Gli imperatori cinesi che conquistavano cuori e menti

I leader, siano essi presidenti, amministratori delegati, manager o genitori, tutti devono faticare per ottenere e mantenere la propria influenza. I terroristi utilizzano la paura e la disperazione; i politici lo fanno tramite continue prese di posizione. Genitori indulgenti calmano i figli viziati con giocattoli e dolci.

Queste misure sono messe in atto per il desiderio di un guadagno immediato; non possono essere soluzioni a lungo termine e gli effetti collaterali sono spesso maggiori dei vantaggi iniziali.

Cosa rende allora un leader efficace e gli consente di mantenere un’influenza duratura, basata sulla legittimità?

I PRINCIPI, NON LA FORZA

Nella sua opera “La Repubblica”, Platone nell’antica Grecia immagina uno Stato utopico governato da un “re filosofo.” Secondo il pensatore ateniese, il re dovrebbe cercare di coltivare ideali universali, insensibile a quelli che chiamava “fenomeni”: le tentazioni delle miriadi di eventi incerti che invitano una reazione e perciò una deviazione dal cammino più alto.

I monarchi dell’antica Cina più importanti e rispettati hanno governato seguendo i principi confuciani, non tenendo in considerazione razza, classe o confini, ma promuovendo il merito, la rettitudine e la moderazione.

All’epoca di Confucio, circa duemilacinquecento anni fa, appena pochi decenni prima che Platone e gli altri progenitori del pensiero occidentale vagassero nelle città-Stato greche, la Cina stava vivendo un periodo di discordia e guerra civile, il cosiddetto Periodo delle primavere e degli autunni. Confucio desiderava un ritorno all’armonia della prima dinastia Zhou (1046 – 771 a.C.), quando il re governava con rettitudine su una serie di vassalli indipendenti, che in cambio rispettavano il trono.

Confucio insegnava che, sebbene la gerarchia sociale e politica fosse un aspetto naturale e vantaggioso della civiltà, tutti, dal contadino al principe, erano obbligati alla stessa pietà filiale e virtù cardinali di benevolenza, giustizia, buona condotta, saggezza e fede.

La tradizione confuciana enfatizza la superiorità dei principi/valori rispetto alla coercizione, come spiegato in una celebre frase del The Rules of Students [Le regole dello studente, ndt], un manuale del sedicesimo secolo noto per la sua sintesi poetica degli insegnamenti confuciani:
«Le persone possono essere sottomesse con la forza, ma i loro cuori rimarranno ribelli; solo quando verranno conquistate con i principi non saranno più in disaccordo».

EVITARE LE SCORCIATOIE

Abraham Lincoln parlava del potere come di una prova per il carattere di un uomo. A una persona può essere assegnato un incarico, ma solo se lo userà manifestando forza interiore e contegno le sue azioni saranno efficaci e i suoi lasciti rispettati.

Nel 1662 l’imperatore Kangxi, all’età di otto anni, iniziò a regnare sulla Cina, cosa che fece per sessantuno anni. Vent’anni prima il suo popolo, i Manciù, aveva sfondato la Grande Muraglia e conquistato la Cina, dando vita alla dinastia Qing (1644-1912).

Kangxi sapeva che la popolazione di etnia Han, che rappresentava la stragrande maggioranza dei Cinesi, non era entusiasta all’idea di vivere sotto i conquistatori Manciù. Invece di rinunciare al trono o costringere i nativi ad abbandonare il loro stile di vita, Kangxi studiò gli insegnamenti dei saggi confuciani. Portò avanti una politica illuminata basata su principi accettabili da tutti i popoli dell’impero.

Sebbene il matrimonio all’interno della famiglia imperiale Qing fosse concesso solo tra Manciù, Kangxi e la sua corte rispettarono le tradizioni burocratiche cinesi, come il sistema di esami imperiali, secondo cui tutti coloro dotati di competenze educative potevano diventare funzionari statali.

Durante e dopo il regno di Kangxi, i Manciù impararono gradualmente a convivere con i nativi Han. Gli scambi tra i due popoli, uniti dalle antiche tradizioni dell’educazione e dell’amministrazione incarnate da Kangxi e dai suoi discendenti, hanno contribuito all’arricchimento complessivo della civiltà cinese.

I Manciù non sono stati gli unici stranieri a governare la Cina. Quattrocento anni prima di Kangxi l’impero mongolo, il più grande della storia come estensione, aveva conquistato la Cina, ma aveva optato per un approccio decisamente più severo.

Sotto la dinastia mongola Yuan (1271-1368) il popolo Han era la più bassa delle cinque razze e veniva trattato brutalmente. Imponendo un sistema di caste, in cui la maggior parte del popolo era all’ultimo gradino della scala sociale, i Mongoli furono costretti a sprecare preziose risorse umane e materiali per tenere a bada i Cinesi. Le ribellioni erano numerose e gli invasori furono costretti ad abbandonare il Regno di Mezzo meno di un secolo dopo averlo conquistato.

Il potere basato solamente sulla conquista e la coercizione è sterile; sebbene un esercito potente o un politico astuto possa imporre agli altri il proprio volere, questa ostentazione di forza esteriore non può compensare la mancanza di legittimità interiore.

EREDITÀ

Duecento anni prima di Cristo, il potente re Ying Zheng unificò la Cina sotto un’unica dinastia, quella dei Qin, dopo anni di divisioni. Passò alla storia con il nome di Qin Shihuang, il primo imperatore della moderna storia cinese.

L’ideologia dei Qin, il legismo, richiedeva totale ubbidienza mentale e corporale allo Stato e al suo leader. Furono bruciati i libri e gli insegnamenti delle altre scuole di pensiero, mentre i loro autori furono sepolti vivi.

Ma nonostante la forza e il terrore, la dinastia di Qin Shihuang non poteva sopravvivere senza il suo despota fondatore. Dopo la morte del primo imperatore e la fine del suo regno di terrore, il Paese entrò presto in un periodo di guerra civile. La successiva dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) reintrodusse il Confucianesimo, dando inizio a un’era d’oro per la civiltà cinese.

Confucio credeva nell’ordine creato attraverso l’educazione e la moralità, non attraverso la forza delle armi. Secondo lui, questa armonia era stata incarnata dai primi re della dinastia Zhou che, dopo la sconfitta del precedente regno Shang, si erano preoccupati di fondare la loro legittimità sulla teoria del mandato del Cielo. Perciò, il sovrano, noto come il Figlio del cielo, era obbligato a tenersi al di sopra degli altri. La sua autorità non era messa in discussione, ma non poteva esercitare il potere assoluto a proprio piacimento.

La dinastia Zhou ha regnato per ottocento anni, la più lunga nella storia della Cina. I primi re, regnando dalla capitale occidentale di Hao, governavano i vassalli e il popolo attraverso la cooperazione e il rispetto reciproco. Platone ne sarebbe stato fiero. Successivamente, anche dopo che la città di Hao venne saccheggiata dagli invasori e i re Zhou persero la maggior parte del loro effettivo potere, la dinastia mantenne un prestigio tale che i signori regionali continuarono a riconoscere il loro titolo per altri cinquecento anni.

 

Articolo in inglese ‘The Chinese Emperors Who Succeeded in Winning the Hearts and Minds of Generations

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