Guida per una prudente esposizione al sole

Il tumore della pelle è in aumento. Secondo l’Istituto nazionale dei tumori americano, dagli anni ’70 i casi di melanoma in America sono triplicati. Si stima che nel 2015 saranno circa 74 mila le persone alle quali verrà diagnosticato il melanoma e che di queste quasi 10 mila moriranno a causa del tumore.

Gli esperti ritengono che il principale responsabile di questo problema sia la moda dell’abbronzatura. Nonostante i numerosi avvertimenti da parte di esperti del settore e dermatologi, l’abbronzatura è oggi più popolare che mai.

Per decenni milioni di persone hanno ricercato un look alla ‘baciati dal sole’; allora perché i casi di cancro alla pelle sono in aumento? Qualcuno dà la colpa all’assottigliamento dello strato dell’ozono ma ci sono in ballo anche altri fattori ancora più dannosi.

Oggi molti fanno uso di lettini abbronzanti per far risplendere l’abbronzatura tutto l’anno. Popolare soprattutto tra i giovani, l’industria dell’abbronzatura al chiuso incassa circa 5 miliardi l’anno.

LA STORIA DELL’ABBRONZATURA ALLA MODA

L’abbronzatura intesa come accessorio di moda ha uno sviluppo abbastanza recente. Per un lungo periodo nella storia umana, avere la pelle chiara ha significato il raggiungimento di un ideale culturale. In Paesi come Messico, Brasile, Giappone e India ancora è così. In queste culture, la pelle chiara significa benessere e prestigio, quindi una vita di comodità, mentre una pelle scura è indice di duro lavoro nei campi sotto il sole cocente.

La leggenda narra che sia stata Coco Chanel a iniziare involontariamente nel 1923 la moda dell’abbronzatura dopo una crociera nel sud della Francia, ma in realtà il vero responsabile è stato un ampio cambiamento culturale.

Dopo la rivoluzione industriale la maggior parte della forza lavoro si è spostata all’interno di industrie e palazzi pieni di uffici, rendendo così la nuova classe lavoratrice pallida. Nel frattempo il benessere e le comodità vennero associate alle vacanze soleggiate e tropicali durante i mesi freddi. L’abbronzatura è il segno che distingue dai lavoratori bianco latte e anchilosati bloccati al chiuso.

DANNI ALLA PELLE

Il Sole è essenziale per la vita sulla Terra e può quindi sembrare strano pensare che possa essere cancerogeno, ma il nostro Sole ha anche un lato negativo. Questo infatti non è solo fonte di calore e luce ma produce anche le radiazioni ultraviolette (Uv). Un tipo di questi raggi Uv, gli Uva, sono responsabili del 90 per cento dei casi di cancro alla pelle.

Sono invece gli Uvb quelli tanto anelati dagli amanti della tintarella, infatti sono proprio questi raggi che fanno imbrunire la pelle. Il problema è che i raggi Uv arrivano in un solo ‘pacchetto’ e quindi più ci si espone ai raggi UVb per abbronzarsi più si è esposti ai raggi Uva.

I lettini abbronzanti funzionano allo stesso modo, escludendo anche lo strato di ozono. Secondo la Skin Cancer Foundation, una sola sessione di lettino abbronzante aumenta le possibilità di contrarre il melanoma del 20 per cento, mentre in chi ne fa un uso regolare il rischio aumenta del 75 per cento.

Gli esperti informano dei danni importanti associati all’esposizione ai raggi Uv sia del Sole che degli apparecchi abbronzanti. Nella sua scalata verso la fama sono sorti numerosi miti riguardo a salute e abbronzatura. Alcuni affermano che iniziare l’estate con una abbronzatura di base sia positivo in quanto protegge la pelle dalle scottature, altri credono che finché si indossi la crema solare tutto vada bene.

Secondo la dottoressa Alicia Plotner, dermatologa presso il Centro comprensivo sul cancro dell’Università statale dell’Ohio, qualsiasi abbronzatura è il segno di un danno alla pelle. Plotner afferma che oltre a donare colore alla pelle, i raggi Uvb fanno invecchiare la pelle prematuramente provocando rughe, pelle cadente, macchie e uno spiacevole effetto coriaceo.

«Nessuna abbronzatura è salutare» ha affermato.

CERCARE PROTEZIONE DAL SOLE

Nonostante sia incredibilmente comune, il tumore della pelle si può prevenire. Le creme solari sono spesso usate per proteggersi dalle radiazioni Uv, ma Plotner ha aggiunto che per una buona strategia di protezione dal Sole la crema solare non basta.

«In quanto dermatologi stiamo cercando di cambiare il modo in cui le persone pensano alla propria carnagione e di incoraggiare la buona abitudine della protezione dal Sole. Le creme solari sono solo una parte di ciò. Bisogna anche indossare dei vestiti che proteggano dal Sole, indossare cappelli a falda larga e cercare sempre l’ombra. Provare ad evitare l’ esposizione intensa al Sole durante le ore di picco che vanno dalle 10 del mattino alle 14».

Per coloro che si espongono al Sole, la necessità di una crema solare è ovvia ma Plotner afferma che chiunque dovrebbe usare la protezione solare anche nelle giornate nuvolose.

«Chiunque sta per uscire, a prescindere dal colore della pelle, in qualsiasi momento della giornata ha bisogno di indossare la protezione solare», ha ribadito la dottoressa. «Molte persone non si rendono conto che in una giornata nuvolosa circa l’80 per cento dei raggi Uv del Sole può ancora essere trasmesso sulla pelle attraverso le nuvole».

Anche se ci si trova spesso al chiuso potrebbe essere necessaria la protezione dal Sole. Poiché il vetro filtra i raggi Uvb non ci si può abbronzare più di tanto davanti a una finestra ma i raggi Uva possono comunque passare attraverso il vetro.

ATTENZIONE ALLE ETICHETTE

Le creme solari sono etichettate con un fattore di protezione o Spf. Il numero Spf misura la capacità del prodotto di ridurre la trasmissione di raggi Uvb sulla pelle. Più alto è il numero Spf della protezione usata, più si può stare all’aperto senza diventare rossi.

L’Accademia Americana di Dermatologia raccomanda prodotti con un fattore di protezione 30 o più alto. Bisogna tenere a mente che molte creme solari non proteggono contro i raggi Uva. La Plotner consiglia ai pazienti di cercare prodotti etichettati ‘ad ampio spettro’ per proteggersi anche dagli Uva. Se si sa a priori che si suderà o che ci si immergerà in acqua si possono usare prodotti resistenti all’acqua. Finché ci si trova all’esterno si dovrebbe riapplicare la crema solare ogni due ore.

C’è da considerare che anche le migliori creme solari hanno dei limiti. Questi prodotti possono proteggere da melanomi mortali e carcinomi spinocellulari (carcinomi che colpiscono le cellule squamose della pelle) ma risultano inefficaci nella protezione contro i carcinomi basocellulari (carcinomi che colpiscono le cellule basali della pelle). Per proteggersi al meglio è necessario ridurre al minimo l’esposizione solare.

CURA DELLE SCOTTATURE

Se ci si brucia la dottoressa Plotner consiglia bagni freddi, creme idratanti e una buona idratazione per ridurre i sintomi. Se la scottatura comporta delle vesciche è necessario consultare un dermatologo. «Le vesciche indicano un’ustione solare di secondo grado, questa è una forma più acuta dei danni da raggi UVB – ha aggiunto – Le vesciche causate dalle ustioni solari possono infettarsi e portare a scolorimento della pelle o a delle cicatrici. È quindi importante farsi controllare».

LA VITAMINA D

Una delle controversie che circondano una prudente protezione dal Sole, è che la minore esposizione ad esso comporti un minore apporto di vitamina D. Alcuni scienziati attribuiscono le crescenti deficienze di vitamina D al gran numero di ore trascorse al chiuso e, l’uso di creme solari inibisce ancora di più la capacità del corpo di generare vitamina D attraverso la pelle.

Ma dermatologi ed esperti del cancro affermano che il rischio dell’esposizione ai raggi Uv è così alto, che sarebbe meglio per tutti assumere vitamina D attraverso la dieta.

«Si può assumere vitamina D dal pesce, dal latte e da prodotti arricchiti di vitamine – dice la Plotner – Queste sono fonti più sicure del Sole».

Articolo in inglese: ‘A Prudent Guide to Sun Protection

 

 

 
Articoli correlati