Hong Kong, in 40 mila protestano contro il ‘compleanno’ del Pcc

In Cina continentale, nel primo giorno di ottobre si ricorda la conquista del Paese da parte del Partito Comunista Cinese (Pcc) e la formazione della Repubblica Popolare. La festa, ordinata dal regime, dura una settimana.

Ma nella regione amministrativa speciale di Hong Kong, 40 mila cittadini dell’omonima città sono scesi per le strade per protestare contro il Pcc, definendo la ‘festa’ un «giorno di lutto».

Hong Kong gode di maggiore libertà (e parziale indipendenza) rispetto al resto della Cina, per via dei diritti costituzionali di cui beneficia grazie al suo passato di colonia britannica. Tuttavia la regione speciale soffre molto spesso l’ingerenza delle autorità cinesi nelle questioni locali.
La parata di protesta, quindi, avviene ogni anno.

Questa volta, i manifestanti hanno retto dei cartelli contro l’«autoritarismo» e hanno chiesto le dimissioni dell’assessore alla Giustizia Rimsky Yuen, il quale aveva fatto annullare delle sentenze relative agli attivisti che nel 2014 hanno partecipato al ‘Movimento degli Ombrelli’ e che chiedevano elezioni libere. Gli attivisti più importanti del movimento, come Joshua Wong, Alex Chow e Nathan Law, sono stati condannati al carcere.

In una manifestazione tenuta prima della marcia, gli attivisti locali hanno protestato contro i passi indietro nella libertà, nei diritti umani e nello Stato di diritto da quando il regime cinese ha preso il controllo di Hong Kong 20 anni fa: «La gente di Hong Kong non si arrenderà al dominio autoritario. Non smetteremo di resistere», ha assicurato Benny Tai, docente di Legge e iniziatore di un movimento di disobbedienza civile che anni fa intendeva occupare il quartiere centrale commerciale di Hong Kong e chiedere il suffragio universale. Questo movimento è poi sfociato nel Movimento degli Ombrelli.

Un partecipante della parata, ha ribadito che i residenti locali non sono affatto contenti del dominio cinese: «Non accettiamo né riconosciamo questo regime. Non l’abbiamo votato. Un gruppo di persone che ha ottenuto il potere con la violenza governa ora 1 miliardo e 300 milioni di persone, Hong Kong inclusa».

Nello stesso giorno, i praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong hanno organizzato una parata e una manifestazione a parte, sempre ad Hong Kong. In Cina vi sono decine di milioni di praticanti di questo movimento spirituale, nonostante esso sia gravemente perseguitato dal 1999. Centinaia di migliaia di praticanti affollano le prigioni cinesi, dove subiscono torture e abusi di ogni genere. Inoltre, dal 2006, varie indagini indipendenti hanno rivelato che i prigionieri di coscienza in Cina sono vittima del prelievo forzato dei loro organi allo scopo di rifornire il lucroso settore dei trapianti; e i praticanti del Falun Gong sarebbero le vittime più frequenti di questo crimine.

Circa 900 praticanti del Falun Gong nel parco di Cheung Sha Wan a Hong Kong il 1 ottobre 2017 (Li Yi/The Epoch Times)

Il 1 ottobre, i praticanti del Falun Gong di Hong Kong hanno chiesto che sia fatta giustizia sull’ex leader cinese Jiang Zemin, che ha dato inizio alla persecuzione. Theresa Chu, portavoce del Falun Gong Human Rights Lawyers Group [Gruppo degli Avvocati per i diritti umani del Falun Gong ndt] afferma che più di 2 milioni e 500 mila persone da 31 Paesi hanno posto la loro firma su una petizione che condanna Jiang e i suoi crimini.

I praticanti del Falun Gong in parata marciano verso il quartiere di Tsim Sha Tsui di Hong Kong il 1 ottobre 2017  (Li Yi/The Epoch Times)

Negli scorsi anni, molti cittadini cinesi hanno dato le dimissioni dal Partito Comunista Cinese o delle sue organizzazioni affiliate, cosa che mostra una certa mancanza di consenso popolare al dominio del Partito; a partire dal 2004, sono infatti più di 285 milioni di cinesi hanno rinunciato al Partito mediante il sito cinese di Epoch Times.

Articolo in inglese: 40,000 Hong Kong’ers March in Protest of Chinese Communist Rule

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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