Trenta denari per la mela di Newton

Quando si vuole avvalorare una tesi spesso si chiamano in causa generici studi scientifici o non meglio precisati gruppi di esperti. È una pratica trasversale, utilizzata da politici, attivisti e manager, in grado di influenzare l’atteggiamento dei consumatori nello scegliere i prodotti biologici, o nel decidere se la durezza dell’acqua abbia ripercussioni sui bambini.

Ma alcuni progetti di ricerca sono finanziati da società che conseguono grandi benefici da determinati risultati ed esistono comunque diversi modi per ricondurne le conclusioni a una forma più conveniente. Persino le selezioni operate dai ricercatori nelle fasi di interpretazione e presentazione dei dati potrebbero, intenzionalmente o meno, alterare i risultati finali.

Un pubblico veramente informato deve essere consapevole che non sempre è pura scienza quella in bella mostra nei titoli.

CONFLITTI DI INTERESSE

L’essere a conoscenza di un potenziale conflitto di interesse è importante nel determinare se uno studio possa esserne stato influenzato, sostiene Tim Schwab, ricercatore presso la Food and Water Watch, una Ong non a scopo di lucro che difende i diritti dei consumatori. Ma non è sempre così semplice.

Le riviste specializzate si aspettano che gli stessi autori evidenzino potenziali situazioni di conflitto di interesse, ma questo requisito spesso non è vincolante.

L’omertà a riguardo è invece abbastanza comune, come emerge da uno studio condotto da Johan Diels presso la Scuola di Biotecnologia dell’Università Cattolica del Portogallo, che ha confrontato i risultati delle ricerche sovvenzionate da aziende private sugli organismi geneticamente modificati (Ogm), con altre indipendenti.

Su 94 studi esaminati, il finanziamento era taciuto in 49. In 41 gruppi di lavoro almeno uno degli autori aveva legami con l’industria. Inoltre, in 43 casi, dei 44 dove era presumibile aspettarsi un conflitto di interesse economico o professionale, l’esito risultava favorevole al finanziatore.

Il 15 dicembre, membri dell’Istituto Sophia Agrobiotech in Francia hanno pubblicato una ricerca che prendeva in esame 672 articoli sugli Ogm: «Abbiamo scoperto che la presenza di un conflitto di interesse comportava una frequenza più alta del 50 per cento, rispetto agli studi indipendenti, che le conclusioni favorissero compagnie produttrici di Ogm».

L’unico altro saggio in materia, oltre ai due già menzionati, è affetto a sua volta da un conflitto di interesse: l’autore, Miguel Angel Sànchez, lavora per la ChileBio, che a sua volta è finanziata da società attive nel campo dell’ingegneria genetica. Le conclusioni di Sànchez sminuiscono l’impatto che i conflitti di interesse possono avere nelle ricerche riguardanti gli Ogm.

‘NON SONO SOLDI SPORCHI’

Secondo Donald Siegel, professore presso l’Università di Syracuse (Stato di New York), il supporto finanziario delle compagnie non altera necessariamente la qualità dei lavori, anzi può rappresentare un’occasione di progresso per la scienza. Le connessioni tra istituti scolastici e aziende sono inoltre un’opportunità per gli studenti di stabilire relazioni e trovare lavoro al termine del percorso accademico.

Siegel ha condotto molte ricerche grazie al patrocinio governativo della Fondazione Nazionale per la Scienza e dell’organizzazione ecologista Sierra Club. Ma il suo nome è salito alle luci della ribalta nel 2010, con uno studio finanziato dalla Chesapeake Energy Corporation.

I risultati dell’indagine attribuivano a fenomeni naturali, e non alle condotte deteriorate, la responsabilità della contaminazione dei pozzi domestici nel nord-ovest della Pennsylvania. In seguito, l’Environmental Science and Technology ha pubblicato una rettifica nella quale si evidenziava il finanziamento della Cheasepeake.

Siegel ha riconosciuto la svista nel non dichiarare subito la sovvenzione, ma considera l’importo irrilevante, al pari di un mese di stipendio per un professore durante l’estate. La Chesapeake non ha mai esercitato pressioni per indirizzare i risultati. «Non sono soldi sporchi, ma fondi puliti per avviare la ricerca».

La Chesapeake ha fornito a Siegel accesso libero a campioni dai pozzi nelle vicinanze della compagnia. Questa disponibilità è uno dei vantaggi nel lavorare con un’azienda.

«Naturalmente c’è voluto un po’ di tempo per guadagnarsi la fiducia della Cheasepeake»: la società, infatti, temeva che alcuni scienziati mirassero a screditarla. Siegel, ad esempio, si è rifiutato di condividere i campioni con i ricercatori dell’Università Duke (North Carolina), accusandoli di avere un pregiudizio sullo stato di conservazione delle condotte: «Era impossibile che inviassi loro i campioni. Pur sostenendo la visione di chi si oppone all’uso del petrolio e del gas, non ne approvo i metodi».

DENARO E LIBRI

La presenza di una Segreteria Studenti Monsanto nell’Università di Stato dello Iowa e dell’Auditorium Monsanto nell’Università del Missouri sottolinea l’introdursi delle compagnie negli istituti accademici.

Schwab, dell’organizzazione non governativa Food and Water Watch, ha consultato molti dipartimenti per gli studi agricoli nei college statunitensi, scoprendo che, nel 2009, società private hanno investito complessivamente 800 milioni di dollari in finanziamenti, contro i 650 milioni erogati dal Dipartimento per l’Agricoltura.

Deni Elliott, professore di Etica nell’Università della Florida del Sud, pensa che ciò comprometta l’etica scientifica: «È curioso notare come scuole e università inseriscano ovunque moduli di Etica nei curricula, ma non si accorgano a livello dirigenziale di quanto le proprie scelte etiche plasmino esse stesse gli studenti».

ALTRE FORME DI CONFLITTO D’INTERESSI

Non sempre sono colpevoli le società. Esistono diverse forme di conflitto d’interessi, come quella del ‘Cappello Bianco’, che occorre quando lo scienziato è condizionato dal perseguimento di una giusta causa. Oppure si può alterare il quadro generale di una discussione, omettendo di inserire nelle pubblicazioni i risultati nulli, che non presentano novità o sembrano insignificanti.

Anastasia Thanukos, biologa e redattrice presso la piattaforma di formazione online Understanding Science dell’Università di Berkeley della California, descrive come un ricercatore possa alterare in modo sottile la selezione dei parametri in uno studio: «in sostanza, basta trovare delle scuse per escludere alcuni dati in particolare».

É importante anche sapere in che modo l’indagine venga costruita, spiega in una mail Mickey Rubin, vicepresidente di Ricerca Nutrizionale al Consiglio Caseario Nazionale: «Due studi sull’impronta ecologica di un cibo possono presentare risultati molto diversi secondo quale definizione e parametri i ricercatori abbiano adottato per l’impronta ecologica».

Anche la politica può giocare un ruolo e l’influenza può avvenire in entrambi i sensi, dalla politica alla scienza e dalla scienza alla politica. Schwab sostiene che «l’opinione pubblica ha necessità di credere che il governo si affidi a studi il più possibile indipendenti quando prende decisioni».

Per esempio, Robert Galbraith, analista per l’Iniziativa per la Responsabilità Pubblica, un’organizzazione senza scopo di lucro, ha esaminato una lista di ricerche presentate durante un congresso al Distretto di Allegheny, in Pennsylvania, nel quale si dibatteva la concessione di diritti minerari su di un parco. «Sull’elenco erano riportati nomi di studi da gettare in faccia al governo, messi insieme in modo sciatto e scadente. Solo una minoranza era stata sottoposta a una revisione paritaria, e alcuni non erano nemmeno studi ma presentazioni in Power Point preparate dai lobbisti».

Secondo Thanukos molti politici e manager sono in grado di cogliere le differenze tra una ricerca seria e una afflitta da problemi di conflitto d’interesse: «Il problema sorge quando queste persone scelgono i risultati che preferiscono e meglio supportano la loro agenda personale».

Comunque, anche se la Scienza può incorrere in innumerevoli errori, esiste il modo di bilanciarli: «La Scienza possiede meccanismi per autocorreggersi, ma ci vuole tempo. Quando uno studio inquinato da interessi penetra nella letteratura di settore e nella sfera pubblica di discussione, la revisione e lo smascheramento da parte della comunità scientifica richiede un certo periodo». 

Articolo originale ‘Does Funding Influence the Results of Science?

Traduzione di Alessio Penna

 
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