Diritti umani, la Cina contro l’Onu

In una recente audizione all’Onu, il portavoce ufficiale cinese alle Nazioni Unite ha fatto un gran baccano nell’intento di distogliere l’attenzione della comunità internazionale dalle critiche mosse contro la Cina per violazione dei diritti umani, ma i cinesi non hanno trovato molto da criticare. Molti utenti cinesi hanno sostenuto le Nazioni Unite sulla pagina social dell’Onu, sebbene molti altri l’abbiano criticata. Tra questi ultimi alcuni sembrano dei commentatori pagati dal regime.

La controversia è cominciata il 16 febbraio, quando Zeid Ra’ad Al Hussein, alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, ha descritto il modo in cui le autorità cinesi arrestano gli avvocati e intimidiscono i dissidenti e i lavoratori delle organizzazioni non governative, «un modello molto preoccupante». Al Hussein, in un comunicato, ha dichiarato che «La società civile, avvocati, giornalisti e personale delle Ong, hanno il diritto di fare il loro lavoro, ed è dovere degli Stati sostenerli e proteggerli».

Da luglio 2015, oltre 300 avvocati, assistenti legali, collaboratori di studi legali e attivisti sono stati infatti arrestati e interrogati dalle forze di sicurezza cinesi. Un caso eclatante si è verificato a gennaio quando Wang Yu, uno degli avvocati più importanti nel Paese, è stato formalmente accusato di «sovversione del potere statale». Al Hussein ha chiesto il rilascio senza condizioni di diversi avvocati, fra cui Wang Yu. 

In risposta, il delegato delle Nazioni Unite per la Cina ha rilasciato un comunicato stampa definendo le osservazioni di Al Hussein come «irresponsabili» e «di parte», poiché «tutti i casi sollevati riguardano attività illegali e criminali e non hanno nulla a che fare con la restrizione dei diritti e delle libertà». Il delegato ha anche invitato al Hussein a considerare i diritti umani in Cina in «modo globale, obiettivo e razionale».
Ma la critica della Cina alle Nazioni Unite non è finita qui. Il giorno dopo, durante la conferenza stampa ufficiale, Hong Lei, portavoce del Ministero degli Esteri, ha risposto che le critiche di Al Hussein erano «infondate, ingiustificate e poco professionali» aggiungendo che «La Cina è una Nazione governata dalla legge e tutti sono uguali davanti alla legge».

Tuttavia queste osservazioni – riguardanti quella che è stata vista come una grande mobilitazione illegale ed extralegale, degli apparati di sicurezza contro gli avvocati in Cina – sono state fortemente contestate dagli utenti di internet. Su Sina Weibo (l’equivalente cinese di Twitter) un utente ha definito Hong «uno spudorato», mentre un altro ha scritto: «complimenti per la tua faccia spessa come una lamiera d’acciaio».  

A ogni modo è difficile sapere se queste persone costituiscano una minoranza o meno, dal momento che un gran numero di utenti hanno attaccato le Nazioni Unite per «ingerenza» negli affari cinesi (anche se il linguaggio e le loro argomentazioni riflettevano la linea ufficiale del Partito). E non è chiaro quanti di questi appartengano alla cosiddetta ‘Brigata dei 50 Centesimi’, un gruppo di commentatori, pagato dal regime, che viene regolarmente utilizzato per attaccare le notizie critiche verso il governo e creare una parvenza di sostegno al Partito Comunista

«Abbiamo i diritti umani qui?» chiede un utente di Pechino. Anche Aspirina Aspirina – un utente di Ningxia – si chiede: «Una volta che avremo i diritti umani, il Partito sarà ancora al potere?», e il semplice commento ‘sostenere le Nazioni Unite’, pubblicato sulla pagina delle Nazioni Unite di Sina Weibo, ha ricevuto numerosi ‘mi piace’ dagli utenti.

Articolo in inglese: ‘UN Criticism of China Gains Support Online

 
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