I più antichi capolavori pittorici cinesi al Metropolitan Museum of Art di New York

Non accade spesso che un dipinto cinese su carta di riso sopravviva per oltre mille anni, e che possa perfino essere ammirato in tutto il suo splendore senza parti mancanti. Uno di questi fortunati capolavori è la ‘Splendente notte bianca’, il dipinto del cavallo imperiale con l’omonimo nome, realizzato da Han Gan (742-756) durante la dinastia Tang (618-907). Datata intorno al 750, l’opera è parte della grande mostra intitolata ‘Capolavori della pittura cinese’ del Dipartimento di Arte Asiatica del Metropolitan Museum of Art (MET) di New York, che quest’anno festeggia il suo centesimo anniversario.

La mostra, che comprende 110 opere nate dagli antichi e saggi pennelli della dinastia Tang, ha indubbiamente attirato l’attenzione di collezionisti e intenditori d’arte cinese. Tra loro il signor Tony Dai, mercante e collezionista di oggetti d’arte cinesi e residente a New York, ha parlato con Epoch Times di alcune delle opere più memorabili della mostra e del loro significato storico.

ANTICO DI 1300 ANNI

La mostra offre una rara opportunità. «Ritengo che la ‘Splendente notte bianca’ sia uno dei dipinti più importanti della storia cinese e tra i più preziosi al mondo», ha commentato Dai. Il collezionista ha spiegato che molti dei dipinti non sono stati mostrati al pubblico per un lungo periodo di tempo, e che quindi la mostra ha la capacità di far ottenere alle persone una migliore comprensione della pittura classica cinese dalla dinastia Tang alla dinastia Qing (1644-1911).
‘Splendente notte bianca’, per esempio, è più antico di 1300 anni. Realizzato da Han Gan, artista rinomato per i suoi dipinti di cavalli, l’opera è una vivida rappresentazione su carta di riso del destriero preferito dall’imperatore Xuanzong, che regnò dal 712 al 756.

Secondo Dai, quando ci si riferisce a un vasto numero di opere intese come risalenti alla dinastia Tang, gli esperti le ritengono copie dei dipinti Tang realizzati durante la dinastia Song. Tuttavia, in questo caso gli esperti concordano sul fatto che ‘Splendente notte bianca’ risalga effettivamente al periodo della dinastia Tang e sia stato dipinto da Han Gan in persona.

La moltitudine di timbri rossi sul dipinto sono indicativi del numero di collezionisti che ne sono stati proprietari. Uno di questi timbri appartiene all’imperatore Qianlong (che ha regnato dal 1735 al 1796 durante la dinastia Qing), il che lascia intendere che abbia posseduto il dipinto e lo abbia trattato come un pezzo molto importante della sua collezione. Gli altri timbri, secondo Dai, sono stati aggiunti successivamente dagli esperti d’arte durante le dinastie Ming (1368-1644) o Qing in modo da autenticare l’opera.

Il cavallo è anche il soggetto di altri tre famosi dipinti facenti parte della mostra. Le tre opere, conosciute come ‘Stallieri e cavalli’, sono state dipinte durante la dinastia Yuan (1271-1368) da artisti della stessa famiglia e tra questi vi è il leggendario Chao Meng-Fu (1254-1322).

Una selezione di opere della dinastia Ming comprende il dipinto ‘Elegante raduno nel giardino degli albicocchi’, un raro capolavoro. Questa celebre opera risale al XV secolo e, con una sontuosa cura dei particolari, raffigura la vita dei nobili e dei letterati Ming.

LO STORICO ‘NARCISO’

Una pittura cinese tra le più emulate e riprodotte è il ‘Narciso’, un dipinto gremito di fiori ondeggianti e sovrapposti. Questo antico rotolo è carico di un significato storico molto importante: realizzato da Zhao Mengjian (1199-1264), della famiglia imperiale Song, non molto tempo prima della caduta della dinastia dei Song meridionali (1127-1279), ‘Narciso’ ha finito per essere associato alla fedeltà verso la dinastia caduta.
Dai, profondo intenditore dell’arte cinese, ha spiegato che il ‘Narciso’, dal momento che in mandarino la pronuncia è la stessa della parola immortalità, rappresenta tanto l’alta moralità quanto l’immortalità.

La galleria finale è dedicata alla dinastia Qing. Due grandi rotoli, provenienti dalla corte imperiale Qing, riempiono interamente la parete di oltre 15 metri, fornendo la rara opportunità di essere ammirati fianco a fianco. Questi due capolavori documentano le visite d’ispezione della parte meridionale dell’Impero intraprese da due imperatori, Kangxi (che ha regnato dal 1662 al 1722) e Qianlong (che ha regnato dal 1736 al 1795).

Uno dei due rotoli, datato 1698, è stato dipinto da Wang Hui (1632-1717) e dai suoi assistenti, e raffigura il viaggio dell’imperatore Kangxi da Ji’nan al Monte Tai. Non sono soltanto i meriti artistici a rendere importante quest’opera antica, ma anche il fatto che sia stata commissionata da uno degli imperatori cinesi più venerati.

IL PATRIMONIO DELL’IMPERATORE KANGXI

In qualità di secondo imperatore della dinastia Qing, Kangxi è conosciuto come il più dotto e colto imperatore della Cina. Alcuni testi storici documentano che già all’età di cinque anni era capaci di leggere e che quando salì al trono all’età di otto anni, divenne ancor più dedito agli studi.

I sessant’anni di dominio dell’imperatore Kangxi hanno portato stabilità al Paese, e in quel periodo la letteratura e l’arte cinese sono fiorite incredibilmente. L’attenzione meticolosa dell’imperatore riguardo al mantenimento delle documentazioni storiche, ha portato alla compilazione di quello che a oggi è considerato il più grande dizionario cinese: il Dizionario Kangxi. L’imperatore ha anche intrapreso molti viaggi in tutto l’impero, che sono serviti da un lato a stabilizzare il dominio Manchu in tutto il Paese e dall’altro a mappare gran parte della Cina.

Il rotolo che è in mostra al MET offre uno scorcio del viaggio dell’imperatore da Ji’nan al Monte Tai ed è parte di una serie di 12 rotoli chiamata ‘Illustrazione del viaggio nel Sud’. La maggior parte dell’opera è arrotolata, tuttavia la parte visibile è una ricca documentazione visiva di una società ben ordinata e armoniosa.

Camminando accanto all’opera e osservando le sue scene in sequenza, si vive un’esperienza toccante e quasi cinematografica. Impregnato di un senso di serenità e ordine divino, il dipinto invita l’osservatore a scorgere un mondo espresso in un dettaglio minuto e colorato. Nella pittura, si riscontrano una vivacità e un contrasto di colori molto differenti da quelle che ritroviamo nelle opere dei secoli precedenti.

Nel complesso, la mostra è un irresistibile invito alla cultura tradizionale cinese, perché «per cercare di capire la pittura cinese è necessario comprendere la cultura cinese», afferma Dai. Il collezionista ha aggiunto che «quando gli artisti cinesi imparavano a dipingere, prima ancora di poter in effetti imparare la tecnica, i maestri insegnavano loro come prima cosa a essere una brava persona nella società e a come essere un valido studioso. Per cui, quando si osserva un dipinto cinese non è solo la tecnica a colpire l’osservatore, ma anche la storia, la cultura tradizionale cinese e la moralità che risiedono dietro queste opere».


Articolo in inglese: ‘The Oldest and Most Important Chinese Painting Masterpieces at the MET

 
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