Gli atleti nordcoreani che non vincono rischiano la miniera

Gli atleti della Corea del Nord non sono riusciti a vincere una sola medaglia ai Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, nella Corea del Sud, e al loro ritorno in patria rischiano, per questo, di essere puniti e perfino imprigionati, come è già successo in passato, in questo Stato totalitario.

Le dittature fasciste e comuniste, hanno sempre considerato le competizioni sportive internazionali alla stregua di avvenimenti politici, vedendo nei successi degli atleti altrettanti successi politici. Nello stesso tempo, i risultati sportivi mediocri vengono vissuti dal regime come una vergogna o addirittura un tradimento.

Nel 1966, quando la squadra di calcio nordcoreana è entrata nei quarti di finale della Coppa del mondo, dopo la vittoria inaspettata contro l’Italia per 1 a 0, al loro ritorno i giocatori sono stati accolti come eroi. Tuttavia non sono riusciti, poi, a vincere la competizione e la Npr, una radio americana, ha riferito che, dopo diverse inchieste, numerosi giocatori sono stati trasferiti o incarcerati.


19 luglio 1966, stadio di Middlesbrough. La squadra nordcoreana prima dell’incontro con l’Italia, vinto 1-0. (Central Press/Getty Images)

Infatti Chol-hwan Kang, attivista e dissidente nordcoreano, che da bambino ha trascorso dieci anni nei campi di prigionia (prima di fuggire in Corea del Sud) ha raccontato nelle sue memorie, The Aquariums of Pyongyang, di aver incontrato in uno dei campi di concentramento Pak Seung Zin, uno di quei calciatori puniti dal regime. I campi di prigionia nordcoreani sono tristemente noti il lavoro forzato, le torture, le esecuzioni e la fame patita.

Anche nel 2010 la squadra, qualificatasi di nuovo per la Coppa del Mondo, ha subìto un trattamento simile. Radio Free Asia (Rfa) infatti, citando «fonti bene informate», ha riportato che i calciatori sono stati criticati per aver perso le tre partite giocate, e che anche l’allenatore potrebbe essere stato condannato ai lavori forzati.


Africa del Sud, 25 agosto 2010, la squadra nordcoreana dopo la sconfitta con la Costa d’Avorio. (Michael Steele/Getty Images)

Un uomo d’affari cinese, citando alti funzionari nordcoreani, ha dichiarato a Rfa che i giocatori che hanno partecipato alla Coppa del mondo «sono stati oggetto di severe critiche ideologiche, a eccezione di quelli con doppia nazionalità, coreana-giapponese, Jung Tae Se e An Yong Hak». L’uomo non ha saputo precisare che tipo di minacce o punizioni abbiano subito i calciatori.

Un’altra fonte della città nordcoreana di Shinuiju, ha informato che l’allenatore Kim Jung Hun era in pericolo, dopo essere stato accusato pubblicamente di «aver tradito il giovane generale Kim Jong-un», il futuro erede e attuale capo del regime dittatoriale della Corea del Nord. Ha precisato inoltre che «si diceva che l’allenatore fosse stato espulso dal Partito dei lavoratori, o forse mandato ai lavori forzati in un cantiere edile a Pyongyang, ma è difficile verificare le voci».

Forse anche nel 2016, ai Giochi olimpici estivi di Rio de Janeiro, gli atleti nordcoreani si sono dimostrati al di sotto delle aspettative del ‘Grande Leader’, considerando che hanno ottenuto solo due medaglie d’oro, tre d’argento e due di bronzo.

Toshimitsu Shigemura, docente all’Università Waseda di Tokyo e noto esperto della leadership nordcoreana, ha dichiarato a The Telegraph: «Quelli che hanno vinto saranno ricompensati con migliori abitazioni, pasti migliori, auto e forse altri regali del regime, ma Kim sarà arrabbiato e deluso da questi risultati».


Rio de Janeiro, 14 agosto 2016. Kuk Hyang Kim (s) nordcoreana, sembra turbata per aver vinto solo l’argento. (Laurence Griffiths/Getty Images)

Conclude Shigemura: «Quelli che ritiene lo abbiano deluso, rischiano di essere puniti. Potrebbero essere trasferiti in alloggi scadenti, avere pasti ridotti e, nel peggiore dei casi, essere mandati nelle miniere di carbone».

 

Articolo in inglese: North Korean Athletes Face Grim Prospect of Punishment, Imprisonment For Failing to Win

Traduzione di Francesca Saba

 
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