Giulio Regeni se l’aspettava. Il racconto dei testimoni

Mentre la famiglia di Giulio Regeni, il giovane ricercatore universitario italiano ucciso in Egitto, celebra un funerale discreto, nuovi dettagli emergono sul caso: un testimone racconta di aver visto poliziotti in borghese prendere in consegna il ragazzo.

Secondo quanto raccontava lui stesso agli amici locali nei giorni precedenti, Giulio era spaventato e qualcosa del genere se lo aspettava: era attivo negli ambienti sindacali e dei simpatizzanti oppositori al governo. Conosceva tutti in quel sottobosco di attivisti, critici  e oppositori del regime egiziano, e aveva partecipato a una riunione riservata dei sindacati. In quell’occasione, un uomo, che nessuno conosceva, lo aveva fotografato per poi dileguarsi.

Da allora – raccontano i conoscenti locali di Regeni – il giovane aveva timore che gli accadesse qualcosa. Nonostante questo, per qualche ragione Regeni esce di casa lo stesso il 25 gennaio, nonostante sia la data più pericolosa in assoluto: quella dell’anniversario della rivoluzione anti-Mubarak del 2011. Una semplice incoscienza giovanile, forse, che gli è costata cara.

Ora un «supertestimone», racconta il Corriere, ha detto alle autorità italiane di aver visto Regeni portato via da poliziotti in borghese. Non è chiaro come il testimone abbia fatto a determinare che si tratti di poliziotti.
Tante sono ancora le teorie, ma a questo punto la più verosimile potrebbe essere che la polizia lo abbia trattato come un qualsiasi altro militante anti-governativo, uno, però, in grado di creare seri problemi per via del suo entusiasmo nella causa. Forse sapevano, forse no, che lavorava per vari media sotto pseudonimo.

Non è nemmeno il caso si saltare a conclusioni affrettate, comunque. Specialmente per un nazione alleata dell’Italia, decidere di torturarne e ucciderne un cittadino non è esattamente un’azione da compiere alla leggera. Se sono state davvero le autorità egiziane, bisogna pensare che avessero una ragione molto particolare; o che, al contrario, non avessero considerato le conseguenze. Il fatto che il corpo non sia stato distrutto o fatto sparire, sembrerebbe deporre a favore di quest’ultima teoria. Altrimenti bisognerebbe pensare che il cadavere mutilato sia stato fatto rinvenire apposta, per altre ragioni.

In ogni caso, secondo il commentatore americano Edward Luttwak citato dal Fatto, l’Italia dev’essere prudente. Anzi, deve quasi tacere, sostiene. Perché l’Egitto – ricorda – svolge un ruolo internazionale importante nel tenere a bada i Fratelli Musulmani, che secondo il commentatore sarebbero anche peggio dell’Isis.

 
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