I parlamentari californiani contro il prelievo forzato di organi in Cina

Discorsi toccanti, che hanno invitato la popolazione californiana a unirsi contro la tirannia del regime comunista cinese, sono stati pronunciati il 31 agosto scorso davanti alla sede del governo della California, dove circa 200 attivisti per i diritti umani si sono radunati per mostrare il proprio sostegno alla SJR 10: una risoluzione che condanna il Partito Comunista Cinese per la persecuzione, ancora in corso, dei praticanti della Falun Dafa.

I parlamentari insieme a tre sopravvissuti alla brutale persecuzione subita, hanno chiesto ai californiani di unirsi a loro contro quella che un senatore ha definito «una vergognosa violenza promossa dallo Stato».

Il 29 agosto, la risoluzione è stata approvata all’unanimità dalla Commissione Giustizia, ma il primo settembre, il giorno dopo il raduno, il Senato della California ha inaspettatamente deciso di rinviare la SJR 10 al Comitato Legislativo, impedendo così che fosse votata in Senato.

L’INTERFERENZA DEL CONSOLATO CINESE A SAN FRANCISCO

Il rinvio della votazione della risoluzione sembra essere il risultato diretto dell’interferenza del regime comunista cinese negli affari governativi americani, infatti i membri del Senato hanno ricevuto via email una lettera intimidatoria, inviata dal Consolato cinese di San Francisco.

La lettera (non firmata) inizia dicendo «Vorremmo richiamare urgentemente l’attenzione della legislatura della California sul SJR-10, […] questa risoluzione potrebbe danneggiare profondamente la cooperazione tra lo Stato della California e la Cina». Prosegue poi parlando dell’elevato volume d’affari tra Cina e California, del grande numero di turisti cinesi che visitano lo stato americano ogni anno e di come la Cina sia la principale fonte di studenti stranieri che frequentano i college e le università californiane. Infine conclude chiedendo direttamente ai legislatori di non sostenere la risoluzione, «per non sabotare l’amicizia e lo sviluppo sostenibile tra California e Cina».

L’autore della risoluzione, il senatore Joel Anderson, sapeva che far approvare una condanna ufficiale delle violazioni dei diritti umani in Cina non sarebbe stato facile. Al raduno Anderson si è detto «fiero di essere qui insieme a tutti voi per condannare il governo cinese per la persecuzione dei praticanti del Falun Gong. […] Ci vuole un grande coraggio per resistere alla persecuzione e per affrontare una delle nazioni più grandi al mondo e denunciare il prelievo forzato di organi e il genocidio che lo stato cinese sta infliggendo ai praticanti del Falun Gong. Insieme, abbiamo intrapreso i primi passi verso la difesa della libertà e dei diritti umani».

La Falun Dafa, conosciuta anche come Falun Gong, è una disciplina spirituale tradizionale cinese che consiste nel praticare esercizi dai movimenti lenti e vivere in accordo con i principi di “verità, compassione e tolleranza”. Insegnata la prima volta in pubblico nel 1992, si è diffusa rapidamente in tutta la Cina e nel 1999 c’erano dalle 70 alle 100 milioni di persone che la praticavano. Temendo la sua popolarità (c’erano più praticanti del Falun Gong che membri del Partito Comunista), il leader cinese Jiang Zemin ha bandito la pratica e ha guidato l’intero apparato di sicurezza nazionale, i media e la magistratura a partecipare ad una massiccia campagna di persecuzione che continua ancora oggi.

IL PRELIEVO FORZATO DI ORGANI

La persecuzione, che dura da 18 anni, è stata definita dal senatore Anderson un «genocidio» che deve finire: «Durante la Seconda Guerra mondiale c’erano dei negazionisti che dicevano che l’Olocausto non esisteva: dicevano che non stava succedendo veramente. Ora sappiamo che l’Olocausto è accaduto e che milioni di ebrei hanno perso la vita. Non starò fermo a guardare milioni di praticanti del Falun Gong perdere la propria vita». E ancora: «Se ti sta a cuore la loro sorte e credi che nessuno dovrebbe essere perseguitato o privato di parti del proprio corpo per la sua fede, allora contatta i tuoi rappresentanti parlamentari e dì loro che bisogna fermare il genocidio in atto in Cina» ha esortato il sentore Anderson facendo riferimento al massacro dei praticanti del Falun Gong attuato con l’obiettivo di rifornire la fiorente industria clandestina dei trapianti di organi in Cina.

Nel luglio 2006, l’ex segretario di Stato del Canada ed ex magistrato David Kilgour e l’avvocato internazionale dei diritti umani David Matas hanno pubblicato la loro inchiesta ‘Bloody Harvest‘, dopo aver indagato sulle accuse secondo cui le istituzioni cinesi «prelevano organi da praticanti del Falun Gong ancora vivi». Kilgour e Matas hanno concluso che le accuse erano fondate.

 

L’ex segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico David Kilgour presenta un rapporto sull’assassinio dei praticanti del Falun Gong in Cina per i loro organi, in seconda fila l’avvocato dei diritti umani David Matas, co-autore del rapporto, 31 gennaio 2007 (foto: Epoch Times).

Nel 2016, Kilgour e Matas, insieme al giornalista investigativo Ethan Gutmann (autore del libro inchiesta The Slaughter sul prelievo forzato di organi in Cina) hanno pubblicato un aggiornamento dell’inchiesta, che consiste in «un esame meticoloso dei programmi dei trapianti di centinaia di ospedali in Cina, basandosi sulle conferenze stampa, sulla propaganda ufficiale, sulle riviste mediche, sui siti web degli ospedali e su una vasta quantità di siti internet cancellati ma ancora presenti in archivio».
I tre investigatori hanno analizzato i ricavi degli ospedali, il numero dei letti, i tassi di utilizzo dei letti, il personale chirurgico, i programmi di formazione, i finanziamenti statali e altro e hanno concluso che in Cina si effettuano da 60 mila a 100 mila trapianti all’anno, non 10 mila come affermato dal regime di Pechino. Matas, Kilgour e Gutmann ritengono che la maggior parte degli organi provengano da praticanti del Falun Gong, e in minor percentuale da altri prigionieri di coscienza come tibetani, uiguri e cristiani indipendenti.

Raduno davanti alla sede del governo californiano di Sacramento in sostegno della risoluzione SJR 10, che condanna il Partito Comunista Cinese per la persecuzione dei praticanti della Falun Dafa, 31 agosto 2017 (Mark Cao/Epoch Times).

UN APPELLO ALL’AZIONE

Il raduno è stato organizzato da un lato per celebrare il passaggio all’unanimità della risoluzione al Comitato Giustizia e in parte per incoraggiare e accrescere la consapevolezza dei legislatori sul tema trattato dalla risoluzione SJR-10. Il cuore della risoluzione di Anderson è costituito da tre dichiarazioni.

Il Senato e l’Assemblea Statale della California, congiuntamente, deliberano infatti che l’Assemblea legislativa:

  1. esprime solidarietà per i 18 anni di resistenza non-violenta dei praticanti del Falun Gong, che esemplificano un coraggio e una forza interiore irriducibili.

  2. condanna ogni tipo di persecuzione statale nei confronti dei praticanti del Falun Gong all’interno della Repubblica popolare cinese o altrove.

  3. sollecita il presidente e il Congresso degli Stati Uniti a condannare ogni genere di persecuzione statale nei confronti dei praticanti del Falun Gong all’interno della Repubblica popolare cinese o altrove.

Insieme ad Anderson altri quattro membri del Parlamento della California hanno firmato la SJR 10: i democratici Adrin Nazarian e Cristina Garcia e i Repubblicani Randy Voepel e Tom Lackey rendendo la risoluzione uno sforzo bipartisan. Randy Voepel è intervenuto durante il raduno, e ha parlato dell’importanza della risoluzione e del messaggio che invia al regime cinese: «È un atto necessario per dimostrare che siamo contro l’oppressione, contro un regime che vuole controllare le menti e i corpi del proprio popolo» e ancora: «Il prelievo degli organi è un grosso business, un’economia sommersa. È malvagità allo stato puro e mi opporrò al male con tutte le mie forze».

Il co-autore della risoluzione e membro dell’assemblea statale Randy Voepel parla durante il raduno del 29 agosto 2017 a Sacramento, in sostegno dei 18 anni di resistenza pacifica dei praticanti del Falun Gong di fronte alla persecuzione (Mark Cao/Epoch Times).

Tre praticanti del Falun Gong che oggi vivono in California (David Xu, Jie Li e Yolanda Yao) hanno raccontato le loro strazianti vicende: sono stati arrestati, hanno subito il lavaggio del cervello e torture brutali semplicemente perché non volevano rinunciare alla propria fede. Hanno anche raccontato che mentre erano nei campi di lavoro, solo i prigionieri del Falun Gong venivano sottoposti a regolari analisi del sangue e ad altri esami medici. Un fatto a dir poco strano, poiché era evidente che il regime non si preoccupava affatto della salute dei prigionieri, visto che continuava a maltrattarli e torturarli. L’idea che si sono fatti i superstiti è che questi esami  avevano lo scopo di creare una banca dati di organi vivente. Un ricercatore medico ha paragonato i praticanti detenuti ad aragoste nell’acquario di un ristorante, pronti per essere vivisezionati quando necessario.

David Xu era un ingegnere di software finanziario in Cina, il suo miglior amico è stato torturato a morte mentre era in prigionia nel 2011 e ad aprile del 2016 Xu ha temuto che fosse arrivato anche il suo turno. È stato trascinato via dalla sua casa, e portato in un centro di lavaggio del cervello dove ha sopportato torture estreme, ma ha detto che i momenti più traumatizzanti per lui sono stati i prelievi del sangue poiché era ben consapevole della pratica del regime di asportare gli organi dei praticanti del Falun Gong ed era terrorizzato per la sua vita. Ha iniziato uno sciopero della fame e fortunatamente è stato rilasciato dopo 18 giorni.
Ora che è al sicuro in America, non può smettere di preoccuparsi per gli amici e per la famiglia in Cina. «Anche se sono fuggito, è difficile per me trovare la pace nel mio cuore perché ci sono ancora tanti praticanti del Falun Gong in carcere».

La storia di David Xu ha introdotto quella do Jie Li e Yolanda Yao: entrambe hanno condiviso fatti agghiaccianti di prigionia, torture e prelievi di sangue. e testimonianze di altri praticanti picchiati senza pietà e poi spariti.

Yolanda Yao ora vive a Sunnyvale, nel cuore della Silicon Valley, ma ha dovuto rinunciare al dottorato a causa della persecuzione. È stata arrestata nel 2011 e ha trascorso due anni in prigione: «Le parole non possono descrivere il dolore che ho provato. Ho vissuto in prima persona le brutalità che subiscono i praticanti del Falun Gong in Cina, sono stati i momenti più bui della mia vita».
Yolanda è stata detenuta nel campo di lavoro femminile di Pechino, e ha detto di essere stata sottoposta senza sosta a sessioni di lavaggio del cervello e a spietate torture mentali e fisiche. È stata costretta a rimanere seduta su una sedia per bambini da 10 a 11 ore ogni giorno e come risultato le gambe e i piedi le si sono gonfiati in maniera spaventosa, la schiena e i fianchi si sono riempiti di grandi lividi e di piaghe. È stata anche costretta a lavorare in condizione di schiavitù a temperature estive che superavano i 40 gradi, sopportando situazioni inimmaginabili (una volta è rimasta impregnata di pesticida perché il barile da oltre 30 chili che stava trasportando sulla schiena aveva una perdita).
Ma la cosa più raccapricciante che ha sperimentato questa superstite dei ‘campi di lavoro’ cinesi sono stati i prelievi del sangue a cui lei e gli altri praticanti del Falun Gong venivano sottoposti tre volte all’anno. Anche Yolanda come Xu, era a conoscenza del prelievo forzato di organi ed era certa che il loro sangue venisse prelevato per poi catalogare le analisi dei potenziali candidati.

Sebbene oggi Yolanda sia al sicuro in California, il suo «cuore è ancora in Cina» con i suoi anziani genitori che sono entrambi imprigionati per la loro fede: «Le sofferenze e il tormento che ho sperimentato nel campo di lavoro mi tormentano ancora oggi. Sono terrificata dall’idea che i miei genitori stiano soffrendo lo stesso destino». La sua unica consolazione è la speranza che attraverso la pressione internazionale e le azioni individuali saranno liberati. Ha concluso il suo discorso con un appello: «Chiedo umilmente il vostro aiuto per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa brutale persecuzione e spero che insieme riusciremo a porre fine a questi ultimi 18 anni di persecuzioni, torture, uccisioni e all’abominevole prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong».

Il deputato Tom Lackey ha condiviso la sua speranza che i cittadini della California si uniscano e si oppongano a questi crimini: «Che ci sia un governo che approva una pratica così malvagia è semplicemente inconcepibile. Queste persone innocenti non hanno alcun potere, perciò per noi è imperativo parlarne con forza e chiarezza in modo da influenzare il governo [cinese, ndr] e indurlo a cambiare questa ‘politica’ e difendere il diritto alla vita».
 

Articolo Originale: California Senators Receive Threats From Chinese Consulate Over Human Rights Resolution

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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