salvare i bambini orfani in Cina e si è apprestato ad attraversare in bicicletta tutta l’America. Hanno chiamato la loro missione ‘Ride2Freedom’ e finora hanno affrontato le peggiori intemperie quali caldo, pioggia, freddo, vento, tempeste e montagne. I ragazzi hanno anche ispirato cordialità, gioia e sostegno nelle persone incontrate lungo il percorso.

La mia collega Cat Rooney ha trascorso del tempo con loro in Kansas. Mi ha raccontato che quando i ragazzi erano in gruppo, tra di loro c’era sempre una forte attenzione e considerazione reciproca. Erano tutti incredibilmente gentili, ha raccontato Cat. Mi ha confidato che se questi ragazzi avessero avuto l’intenzione di creare la società del futuro, allora sarebbe stata ansiosa di vederne il risultato.

Mi sono chiesto quale tipo di esperienze avessero formato i ciclisti del Ride2Freedom, i quali stanno dedicando questa estate a portare a termine un’impresa eroica. Ho appreso che sono tutti praticanti del Falun Gong e che il loro intento è quello di prestare soccorso a quei bambini cinesi rimasti orfani in conseguenza della persecuzione del Falun Gong in Cina. Il Falun Gong è una disciplina spirituale che include la pratica di una serie di esercizi meditativi e segue i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. La pratica viene brutalmente repressa dal Partito Comunista Cinese dal 20 luglio 1999. E questa è la situazione in cui alcuni dei ciclisti sono vissuti.

Olivia Zhang ha 15 anni ed è nata in Cina. Ha raccontato di aver iniziato a praticare il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, quando «ero davvero molto piccola».

Olivia Zhang, 10 luglio 2015. (Chris Jasurek/Epoch Times)

«Ho veramente vissuto di persona la persecuzione e so molte cose a questo riguardo, questo è il motivo per cui ho deciso di rappresentare la Cina», ha detto.

La sua famiglia è stata più fortunata di molte altre famiglie cinesi di praticanti, che in Cina hanno dovuto far fronte alle torture, agli abusi sessuale, alla separazione, alla rovina finanziaria, al prelievo forzato degli organi e alla morte. La sua famiglia fortunatamente ne è uscita indenne, tuttavia, lei e sua madre hanno avvertito il dovere di levare la voce in difesa di tutti quei cinesi che stavano affrontando queste sofferenze. E questa è la ragione che l’ha spinta ad affrontare questo viaggio.

Quando ero bambina, «in realtà, la mia famiglia… non è mai stata direttamente perseguitata. Né mia madre né mia sorella sono mai state arrestate o messe in prigione, tuttavia quasi ogni giorno mia mamma e io uscivamo per strada a chiarire la verità alle persone». Questo consisteva nel dare alla gente volantini che raccontano delle violazioni dei diritti umani che stavano accadendo nel loro Paese e nell’uscire di notte ad appendere striscioni che riportassero informazioni censurate dal regime comunista del tipo «la Falun Dafa è buona; la persecuzione è ingiusta e altre frasi del genere», ha detto Olivia.

Il fare queste cose richiedeva coraggio e allo stesso tempo comportava un forte rischio. Certamente provava paura, ma questo non le ha impedito di farle comunque.

«Talvolta anche a scuola, chiarivo la verità ai miei amici e ai miei insegnanti, per cui era anche molto pericoloso. Ritengo che a motivarmi sia stato l’impatto che la persecuzione ha avuto nei miei confronti quando ero piccola, nel corso della mia infanzia. Dopo che sono arrivata negli Stati Uniti, tutto era tranquillo», ha detto Olivia.

Adesso, la sua famiglia vive nell’Indiana. Tuttavia, Olivia non ha dimenticato gli altri bambini, figli dei praticanti del Falun Gong, che tuttora vivono in Cina.

«Anche se la mia famiglia non è mai stata realmente perseguitata, mi sento come se avessi qualche tipo di connessione con quegli orfani, mi sento come loro, avverto la loro innocenza e il fatto che sono così piccoli, ecco perché voglio far parte di questo progetto – per portare realmente soccorso a quegli orfani e sperare semplicemente di poter mettere fine alla persecuzione chiarendo la verità a sempre più persone», ha detto Olivia tutto d’un fiato.

Il gruppo ha ricevuto il sostegno da parte delle autorità e delle persone comuni, le quali si sono impegnate a parlare della loro causa a tutti coloro che incontreranno, ha detto Olivia.

«Il sindaco e il consiglio comunale di O’Fallon, nel Missouri… ha francamente riconosciuto il sentito e sincero impegno dei ragazzi di Ride2Freedom nel sensibilizzare la condizione in cui versano milioni di bambini in Cina, e in considerazione di ciò ha proclamato la data del 30 giugno 2015, come la ‘Giornata del Ride to Freedom’», ha scritto il sindaco Bill Hennessy.

Questo è solo uno dei tanti atti, formali e informali, in riconoscenza dei ciclisti e del loro buon cuore.

Quando, un giorno di questo inverno, ho sentito per la prima volta parlare del loro progetto, sono scoppiato in lacrime, e probabilmente non sono l’unico.

Olivia ha detto: «Così, ogni volta andiamo avanti e parliamo con la gente, le persone rimangono sempre molto impressionate da quello che stiamo facendo e dal motivo che ci spinge a farlo. A volte vogliano farsi delle fotografie con noi per mostrarci il loro sostegno, altre volte ci fanno persino delle donazioni».

Chris Jasurek della Florida è uno degli adulti che fa da accompagnatore del gruppo. Ha scritto su Facebook: «Dobbiamo ancora darci molto da fare per porre finalmente fine alla persecuzione del Falun Gong in Cina. Organizzare Ride2Freedom non è stato facile e non sarà neanche facile gestire le azioni che ci aspettano in futuro. La schiavitù è finita e l’apartheid anche, e allo stesso modo possono terminare anche le ingiustizie trincerate ed endemiche. La persecuzione del Falun Gong finirà. Ride2Freedom è un grande passo per il raggiungimento di questo obiettivo».

Cat Rooney ha contribuito alla redazione di questo articolo.

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

Articolo in inglese ‘Inspiring: Ride2Freedom Teen Works to Help Others Since Childhood

 

 
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